Vendono il Brava, la barca più famosa dello IOR (13.5 m)

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Brava; 1980; Vallicelli
Brava; 1980; Vallicelli

Una scoperta casuale, un annuncio di vendita comparso cercando altro. Quasi non sembra vero, Brava (che ora si chiama Hero) è in vendita a 50.000 euro… Una combinazione di elementi che, è probabile, porterà non poche persone a tentare di accaparrarsela – escluso il sottoscritto, sebbene lo desideri profondamente. Ma, si chiederà qualcuno, perché tanto interesse per una barca vecchia oltre 40 anni?

È presto detto. Brava (13.50 m) non è solo una barca, è un condensato di storia, di personalità e di eccellenze. È anche una barca, certo, la vincitrice di qualsiasi cosa si potesse vincere nel biennio ‘82-83, tra cui un Fastnet. Ma, sotto sotto, è molto di più.

Brava (ora Hero) è in vendita

Icona dello IOR, Brava è forse il primo grande progetto dello studio Vallicelli, suo trampolino verso l’apice della vela. Prima di lei ci furono Argentovivo e Filodatorcere, barche altrettanto grandi, ma Brava è Brava. Tanto è vero che, dopo di lei, fu il turno di Azzurra, challenger alla Coppa America del 1983, e poi le altre e innumerevoli Brava. Ma questa è la prima, la prima Brava di Landolfi, la ‘musa’ di Borlenghi, l’incipit di un’epoca.

Brava in Cantiere a Minnesford
Brava in Cantiere a Minnesford

Brava – tra podi, fama e grandi nomi

Verso la fine degli anni ’70 Pasquale Landolfi (icona dell’offshore e della nautica italiana) è l’armatore di un Canados di serie, progettato dallo studio di Vallicelli. Ma, per la stagione 1980, serve una barca nuova. Gli obbiettivi sono l’Admiral’s Cup e la Sardinia Cup, e Vallicelli è la logica risposta per avverare il sogno. Presto detto, nel 1980 arriva lei, Brava, un dislocamento medio-pesante che lo stesso Vallicelli, successivamente, definisce come particolare, quasi un azzardo.

Le linee d’acqua sono aggraziate e al contempo aggressive, il baglio massimo è molto ampio per la categoria, leggermente arretrato, e le linee prodiere presentano semi-angoli di attacco molto stretti. Lo scafo è di quell’iconico blu cobalto e, il nome, dorato. A bordo e nella realizzazione, tutto è scelto senza badare a spese. Ogni cosa deve corrisponde al top offerto dalla gamma, persino lo scafo, che viene fatto realizzare appositamente in America, dal miglior cantiere nella lavorazione dell’alluminio: il Minneford di City Island, poco fuori Manhattan.

La produzione si rivela eccellente, la barca splendida. Dopo il trasferimento da oltre oceano, l’esordio in regata è ad Alassio, in Liguria, per l’apertura della stagione agonistica. Vento teso, al timone troviamo un asso della vela, lo statunitense John Marshall, presto destinato a rimanere immortalato nella storia insieme al Brava. É la regata di esordio, il vento non demorde e Brava sfugge in strapoggia, sdraiandosi completamente, sull’acqua. Marshall, al timone, si batte inutilmente per riprendere la barca, portandola all’orza. Landolfi è in pozzetto, ormai sott’acqua, lo sguardo è fisso verso poppa, sul fotografo che immortala la scena: un giovanissimo Carlo Borlenghi. È la giornata che svolterà la sua carriera, regalandoci una delle più iconiche sequenze fotografiche dell’intera stagione IOR.

Brava
Brava; Alassio, 1980. Foto di Carlo Borlenghi

Tralasciando il preludio, il risultato del 1980 è un 4° posto alla Sardinia’s Cup. Non abbastanza. Per la stagione successiva si cambia il bulbo e si apportano un paio di modifiche. Niente da fare, la squadra italiana soffre al Fastnet del 1981, 600 miglia durissime, che giungono però come una lezione necessaria. Ora si ha l’esperienza, il tuning è perfetto. Arrivano il 1982 e il 1983 e Brava vince tutto il vincibile, tra cui due campionati italiani, la Sardinia’s Cup del 1982 e, infine, il Fastnet del 1983. È la nascita di un mito, un mito che Pasquale Landolfi non abbandonerà più, diventando l’armatore di riferimento dell’offshore italiana, un’icona della vela, insieme con Brava, cui seguiranno ben sei omonime, quattro One Tonner, un ILC 40 e un IMS 50.

