Cosa sta succedendo alla vela americana? Neanche due anni fa Paul Cayard, skipper de Il Moro di Venezia e unico non italiano ad aver vinto il premio Velista dell’Anno nel 1993, aveva accettato il ruolo di direttore esecutivo della US Olympic Sailing Team, con l’obiettivo di riportare sul podio il Team USA. Lo scorso 24 febbraio si è dimesso.

Non sono uno che molla, ma so quando è ora di andare
Con un comunicato sul suo sito, Paul Cayard ha annunciato di aver rinunciato al ruolo di direttore esecutivo della US Olympic Sailing Team. “Sfortunatamente, l’attuale Board di US Sailing ha recentemente ristrutturato il Dipartimento Olimpico, compreso il mio ruolo di Direttore Esecutivo. La nuova struttura non è ciò per cui mi sono impegnato, né qualcosa di cui sono disposto a far parte, quindi mi sono dimesso il 24 febbraio. Non sono uno che molla, ma so quando è ora di andare.”
US Sailing: da fenomeni della vela olimpica…
Il Team USA ha una lunga storia di dominio e di successi nella vela olimpica. A Los Angeles 1984 gli atleti a stelle e strisce hanno conquistato oro e argento in tutte e sette le discipline. Negli otto anni successivi, dal ’84-’92, sono stati la squadra olimpica più forte del mondo, vincendo ben 21 medaglie. Oggi non è più così.
Rimasti a bocca asciutta
Nelle ultime tre Olimpiadi, 2012/2020, il Team USA è riuscito a portare a casa un solo bronzo (Caleb Paine in Finn alle Olimpiadi di Rio 2016). È dalle Olimpiadi di Pechino 2008 che gli americani non conquistano il podio, l’ultimo oro è stato vinto da Anna Tunnicliffe nella classe Laser Radial. Gli USA non sono più la nazione più vincente della storia olimpica. Quell’onore è ora andato alla Gran Bretagna, che ha dominato la scena mondiale con un completo cambio di strategia dopo le Olimpiadi di Atlanta 1996.

Da amatori a professionisti
In meno di 20 anni la vela britannica è passata dall’essere uno sport in gran parte amatoriale ad essere dominato da professionisti. Fino ad Atlanta molti degli allenatori, i medici e i tecnici avevano un lavoro quotidiano, dal cui si mettevano in aspettativa per occuparsi della campagna olimpica. La mancanza di professionalità faceva si che le conoscenze e l’esperienza maturate andavano perse dopo ogni olimpiade. I velisti investivano così tante risorse in una campagna olimpica che spesso non si sentivano inclini a trasmetterle. Semplicemente non era nel loro interesse farlo, in quanto poteva aiutare un rivale. Anche gli infortuni erano un problema. “L’atteggiamento britannico era di non preoccuparsene, che ci sarebbe stata un’altra occasione” ha dichiarato John Derbyshire, ex-manager della squadra olimpica britannica e coach di Sir Ben Ainslie.

Cambio di rotta
Questo atteggiamento è cambiato nel 1997, quando una parte dei soldi raccolti dalla National Lottery, la lotteria nazionale statale, sono stati indirizzati verso lo sport. Con questi fondi gli atleti hanno potuto concentrarsi a tempo pieno sulla loro preparazione olimpica. Il denaro è stato investito per assicurarsi che il team abbia accesso ai migliori allenatori, medici, psicologi, manager ed esperti di logistica. I loro risultati sono oggetto di un costante scrutinio trimestrale: se non ci sono progressi rischiano di perdere i finanziamenti. Se sono infortunati ricevono il miglior trattamento, ma se non si riprendono, vengono scartati dalla squadra. Un logica brutale: risultati o niente finanziamenti.
Il sistema delle squadre
Il Team GB è diviso in tre squadre: la squadra giovanile, la squadra di perfezionamento e, infine, la squadra agonistica, il cui unico obiettivo sono le Olimpiadi. Tra 60 e 70 velisti sono finanziati a tempo pieno. Il migliore può aspettarsi di ricevere circa £ 40.000 di finanziamenti della lotteria ogni anno. Inoltre, la Royal Yachting Association (la federazione vela britannica) contribuisce ai costi della formazione. Le sovvenzioni sono anche fornite in modo che i velisti possano ottenere le migliori attrezzature. Possiedono le loro barche, il che li incoraggia a prendersi cura di loro e possono venderle. I migliori velisti guadagnano bene grazie alle sponsorizzazioni, ma nessuno, nemmeno il pluricampione olimpico Sir Ben Ainslie, guadagna come un calciatore. Il sistema a squadre permette ai velisti più giovani di avere la possibilità di allenarsi accanto all’élite, mentre, allo stesso tempo, i velisti migliori sono costretti a guardarsi sempre le spalle e chiedersi chi ci sia nella loro scia.
Tecnologia e scienza
Il Team GB ha iniziato a trasformare l’arte di navigare in una scienza. Ci sono ingegneri che cercano di aiutare i velisti a apportare piccole modifiche alle loro vele e barche, che potrebbero risparmiare secondi vitali in una regata. Ha analisti che utilizzano le tecnologie video e satellitare per registrare le prestazioni. L’obiettivo è fare tesoro di tutti questi dati per migliorare le prestazioni in acqua. I dettagli di luoghi, attrezzature, equipaggi, rivali e tempi sono raccolti e conservati. Gli allenatori delle squadre non vivono stabili in UK. Trascorrono gran parte del loro tempo a imparare dalle loro controparti in altri sport, ma anche con esperti di aziende e organizzazioni che vanno dal team di Formula 1 della McLaren a Google e alle Red Arrows (Gruppo acrobatico della Royal Air Force).
Giacomo Barbaro