Cape 31 è la super barca (9 m) che vola senza foil TEST

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cape 31
Abbiamo provato il monotipo Cape 31 (9,55 x 3,05 m)

La nostra prova “d’autore”, a cura del “filosofo della vela” Marco Cohen*, del velocissimo monotipo di 9 m Cape 31 di Mark Mills finalmente arrivato in Italia che all’estero ha riscosso un grandissimo successo. Le foto sono di Mauro Melandri.

Questa prova, o meglio questa storia inizia dall’incontro di Lord Irvine Laidlaw, famoso velista sudafricano, con un Dottore molto particolare: The Cape Doctor, senza il quale il Cape 31 non sarebbe mai esistito.


Cape 31, come nasce

Il Dottore, nome dato in maniera riconoscente dagli abitanti della baia per le sue doti di pulitore dell’aria da ogni tipo di inquinamento, è infatti il forte vento di sud est che a mo’ di meltemi o di maestrale batte la baia di Cape Town nel periodo estivo. Insomma roba da marinari veri, non velisti fighetti da vermentino come me.

Quando il lord sudafricano ha chiesto a Mark Mills di progettarlo come classe monotipo destinata inizialmente ai velisti della baia, completamente libero da ogni tipo di restrizioni di rating, solo due condizioni erano state poste: la capacità di surfare e sopravvivere, visto che sempre di oceano si tratta, anche ai forti venti del dottore che possono arrivare a 30/40 nodi e la possibilità di essere smontato e spedito all’interno di un normalissimo container di 40 piedi.

Cape 31 - 6
Il Cape 31 in navigazione di bolina con aria leggera. Notate il lunghissimo bompresso, che consente di armare un gennaker di ben 116 mq.

Cape 31, un classico senza tempo di 9 m

Da questo incontro fortunato e non pianificato è nata quella che secondo me è la più bella barca di serie messa sul mercato negli ultimi 20 anni. Un classico senza tempo, delle linee con spigolo molto pronunciato ma che, con un bordo libero così basso e filante le danno un’eleganza e un’armonia difficile da trovare in una barca di queste dimensioni. Una sorta di Alfa Spider Duetto, che quando la guardi da ferma o in movimento ti fa sempre girare la testa. Certo con vento e alte velocità tutto questo fasto e splendore te lo guadagni prendendoti un bel po’ di mare, ma d’altra parte se volevi stare asciutto e lento,  potevi startene anche a casa.


Le prime impressioni

Così, quando dopo quattro anni passati a vedermela solo su Youtube, mi è arrivata la telefonata del Giornale della Vela per chiedermi se avevo tempo per provare il primo esemplare arrivato in italia presso la Savona Shipyard, ho mollato tutto e mi sono presentato ai cancelli del porto il lunedi mattina per salire a bordo.

E qua, dimenticatevi le voyeristiche surfate… come recita il sito della classe “easy exceeding 20/25 knots of speed” e immaginate le mie amate champagne condition da Golfo del Tigullio, anche se eravamo tra Savona e Varazze: tra i 2 e i 9 nodi al massimo, sole, qualche nuvoletta ad incorniciare in modo innocente la giornata.

Lascio in macchina la cerata e lo spraytop che mi ero portato nella speranza di planate umide e alte  velocità, mi metto in costume e t-shirt e dopo la focaccia di ordinanza mi presento al molo per l’appuntamento con Giorgio Tortarolo, l’importatore  italiano, titolare di Savona Shipyard e velista dal curriculum impeccabile e immacolato come la mia cantina dei vini ed è subito un colpo di fulmine. Ovviamente non per Tortarolo, ma per lei. Dal vivo e anche da ferma è bellissima.

Con la grazia di Baloo salto a bordo e nonostante la mia scompostezza e i 97 kg prima della colazione, la prima sorpresa: la barca non si scompone più di tanto, è molto stabile e rigida sull’acqua. Sembra più grande e non così leggera come i suoi 1800 kg, di cui la maggior parte in chiglia, farebbero pensare.

Cape 31 - 4
Potete notare la grandezza del pozzetto in cui trova spazio il timone a barra

Il pozzetto è enorme e pulito, ricorda quello dei nuovi TP52, molto minimalista e pieno di raffinate regolazioni. Ma nulla di intimidente o dall’aria precaria e delicata.


Cape 31 – Il test

Usciamo, spinti da un Yanmar entrobordo da 15 cavalli che si comporta in modo egregio, facendo capire che questa barca pur essendo pensata solo per l’inshore e non per l’offshore è stata progettata per navigare e riportare a casa i velisti post regata in mari veri, dall’oceano Atlantico in zona Sud Africa, all’Inghilterra, dove peraltro sta prosperando la classe più dinamica e numerosa.

Poi finalmente è arrivato il momento tanto atteso. Anche se la situazione è di cippa (bonaccia) completa, vediamo una macchia di mare più scuro… o meglio la vede Giorgio Tortarolo che ha la tattica di regata nel DNA. Io ero distratto nel tentativo di capire dove fosse possibile sistemare una glacette in pozzetto sognandomi, per un attimo, armatore di questa barca meravigliosa.

Il boccaporto per la calavele in coperta

Spegniamo il motore, issiamo randa (una square-top allo stato dell’arte con volanti annesse non strutturali, che vengono usate come acceleratore in bolina al posto del carrello, per controllare la potenza e la forma della randa) e infine il fiocco.

