Ester è la storia di un eccezionale recupero di una barca d’epoca, dimenticata sott’acqua per oltre 70 anni, la Formula 1 del mare del 1901 è miracolosamente sopravvissuta alle acque gelide del Mar Baltico e ora naviga in Mediterraneo. Disegnata dallo svedese Gunnar Mellgren per vincere contro i finlandesi alla Tivoli Cup, Ester è uno sloop aurico, per molti versi rivoluzionario ai suoi tempi.

Ester, nata per vincere
Nel 1901, a Gunnar Mellgren fu assegnato il compito di disegnare una barca da regata per difendere la Tivoli Cup contro i finlandesi. Dalla sua matita nacquero delle linee moderne, uniche e spettacolari. Ester aveva una forma piatta, con una chiglia a pinna sottile, influenzata forse dalle linee dei più moderni yacht da regata dei designer inglesi Charles Sibbick (disegnò oltre 300 barche, quasi tutte erano progetti unici commissionati da principi, aristocratici, membri del parlamento e yachtsmen di Regno Unito, Europa e Stati Uniti, il suo cliente più famoso fu il Duca di York (in seguito re Giorgio V), che gli ordinò la costruzione di uno yacht in una settimana) e Linton Hope (un architetto e velista britannico vincitore di due medaglie d’oro alle olimpiadi di Parigi 1900). Quell’anno, la rivista di nautica finlandese Frisk Bris scrisse che Ester era uno yacht molto strano ma tra i più belli mai creati. Gli svedesi riuscirono a conservare la Tivoli Cup ed Ester continuò a regatare con grande successo in tutta la Svezia per un decennio. Ester si guadagnò una certa fama e durante una stagione vinse tutte le ventinove regate a cui aveva partecipato. Questa formidabile reputazione arrivò fino a Göteborg (città nel sud-ovest della Svezia, di fronte alla Danimarca), dove molte barche erano restie a impegnarsi nella futile corsa per la Röhss Cup, che Ester vinse di conseguenza.

Persa sott’acqua per oltre 70 anni
Ester scomparve dai campi di regata durante la Grande Guerra e riapparve di nuovo solo nel 1935. Ribattezzata Brita e donata alla Örnsköldsvik SS (un’associazione velica), ottenne nuovamente successo in una regata di mezza estate sull’isola di Ulvön (centro della Svezia) nel 1937, prima di subire un destino terribile. Un incendio la colpì alla fine del 1937. Lo yacht danneggiato fu rimorchiato verso Örnsköldsvik (di fronte a Vaasa dove ha avuto inizio la storia di Relax). Purtroppo Ester non raggiunse mai il porto di destinazione, ma affondò lungo la rotta prima di raggiungere Normanön.

La storia di un recupero
Per oltre 70 anni, Ester rimase sul fondale del Mar Baltico, persa ma non dimenticata. Nel 2012 tre svedesi Per Hellgren, Bo Eriksson e Jan Olof Backman sono riusciti a localizzare il relitto usando il sonar. Lo yacht affondato era chiaramente in uno stato molto fragile. Un’invaso su misura è stata calato da una gru montata su un catamarano in acqua, a 50 metri di profondità, e ancorato attorno allo scafo. Delicatamente, Ester è stata sollevata dal fango, che era aggrappato allo scafo e risucchiava la sua chiglia, tenendola ferma. Mentre veniva spazzato via il fango con dell’aria, attraverso delle tubature che circondavano lo scafo, la gru sottoposta ad un carico di 6 tonnellate finalmente è riuscita a rompere il sigillo d’acqua ed Ester è stata liberata. Sebbene era chiaro fin dal ritrovamento sul fondale che quel relitto fosse la mitica barca, vincitrice indiscussa delle regate d’inizio secolo, con l’emersione della tuga e della coperta dall’oscurità ci si rese conto dell’enorme lavoro di restauro di cui aveva bisogno.

Il restauro
Nel 2018 Ester è stata completamente restaurata. L’ordinata principale è stata sostituita e la coperta è stata interamente rifatta nuova. Il restauro ha prestato particolare attenzione all’originalità, sostituendo ove possibile con dei materiali e delle attrezzature di coperta pari ai progetti originali. Sono state fatte solamente alcune eccezioni, quando i materiali moderni offrivano un vantaggio significativo. Ad esempio, è stato utilizzato acciaio inossidabile di alta qualità per sostituire i telai in acciaio dolce e i rivetti cavi. Le colle moderne hanno sostituito le colle d’epoca. I legni utilizzati sono gli stessi, o simili, del progetto originale ma in chiave più sostenibile, ad esempio il mogano sipo ha sostituito quello dell’Honduras. Il team ha lavorato con il Comité International de la Méditerranée (CIM) per determinare quali aspetti originali dovevano essere replicati tali e quali non lo erano e hanno richiesto ulteriori indagini o interpretazioni.

Giacomo Barbaro