Brava – un’eredità non indifferente

Ecco perché Brava non è solo una barca vecchia 43 anni. È la protagonista di una stagione epica, è la portabandiera dello IOR e la testimone di una passione infinita, quella di Landolfi, che continuerà a portare avanti la vela in Italia, e con lei generazioni di velisti. Sulle sue varie Brava si sono cimentati i più grandi designer e sono cresciuti i più grandi timonieri. Grazie a lui si sono vinte le prestigiose One Ton Cup, le varie Admiral’s Cup e, come se non bastasse, si è avuto modo di vedere Azzurra competere verso la Coppa America, grazie al suo sostegno al progetto dell’Avvocato Agnelli e dell’ Aga Kahn. Tutto, a partire da questa prima Brava, ora in vendita.

Una foto di Brava Q8 all'Admiral's Cup del 1995
Una foto di Brava Q8 all’Admiral’s Cup del 1995

Articolo a cura di Doi De Luise

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7 commenti su “Vendono il Brava, la barca più famosa dello IOR (13.5 m)”

  1. Bellissimo articolo che mi ricorda i tempi della mia gioventù e la passione per la vela, quanti numeri ho comprato della vostra bella rivista

    1. Giornale della Vela

      Massimo, se si abbona potrà leggerne un sacco, di vecchi articoli! Abbiamo digitalizzato i migliori articoli dal 1975 ad oggi e abbonandosi riceverà un codice per poter accedere all’archivio!

      Buon vento!

  2. C’era buriana e faceva freddo, ad Alassio, quando Brava si sdraiava in strapoggia.
    Della sparuta delegazione di “laghee” lariani io facevo parte in qualità di giovanissimo principiante nel mondo dello IOR “grande”.
    Carlo Borlenghi invece era un giovane fotografo dilettante, tanto talentuoso quanto ancora sconosciuto (di solito fotografava i campionati invernali a Lecco, in bianco e nero perché il colore costava troppo!).
    Aveva trovato un passaggio come ospite sul canotto della più famosa giornalista italiana di vela: ma nel momento della strapoggia lei aveva le macchine scariche (c’erano ancora i rullini).
    Il racconto ce lo fece lo stesso Borlenghi, appena rientrato in banchina, con la faccia indimenticabile di un bambino che ha appena incontrato Babbo Natale.
    Continuava a ripetere: ” … ho qui una sequenza… ho qui una sequenza che se è venuta…”
    Poi le copertine delle principali riviste di vela europee .. e il resto è storia.

  3. Mi avete fatto tornare indietro nel tempo !
    Facevo parte dell’equipaggio di BRAVA nel 1989 quando si vinse la One Ton Cup. Francesco De Angelis al timone, Paul Cayard alla randa, Bruno Finzi alle drizze, Lorenzo Mazza e Steve Ericson alle scotte, Paolo Massarini a prua ed io e Pasquale completavamo l’equipaggio.
    Bravi nel rievocare una delle barche ed armatore che hanno segnato parte della storia della Vela italiana.

  4. Settembre 1997, mi arriva una voce che Brava ITA 13000, onetonner progetto Bruce Farr costruito in fibra di carbonio nei cantieri Cookson in Nuova Zelanda, è in vendita. Parto immediatamente ed arrivo a Marina di Carrara, molo ovest. E’ lì sull’invaso, bellissima, con tutto quanto di rispetto nel proprio container ad hoc, fibra di carbonio e tutto ciò che in un’altra qualsiasi barca è in alluminio o acciaio lì è di titanio.
    Con il mio amico Maurizio Curci la acquistiamo immediatamente e viviamo quasi quattro anni delle sensazioni uniche che solo una università della vela come quella ti può dare.
    Riccardo Demi

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