Torna la regina delle regate in Oceano. Bentornata Admiral’s Cup

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C’era una volta una regata, l’Admiral’s Cup, dove le migliori barche di ogni nazione si sfidavano con l’obbiettivo di conquistare il titolo di Campioni del Mondo della vela d’altura. Nata nel 1957 ed ufficialmente conclusa nel 2003, dopo quasi mezzo secolo, l’Admiral’s Cup tornerà nel 2025, per festeggiare il centenario del Royal Ocean Racing Club, circolo organizzatore delle più importanti regate d’altura al mondo, tra cui la Fastnet Race (ai tempi quinta e ultima prova dell’Admiral’s Cup).

La flotta dell'Admiral's Cup 1989 in regata © Rick Tomlinson
La flotta dell’Admiral’s Cup 1989 in regata © Rick Tomlinson

L’Admiral’s Cup torna nel 2025

Istituita nel 1957, l’Admiral’s Cup aveva cadenza biennale e si disputava di norma negli anni dispari. Organizzata dal Royal Ocean Racing Club, veniva disputata fra squadre nazionali, ognuna delle quali era costituita da tre imbarcazioni. All’inizio soltanto la Gran Bretagna e Stati Uniti vi presero parte, ma successivamente si aggiunsero diverse altre squadre nazionali. L’ultima edizione del 2003 fu disputata da squadre di due imbarcazioni, rappresentati un qualsiasi yacht club affiliato ad una federazione nazionale, consentendo così la possibilità di avere più squadre per paese.

L'Admiral's Cup © Matthew Dickens
L’Admiral’s Cup © Matthew Dickens

Composta da regate a triangolo, dalla Fastnet e dalla Channel Race, dopo oltre 20 anni di assenza, in occasione delle celebrazioni per il centenario del RORC, il Campionato del Mondo (non ufficiale) della vela d’altura tornerà nel 2025, per continuare a cadenza biennale. Le regate consisteranno in una combinazione di regate costiere e offshore. Le squadre saranno composte da due barche che rappresentano uno Yacht Club o un Paese.

La storia dell’Admiral’s Cup

Una manifestazione storica che ha visto regatare alcuni dei velisti più forti di sempre e ha raggiunto il suo massimo successo negli anni ’70, quando vi furono ben 3 edizioni che videro la partecipazione di 19 squadre provenienti da altrettante nazioni. La più famosa di queste fu quella del 1979 quando gli Australiani vinsero la Fastnet race, segnata da una tragica tempesta. Poi il lento declino. Mentre il RORC cercava di riaccendere l’interesse facendo alcune modifiche al formato, tra cui la rimozione della Fastnet dal trofeo, il nuovo sistema di compenso IMS (International Measurement System), che ha rimpiazzato nei primi anni novanta lo IOR (International Offshore Rule), dopo un breve successo iniziale, fu quasi subito un flop. Agli inizi degli anni 2000, gli armatori, delusi da un sistema che premiava chi aveva maggiori disponibilità economiche e poteva permettersi yacht molto più grande e costoso, ottenendo un vantaggio tecnologico significativo di cui la regola non era in grado di tenere conto, si spostarono sulla monotipa. Regate come Farr 40, Swan 45 e TP52 segnarono il declino delle regate a compenso. Inoltre, la partecipazione sempre più numerosa di team europei all’America’s Cup assorbì la maggior parte dei soldi delle sponsorizzazioni, facendo venire meno il supporto economico alle squadre che partecipavano all’Admiral’s Cup.

Admiral’s Cup 1979: dalla giornata nera al trionfo italiano

Il 1979 fu l’anno del terzo posto italiano all’Admiral’s Cup, un successo (è la prima volta che la nostra nazionale sale sul podio grazie a Vanina, Vanni Mandelli, Yena, Sergio Doni, e Rrose Selavy, Riccardo Bonadeo) segnato dalla tragedia della Fastnet, quinta delle cinque prove d’altura dell’Admiral’s Cup, con partenza da Cowes, nel Solent, doppiaggio dello scoglio del Fastnet, nel sud dell’Irlanda e arrivo a Plymouth per un totale di circa 600 miglia. 19 velisti persero la vita e 20 barche affondarono. Una tragedia a cui presero parte, contemporaneamente alle squadre nazionali dell’Admiral’s Cup, anche le imbarcazioni della Cowes Week e molti inglesi, non iscritti alla Fastnet, ma che seguivano la flotta fuori classifica. Nella notte tra il 13 e il 14 agosto, nel mare d’Irlanda, si scatenò il finimondo. Una tempesta violenta, forza 11, con venti fino a 63 nodi (130km/h), si abbatté sulla flotta di 350 barche in regata e al seguito.

