Ecoracer OD 30 (9 m), in acqua il primo monotipo al mondo con scafo riciclabile
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Vi avevamo raccontato recentemente di come il 2023 del marchio italiano Northern light Composites fosse vivace e, dopo la collaborazione con Thomas Tison per l’Ecofoiler, è arrivato il momento di svelare l’Ecoracer One Design 30.
Il primo monotipo al mondo costruito con materiali riciclabili e con la tecnologia rComposites, sviluppata da Northern Light Composites, ha visto l’acqua a Genova. Il varo di Ecoracer OD 30 si è svolto presso l’Ocean Live Park di The Ocean Race Grand Finale, in occasione dell’inaugurazione del villaggio dove saranno ospitate le barche del giro del mondo in equipaggio e dove il nuovo Ecoracer resterà per tutta la manifestazione per il pubblico che sarà curioso di scoprire la barca.
Il varo è solo il primo passo di questo progetto: la costruzione dello scafo numero 2 è già pronta a partire.
L’Ecoracer OD 30 di Nlcomp
L’Ecoracer OD 30 di Nlcomp è lungo 9,15 metri, esclusa la delfiniera, e largo 3,03, Matteo Polli ha disegnato una carena che possa planare facilmente senza precludere la semplicità di conduzione della barca, con un occhio anche al regolamento ORC di cui Polli è un mago. La tecnologia costruttiva rComposite®, che garantisce il riciclo a fine vita dell’imbarcazione, è questa volta nella sua versione dedicata alle performance: una matrice termoplastica abbinata alla leggerezza delle fibre di carbonio per lo scafo, mentre il pozzetto è stato realizzato utilizzando la fibra di lino.
Ecoracer OD 30, una ricerca che parte da lontano
La barca è frutto di una ricerca che Northern Light Composites porta avanti dal 2020 ed è iniziata con il pluripremiato Ecoracer 25, Campione Italiano Minialtura 2022 e premiato nei più importanti saloni europei come il METS, il BOOT di Dusseldorf e il Salone Nautico di Genova.
Ecoracer30 è uno dei progetti vincitori della Call For Innovation di Genova Blue District, un bando che ha selezionato una serie di progetti innovativi legati alla blue economy che verranno presentati negli spazi dell’Innovation Village durante The Ocean Race Gran Finale a Genova. I partner del progetto Ecoracer sono Sangiorgio Marine e Magnani Yachts, che si sono occupati della realizzazione dei componenti e dell’assemblaggio dell’imbarcazione fra Genova e Fano.
Fabio Bignolini, CEO Nlcomp: “Davvero una grande emozione varare la nostra prima imbarcazione di serie – la prima al mondo con queste caratteristiche di riciclabilità – qui a Genova nell’ambito di una manifestazione importante come The Ocean Race. Voglio ringraziare tutto il team che ha lavorato a questo progetto, a partire da Magnani Yachts e Sangiorgio Marine che si sono occupati delle attività di cantiere, per passare dal team progettuale con Matteo Polli, Paolo Dassi e Roberto Baraccani fino ad arrivare ai ragazzi che hanno lavorato giorno e notte negli ultimi giorni qui a Genova.”
Ecoardo Bianchi, CEO Sangiorgio Marine: “Siamo felici di aver supportato Northern Light Composites nella realizzazione di Ecoracer30: una barca assolutamente innovativa per i materiali che utilizza, in particolare il lino, ma anche per il design. Ecoracer30 sintetizza l’idea di tecnologia, performance e sostenibilità che guida il nostro cantiere.”
I numeri di Ecoracer OD 30
Lunghezza 9,15 metri
Larghezza 3,03 metri
Pescaggio 2,30 metri
Dislocamento 1800 kg
Superficie velica di bolina 60,5
Superficie velica di poppa 140,5
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8 commenti su “Ecoracer OD 30 (9 m), in acqua il primo monotipo al mondo con scafo riciclabile”
La dichiarazione ambientale di prodotto sarà sempre più un requisito per i cantieri e un valore aggiunto per gli armatori (rivendibilità della barca). All’inizio ero un fan della resina Arkema e del r-comp di NL Comp, poi studiando, mi sono dovuto ricredere. Il metodo proprietario di recupero ha un bilancio energetico negativo e soprattutto, è incompatibile con i gassificatori mobili di Composite Reciclyng scelti dalla APER francese che lavorano con compositi termoindurenti e il processo di pirolisi è autosufficiente. Per i cantieri quindi, per scafi ad alte prestazioni, è più conveniente un laminato pre preg Gurit di Amplitex carbon Hybrid e pelli esterne in r-carbon con materiali d’anima in base all’utilizzo e target price della barca (honeycomb oppure balsa o schiume PET).
Infatti il materiale rComp non è pensato per i gassificatori ma per riciclare ogni parte del composito, resina compresa (che a quanto mi risulta, non viene recuperata nel metodo citato).
Credo che i compositi a matrice termoindurente siano da tenere separati da quello a base termoplastica per le diverse metodologie di riciclo e le materie prime secondarie ottenibili.
Entrambi i metodi sono validi, ma diversi.
Corretto. Mi spiego meglio. La resina Elium viene sciolta con trattamento termico, la parte di lino, considerata neutra al carbonio, finisce comunque in inceneritore. Nel caso di OD 30, è uno scafo full carbon. La pirolisi usata per i compositi epossidici, invece, è autosufficiente: circa il 70% del syngas prodotto viene consumato nel processo ed il resto immagazzinato per riavviare il forno e le alte temperature inibiscono la formazione di diossine. La particolarità dei forni di Composite Reciclyng è il recupero di fibre lunghe, le barche vengono tagliate in lastre di 2 metri. In Francia se ne occupa lo stato tramite APER ma riguarda anche noi per il programma Refiber. Chiaro quindi che per un cantiere è più conveniente mantenere il processo di laminazione con resine epossidiche ed i pre impregnati sono più veloci ed economici da lavorare rispetto all’infusione sottovuoto. B Comp fornisce Amplitex come pre preg Gurit sprint e un laminato carbon Hybrid ha caratteristiche meccaniche migliori di uno scafo full carbon ed è considerato al 50% neutro al carbonio, in linea con gli obbiettivi di IMO Tier 3 ed EU stage V. C’è già il Baltic cafè Racer 68 navigante.
…inoltre, Elium è comunque un prodotto petrolchimico, mentre ci sono sul mercato le bioresine epossidiche… Ma non è quello il punto quanto l’economicità per i cantieri che non devono cambiare metodi di costruzione o scendere a compromessi strutturali e il vantaggio del recupero energetico dei gassificatori.
Dovrà ricredersi perché ho visto di persona il lino riciclato…
Credo che la cosa migliore sia quella di sentire direttamente i ragazzi della NLComp piuttosto che disquisire qui di cose che non si conoscono a fondo, sono amichevoli e disponibili a spiegare meglio tutto.
Mi permetto di correggerla su una inesattezza che può apparire piccola ma è fondamentale: nel rcomposite sia la resina che le fibre possono essere recuperate, senza andare in inceneritore o perdere proprietà.
No, il lino no. È a perdere. Si recuperano le pelli esterne di carbonio riciclato, il materiale d’anima e la resina. In ogni caso, è un procedimento che consuma energia, a differenza dei gassificatori che la recuperano.
Certo non per parti strutturali. Come pure il carbonio riciclato usato per incapsularlo. Entrambi possono essere riusati per l’arredo interno per esempio.