Eve II, la barca di 20 m green e riciclabile (anche) Made in Italy
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Un team di studenti architetti impegnati nel Master in Yacht Design del Politecnico di Milano ha dato vita a un rivoluzionario cabinato a vela di 70 piedi che si distingue per il look futuristico, l’anima sportiva e la vocazione “green”.
Il design nautico è sempre in evoluzione e a volte le idee migliori nascono proprio nelle università dove si formano i futuri maestri di quest’arte che ingloba stile, ergonomia, qualità marine e materiali hi-tech. È il caso per esempio di un gruppo di studenti del 21° Master in Yacht Design del Politecnico di Milano che di recente hanno presentato il progetto alquanto innovativo di un cabinato a vela di 70 piedi.
A dispetto del nome, Eve II, che rimanda ai tempi primordiali dell’essere umano in chiave biblica, lo yacht presenta uno stile alquanto futuristico nelle forme e nella scelta degli allestimenti. Mentre altrettanto all’avanguardia è la scelta dei materiali in chiave ecosostenibile. Lo scafo e le strutture di Eve II per esempio sono di fibra di basalto e balsa, e grazie all’uso di Elium®, una resina termoplastica prodotta da Arkema, il composito diventa riciclabile. Il sughero poi sostitusice il teak in coperta in una delle poche alternative davvero sostenibili. Completano lo scafo la doppia timoneria e una performante chiglia telescopica che consente di raggiungere un pescaggio massimo di 4,2 metri, garantendo tutti i vantaggi di una chiglia retrattile senza però interferire con gli spazi interni.
Coperta da regata e interni come un’astronave
Il piano di coperta, concepito per regate, progetti di team building e campagne di advertising/marketing, è tutto votato all’ergonomia, alla dinamicità e alla versatilità, con le sedute del pozzetto al centro che fiancheggiano l’ampia vetrata che si affaccia sulla dinette sottocoperta, 4 winch (due per lato), la grande superficie velica di 260 m² e il punto di scotta della randa fisso con il “winch captive”.
Gli interni per 6 persone, fortemente ispirati al design dell’automotive ma che in realtà sembrano quelli di un’astronave, ruotano tutti intorno al tavolo da carteggio che risalta al centro della dinette. A prua si trova la cabina armatoriale a tutto baglio, mentre le due cabine di poppa, ciascuna con il proprio bagno, sono altrettanto spaziose e possono ospitare due persone ciascuna. Dal boccaporto di prua prima del gavone dell’ancora si accede alla cabina del marinaio.
Largo a materiali “eco” e propulsione “green”
Completa l’insieme la forza della luce naturale che pervade tutto lo spazio grazie alle vetrate nella doppia entrata, tutt’intorno alla tuga e alle ampie finestrature nella cabina armatoriale. L’illuminazione artificiale invece è tutta affidata a strisce LED nascoste nei mobili che mettono in risalto il layout innovativo e i dettagli in colore rosso. Materiali rigorosamente naturali e sostenibili caratterizzano invece tutti gli allestimenti: lino, canapa, kapok e perfino ortica si trovano nelle cuscinerie, nei materassi e nelle sedute. Quanto alla propulsione, Eve II vede installati due motori Torqeedo Deep Blue 50 Saildrive che consentono una manovrabilità eccezionale.
Il team di progettisti che ha creato l’ l’Eve II Windiva ed è composto dalla ingegnera turca Dilara Kalkavan, la designer italiana Aurora Fernè, l’architetto libanese Mario El Hajj e, infine, il designer italiano Mattia Boccolini.
Dati tecnici: lunghezza 19,90 m, larghezza 5,90 m, pescaggio 2,70 – 4,20 m, dislocamento 23,60 t, ballast 8,25 t, capacità carburante 600 l, capacità acqua 1.000 l.
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3 commenti su “Eve II, la barca di 20 m green e riciclabile (anche) Made in Italy”
Per un “performance cruiser” con pretese in regata è troppo pesante. Se il tema della tesi è l’economia circolare, avrei scelto un composito Gurit ampliTex con anima in nomex e pelli di carbonio riciclato e la finitura Crystic ecogel: sostenibile, più economico di uno scafo full carbon a parità di peso e si smaltisce per pirolisi. Per il resto, un progetto che non ha niente di nuovo e anzi alcune scelte come Torqueedo per la propulsione sono discutibili…
Buongiorno Pierfrancesco, faccio parte del gruppo che ha sviluppato questa tesi e la ringrazio per gli spunti interessanti. In termini di materiali sicuramente le alternative possibili sono molte. Per il nostro progetto abbiamo deciso di usare fibre di basalto e balsa, ma anche AmpliTex di Bcomp è una buona soluzione. In alternativa al core di Nomex che suggerisce, si potrebbe anche ricorrere ad Armacell, che produce core da bottiglie di plastica riciclata. Sono tutte soluzioni interessanti, ma andrebbe fatto un LCA per dare una valutazione oggettiva dei vari elementi (consumi di energia, acqua, produzione, trasporto, end-of-life) ed evitare green washing. Abbiamo iniziato a sperimentare con MarineShift360 e sarebbe bello poter portare avanti il progetto nel dettaglio. L’obiettivo della nostra tesi è soprattutto l’innovazione dal punto di vista del design e dello stile, visibile dal layout della coperta e della disposizione degli spazi interni. Vediamo la sostenibilità come una dimensione che dovrebbe ormai essere parte integrante di ogni progetto e da questo punto di vista abbiamo inserito le soluzioni più accessibili e in linea con le richieste del mercato. Una ricerca più approfondita sarebbe di certo molto utile e stimolante e ci piacerebbe portarla avanti in futuro.
Bel concept! Bravi!