Dick Carter, l’uomo che inventò le barche moderne

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L’intuizione di un trentasettenne sconosciuto e una barca dalle linee inedite. Una combinazione micidiale, un progetto dai volumi contenuti, scafo con appendici affusolate e baglio massimo estremamente pronunciato, a centro barca – nessuno aveva mai progettato una barca così prima di Dick Carter.

Ecco, se dovessimo tracciare la nascita e l’evoluzione di quelle che oggi chiamiamo Classic Boat, si potrebbe partire proprio da lui, Dick Carter, l’uomo che rivoluzionò il mondo dello yachting.

Dick Carter, l’uomo che inventò le barche moderne

Era il 1965 e il mondo dello yachting stava per essere sconvolto da uno dei progetti più innovativi dell’epoca. L’opera di uno sconosciuto, una piccola barca, appena più lunga di dieci metri, aveva appena conquistato la vittoria assoluta in uno degli ‘Everest della vela’, la regata del Fastnet. Una data epica nel mondo della progettazione delle barche a vela, perchè Dick Carter e la sua barca, il Rabbit, ne cambiarono la storia per sempre.

Rabbit; Dick Carter – Qui, nell’unica sua foto scattata durante la Fastnet

L’olimpo di Dick Carter: in Europa batte tutti

Dick Carter fu una rivoluzione nella nautica, un mostro sacro in grado di apportare un approccio assolutamente non convenzionale all’intera industria. Una ventata fresca e necessaria, forse figlia di una formazione atipica, svoltasi non presso altri maestri, come uso, ma derivata da una fascinazione personale, unita ad una formazione accademica in ingegneria. Una combinazione di elementi che ha portato Carter a comprendere la vela in un modo fino a prima inedito, disegnando scafi così radicali che, in dieci anni di folle estro progettuale, hanno saputo cambiare per sempre la storia dello yachting.

E tutto nacque con il Rabbit, un progetto così radicale che – riferisce il biografo di Carter, Sandy Weld – non appena varata la barca, lo stesso Carter abbia espresso il suo sorpreso compiacimento per il fatto che galleggiasse “proprio come una barca”. Frase che stupì non poco Frans Maas, che il Rabbit l’aveva appena costruito…

Dick Carter alla VELA CUP, al timone del Tamira; Carter 37

Rabbit fu dirompente per una serie di caratteristiche, a partire dalle linee d’acqua e dalla forma dello scafo, dotato di appendici affusolate e un baglio massimo centrale molto pronunciato, 3.15 su appena 10.20 m fuori tutto. Ma fu solo l’inizio, un preludio alla forza delle intuizioni del progettista, che ben dimostrano la loro validità anche nei progetti successivi.

L’anno dopo la vittoria del Fastnet nasce un nuovo progetto, Tina, subito vincitrice della seconda edizione della One Ton Cup 1966, la regata più prestigiosa dell’Europa di quegli anni. E di nuovo fu una sorpresa, perchè Tina era uno step ancora oltre, aveva le linee delle barche del futuro (oltre ad avere “lanciato la moda” della chiglia separata dal timone), linee che mandarono in prematura pensione tanti yacht designer di allora.

Tina; Dick Carter

A Tina seguì poi Optimist, timonata dall’ottimo Hans Beilken, un Tina leggermente più grande che vinse la One Ton Cup per due volte consecutive nel 1967 e 1968, arrivando anche seconda nel 1969, anno in cui Carter vinse invece un secondo Fastnet, con il Red Rooster.

Barca a deriva mobile e zavorra interna, il Red Rooster fu un progetto privato, per sé stesso, ma così di successo da finalmente render Carter celebre anche a casa sua, gli Stati Uniti, dove era invece rimasto un perfetto sconosciuto. Nel 1972 vincerà ancora, con Wai-Aniwa.

Ydra; Dick Carter – Da questo one-off deriverà poi il Carter 37

Nel 1973 un progetto costruito per Marina Spaccarelli Bulgari, con al timone il più grande velista italiano, Agostino Straulino, vince la One Ton Cup a Porto Cervo, dopo una entusiasmante sfida con Gambare di Doug Peterson. La barca si chiama Ydra e ha forme armoniose abbinate a buona velocità in ogni condizione di mare e di vento, qualità che la rendono la barca “prodigio” di quel momento. Nello stesso anno Ydra diventa un modello di serie, costruito in vetroresina dal cantiere greco Olympic Yachts col nome Carter 37. La barca ha un grande successo in tutta Europa anche per l’utilizzo in crociera. È uno dei primi esempi di cruiser-racer a grande diffusione.

Mustang, Carter 37; Dick Carter

L’incontro con Raul Gardini

Durante questi gloriosi anni, un altro grande nome della vela italiana, Raul Gardini, si innamora dei progetti di Carter e, nel 1971, si fa costruire l’Orca 43. Nel 1973 i tempi sono maturi, Gardini abbandona le barche costruite in serie e commissiona il progetto di uno yacht espressamente concepito per la sola regata: viene finalmente varato il Naif, uno scafo in legno lamellare costruito da Carlini, destinato a stupisce tutto il Mediterraneo per i suoi tre pozzetti indipendenti e la timoneria sdoppiata.

Orca 43; Dick Carter

Con il Naif, Dick Carter raggiunge probabilmente il momento più alto della sua carriera, un anno di successi e progetti incredibili, tra cui anche il meraviglioso 65 piedi Benbow, costruito in acciaio da Royal Huisman nello stesso anno.

Naif; Dick Carter

È solo dopo il 1975, infatti, che il suo estro progettuale intraprende una curva calante, senza però fare ombra su quanto fatto nei dieci anni precedenti: la deriva mobile del Red Rooster diventa la sua cifra di successo, ma il nuovo Regolamento di Stazza, lo IOR (International Offshore Rule), cambia le carte in tavola e lo mette fuorigioco.

Nell’intero corso della sua carriera, sono circa 1800 gli scafi che hanno toccato l’acqua con impressa la sua firma.

Due Carter 37 e il Benbow in mezzo; Vela Cup 2015, Dick Carter al Timone di uno di questi


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