Con 3/4 nodi di vento mi metto in una sorta di bolina larga per prendere confidenza e la barca magicamente comincia a muoversi quasi incurante del meteo da “Golfo dei Nesci” e prende vita. Mi fanno cenno che posso stringere ancora un po’ e la barca inizia a scivolare sull’acqua quasi alla velocità del vento.

Ci avviciniamo alla zona più scura, arriva una mini-raffica, la barca accelera immediatamente e inizia ad appoggiarsi al suo spigolo (Mills dice sempre che l’inclinometro è lo strumento più importante da controllare) e va via come su un binario immaginario.

Cape 31 - 3
Lo spigolo è più che pronunciato

Paradossalmente questa barca pensata per planare nei mari del Sud in bolina con vento leggero va che è una bomba. Mi manca solo un bicchiere di vermentino locale ghiacciato in mano, ma non si può avere tutto dalla vita. Sorrido e lascio il timone per provare a capire cosa c’è sotto. Nel senso che provo a scendere sottocoperta e anche se come diceva un annuncio di una barca sportiva qualche anno fa “con così tanto divertimento fuori chi ha bisogno di andare di sotto” … effettivamente lo spazio è molto sobrio, adatto per chi ha un controllo del proprio fisico e dello spirito tra un monaco trappista e un maestro Jedi.

Su il Gennaker!

Arriva il secondo momento tanto atteso… su il gennaker. Il tempo di capire che il retriever del gennaker che si era incastrato sottocoperta non è una variante dei Labrador ma la cimetta che consente, con un circuito interno, di ammainare l’enorme asimmetrico velocemente (anche questo in pieno stile TP52)… e voliamo a 7 nodi in condizioni veramente surreali. Ci accorgiamo infatti, quando lo ammainiamo, che in realtà quella sensazione di venticello fresco e ruffiano è dato solo dal vento apparente che la barca si riesce sempre a costruire e che in realtà intorno a noi è cippa quasi completa e caldo porco.


Cape 31 – Prezzo e considerazioni

In questa poesia ed estasi pressoché totale arriva un duro colpo che manda in frantumi i miei sogni e immagino quello di altri lettori del Giornale della vela non ereditieri, calciatori, spacciatori, speculatori e altre attività o stati di famiglia che consentirebbero di assorbire il colpo della cifra che vi sto per dire: tra barca, iva, trasporto, armamento e strumenti con vele (con un bolide così non si può “barbonare” sui dettagli e sulle attrezzature), si arriva facilmente attorno ai 280.000 euro. D’altra parte ho visto un Cape 31 inglese usato, ma top-class, a 320.000 euro sul mercato.

Forse l’unica soluzione per timonare/veleggiare con questa Bellezza (la B maiuscola è d’obbligo) è quella di mettersi insieme in stile cordata con più amici o convincere gli splendidi armatori che vedo a Palma o a Saint Tropez sui ClubSwan 50 o nei vari circuiti Maxi, Mini Maxi e similari ad assicurarsi delle volate a più di 20 nodi in piena stabilità e serenità, ordinando subito e mettendosi in fila per l’imbarcazione monotipo più in crescita di questi ultimi anni.

Oppure come ultima spiaggia… trovatemi uno sponsor. Va bene anche una marca di alcolici che sponsorizzi il mio equipaggio: anche a bordo di un Cape 31 si riunirebbe al grido “Sull’aperitivo (e solo su quello) siamo fortissimi!”:  in fondo il retriever non è indispensabile alla navigazione e un mini-frigo per il vermentino o il Campari, sul lato sinistro al posto del suo circuito, ci starebbe benissimo.

Pro e contro

Concludo con una sorta di tabellina finale riassuntiva, come fanno i giornalisti seri che fanno le prove. Chi sono io per non farlo?

Plus:

  • Design monotipo e barca bellissima e senza tempo. Diventerà un classico.
  • Stabilità e qualità nella costruzione e nella progettazione. Non è un giocattolo ed è vero che è costoso, ma alla fine cammina come un 40/45 piedi tiratissimo.
  • Sistema di spedizione e smontaggio (anche l’albero si smonta in due pezzi)… geniale.
  • Spigolo che da stabilità di rotta e consente alla barca di alzare la prua in planate: riesce a volare senza i foil!
  • La mano di Mark Mills si vede anche nelle ottime prestazioni recenti ottenute con il sistema di rating IRC

Minus:

  • Prezzo alto

Cape 31 One Design – Scheda barca

Lungh. f.t: 9,55 m
Lungh. scafo: 8,75 m
Baglio Max: 3,05 m
Pesc.: 2,45 m
Disloc. : 1.800 kg
Sup. velica: 64 mq
Gennaker: 116 mq
Prezzo: circa 280.000 euro
www.cape31italia.it


*Chi è Marco Cohen

Marco Cohen, produttore cinematografico e velista, armatore del Mat 10.10 Dajenu, si descrive così: “Ho riabbracciato la vela a 37 anni dopo l’ennesimo infortunio a calcio, quando ho realizzato che è l’unico sport che si può fare da seduti e con un bicchiere in mano”.

Cape 31 - 5
Marco Cohen a bordo del Cape 31 impegnato nel test della barca

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1 commento su “Cape 31 è la super barca (9 m) che vola senza foil TEST”

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