Un elicottero Sea King della Marina inglese soccorre l'equipaggio del Camargue durante la tempesta che si abbattè sulla flotta del Fastnet, nel Mare d'Irlanda
Un elicottero Sea King della Marina inglese soccorre l’equipaggio del Camargue durante la tempesta che si abbattè sulla flotta del Fastnet, nel Mare d’Irlanda

Quella che doveva essere una normale, impegnativa regata d’altura si trasformò in un inferno, costringendo la marina britannica alla più imponente operazione di soccorso mai effettuata dalla marina in tempo di pace e che coinvolse 4.000 persone tra cui l’intera flotta del Servizio Navale Irlandese, scialuppe di salvataggio, imbarcazioni commerciali ed elicotteri Sea King (quelli nati per la guerra ai sommergibili e poi riconvertiti al soccorso marittimo).

Il Classe IOR Rrose Selavy (13 m) con cui Riccardo Bonadeo prese parte all'Admiral's Cup del 1979
Il Classe IOR Rrose Selavy (13 m) con cui Riccardo Bonadeo prese parte all’Admiral’s Cup del 1979

1995: l’Italia conquista il trofeo

Le squadre della Gran Bretagna hanno avuto il maggior successo, vincendo il trofeo in nove occasioni. La Germania l’ha vinto quattro volte, Stati Uniti e Australia tre volte ciascuno, con l’Australia detentrice di questo prezioso trofeo, avendo vinto l’ultima edizione nel 2003. Anche l’Italia è stata tra le grandi protagoniste, vincendo nel 1995, dopo averci provato per 26 anni, con una squadra formidabile: Tommaso Chieffi, al timone del Mumm 36 Mumm a Mia!, Francesco De Angelis, al timone dell’ILC 40 Brava Q8, e Flavio Favini, al timone dell’ILC 46 Capricorno.

Una foto di Brava Q8 all'Admiral's Cup del 1995
Una foto di Brava Q8 all’Admiral’s Cup del 1995

Due classi IRC per l’Admiral’s Cup 2025

Riportare in vita l’Admiral’s Cup è un modo meraviglioso per celebrare il centenario del Royal Ocean Racing Club”, ha commentato il Commodoro del RORC James Neville. “Il formato scelto per l’Admiral’s Cup 2025 rispetta la tradizione della regata, così come la scelta delle Classi IRC per le barche che regatano offshore ai massimi livelli internazionali.”

Due le classi IRC previste. L’Admiral’s Cup Classe 1 per le barche più grandi con una lunghezza superiore a 44 piedi (13,41 m) fino a 56 piedi (17,20 m), come ad esempio il Cookson 50 (barca sempreverde, vincitrice dell’ultima 151 miglia) e l’onnipresente flotta IRC 52/TP 52. Per le barche di dimensioni più piccole, invece, l’Admiral’s Cup Classe 2 va dai 36 piedi (11,00 m) fino a 44 piedi (13,40 m), misure in cui rientrano imbarcazioni come come MAT 1180, J/125, GP42.

Inclusività e nuove generazioni

Con un misto di regate costiere e la sfide d’altura, il cui culmine è la Rolex Fastnet Race, l’Admiral’s Cup offrirà regate entusiasmanti. Non ci saranno limitazioni riguardo ai professionisti a bordo, ma, rispettando l’impegno del RORC verso l’inclusività, verrà rivisto il limite dei membri dell’equipaggio IRC permettendo, a quelle imbarcazioni che avranno a bordo una donna o due ragazzi under 25, o una combinazione di entrambi, di aggiungere un membro all’equipaggio.

Una regata ad invito

Il Royal Ocean Racing Club inviterà i principali yacht club di tutto il mondo a partecipare con una squadra a questo regata di fama mondiale, il cui pre bando di regata sarà pubblicato il 19 luglio 2023, ovvero due anni prima dell’inizio della prima regata per l’Admiral’s Cup 2025.

Giacomo Barbaro

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