Nodi di ormeggio, quali sono i principali che devi sapere
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Dar volta ad un cavo su una bitta o fare un nodo d’ormeggio deve essere per un velista come sollevare la tazzina per il bevitore di caffè. Un gesto semplice e naturale. Anche quelli “molto bravi” commettono però spesso l’errore di utilizzare per nodi di ormeggio inventati invece per ben altri usi. Tipico (ma errato) è l’esempio di bloccare la cima d’ormeggio con una gassa d’amante, nodo ideato invece espressamente per serrare saldamente le vele senza rovinare il tessuto.
Nodi di ormeggio, le caratteristiche
L‘essenza dei buoni nodi di ormeggio può essere così riassunta:
- Il nodo non deve sciogliersi mai, se non (e con estrema facilità!) quando lo si desideri, anche se la cima risulta fortemente tesata. Questo per potere lasciare l’ormeggio con estrema velocità se una emergenza lo rendesse necessario, cosa invece impossibile ad esempio con una gassa d’amante in tensione perché essa può essere sciolta solo se la scotta è mollata.
- Il nodo deve consentire alla cima di lavorare al massimo delle sue potenzialità. Quindi il più possibile per trazione, cioè senza troppe curvature a basso angolo. E’ da notare che la gassa è penalizzata anche per questo motivo. Il nodo di blocco riduce di un fattore 4 il carico di rottura.
Nodi di ormeggio – Una volta e due mezzi colli
Il più semplice dei nodi d’ormeggio, ed anche uno dei più veloci e sicuri in assoluto, è senz’altro quello chiamato una volta e due mezzi colli (ha anche altri nomi, ma questo è il più diffuso): si fa fare alla cima un giro (una “volta”) attorno alla bitta, all’anello o alla bricola d’ormeggio (operazione già sufficiente per tenere ben salda la barca) e poi due mezzi colli sulla parte del cavo che andrà in tensione.
Come si può vedere nell’immagine sopra la cima lavora sicuramente a trazione, purché il suo diametro sia almeno quattro volte più piccolo di quello della bitta su cui viene avvolto. I due mezzi colli assicurano invece una perfetta tenuta del nodo e contemporaneamente la possibilità di un facile e rapido scioglimento quando lo si desideri, anche sotto il massimo sforzo.
Nodi di ormeggio – Nodo parlato
II nodo parlato (Figura figura sotto) è l’altro classico nodo per le operazioni di ormeggio, molto usato soprattutto per fissare i parabordi alle draglie. È formato da due mezzi colli appaiati e incrociati, in modo che sia il lato della cima in tensione che il capo rimangano entrambi interni ai mezzi colli. Da notare che il nodo parlato è identico ai due mezzi colli visti poc’anzi, ma mentre il parlato viene eseguito per serrare una cima attorno ad un oggetto, quando si parla di due mezzi colli si intende espressamente che il nodo di blocco è eseguito sul dormiente dello stesso cavo.
Il nodo parlato può confondersi anche col bocca di lupo (Figura sotto), ma in questo caso i mezzi colli non sono incrociati ma appaiati e opposti, così che dormiente e corrente (cioè lato della cima che andrà in tensione e capo da noi utilizzato per effettuare tecnicamente il nodo) escono entrambi dallo stesso lato del nodo. Il bocca di lupo è a tutti gli effetti un nodo scorsoio, mentre il parlato no.
Occorre fare attenzione che il nodo parlato tende ad allentarsi se il cavo non è sempre in tensione (ad esempio se a causa di risacca la barca allenta e tesa ritmicamente l’ormeggio), per cui è consigliabile fare due mezzi collo di blocco come visto per il nodo precedente. Nessun problema invece per la legatura dei parabordi, in quanto il loro stesso peso fa rimanere la cima in tensione e il nodo non si scioglie.
Nodi di ormeggio – Sulla galloccia
Per fissare la cima alla bitta o alla galloccia in coperta si deve seguire la procedura illustrata nella sequenza sottostante (da leggersi in senso orario partendo alla prima immagine in alto a sinistra).
Dopo avere tesato la cima, le si fa fare un intero giro attorno alla base (questo, come già detto, è sufficiente per reggere senza sforzo anche una tensione notevole), poi si da volta incrociando a forma di 8 e strozzando con un mezzo collo, cioè facendo fare al cavo un giro su se stesso.
Spesso per fretta o inesperienza viene eseguita la legatura riportata nella figura sotto, ma è sbagliata perché tende velocemente ad allentarsi non appena la cima va in forte tensione.
Nodi di ormeggio – Consigli
Nel predisporre i cavi d’attracco su di una bitta a terra a cui sono già legate diverse barche, abbiate sempre l’accortezza di porli sotto quelli altrui, specie se pensate di essere gli ultimi a mollare gli ormeggi. Se si intende restare poco tempo in banchina, allora è preferibile fare passare direttamente le cime a doppino, così da rendere poi assai più agevole la manovra di salpare.
- Leggi anche: ormeggiare da soli con vento forte
- Leggi anche: ormeggiare in banchina con lo “spring”
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