World Sailing, sveglia! La vela è lo sport più inclusivo del mondo. Dimostralo!
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La vela è lo sport più inclusivo del mondo. Ma non sa di esserlo: è stata esclusa dalle Paralimpiadi (ve lo abbiamo raccontato qua), ma basterebbe un semplice cambiamento delle classi scelte per le medaglie olimpiche – non paralimpiche, olimpiche, avete capito bene – per risolvere tutto al meglio dando un messaggio fortissimo al mondo dello sport. Una scelta che spetterebbe a World Sailing, la Federvela Internazionale.
Ecco come, nella proposta di Riccardo Simoneschi, velista plurivittorioso che conosce nel dettaglio la vela olimpica e le dinamiche dirigenziali essendo stato per 20 anni in World Sailing.
Vela e inclusione. Meno parole, più fatti
Tempo fa ho avuto modo di vivere in diretta l’esclusione della vela dalla paralimpiadi assistendo ad una incredibile “dimenticanza” da parte delle persone preposte che ha aperto le porte a tale decisione.
Premesso che trovo l’attuale set up del CIO (Comitato Olimpico Internazionale) quanto di meno inclusivo pensabile (Olimpiadi prima, paralimpiadi dopo, separate etc etc…) sono rimasto stupito dalla reiterata esclusione del nostro sport che, per sua natura (unico, assieme all’equitazione), vanta riconosciute caratteristiche utili all’evoluzione ed al miglioramento delle capacità umane ed è quindi sempre stato utilizzato per il supporto ai meno fortunati di noi.
Molti hanno commentato l’argomento prima di me, quindi io ci provo da una prospettiva diversa che vuole “rilanciare” sulla situazione attuale che vede ai giochi olimpici dieci “classi” che, in sostanza, offrono spazio ad atleti dalle caratteristiche fisiche estremamente simili tra di loro e decisamente intercambiabili, almeno fisicamente, tra una classe e l’altra.
Una scelta dettata non da una visione del nostro sport ma da valutazioni di differente natura che non voglio qui commentare pur conoscendole molto bene.
In questa situazione però la vela potrebbe avere una opportunità unica che la rilancerebbe in termini di popolarità, che le assicurerebbe un primato, e che sarebbe portatrice di un vero e assoluto messaggio di inclusione distanziandoci da quell’immagine super elitaria che da sempre l’accompagna.
Inclusione: termine molto abusato. In sostanza basterebbe togliere uno dei doppioni tra le attuali classi olimpiche (si, doppioni visto che richiedo atleti praticamente uguali) ed inserire una barca tra le tante esistenti che permettono la competizione alla pari tra normodotati e portatori di handicap! Ci sono molte classi che già regatano in questo modo e dove spesso sono gli atleti portatori di handicap a risultare vincitori.
Per fare una cosa del genere la vela non deve chiedere permesso a nessuno, basterebbe scegliere una barca olimpica adatta (ripeto tra le tante esistenti: 2.4, Sonar, Skud, RS Venture, Hansa 303… decidete voi) o progettarne una magari in materiale riciclato.
Un vero messaggio inclusivo e attuale che segnerebbe un’epoca rilanciando l’immagine del nostro sport che esprime già tanti valori. Vorrei proprio vedere il CIO a contestarlo, rendendosi del tutto impopolare…
Riccardo Simoneschi*
*Riccardo Simoneschi (Genova, 1959), da velista, ha vinto innumerevoli titoli, tra mondiali, europei, campionati nazionali. Sia sulle classi olimpiche, che su monotipi di rilievo internazionale.
Nella sua carriera ha ricoperto ruoli internazionali di prestigio come la presidenza dell’ISCYRA (International Star Class Yacht Racing Association) – durante il suo mandato ha “salvato” la Star dall’esclusione olimpica – e all’interno di World Sailing (dal 2000 al 2020). E’ stato direttore sportivo dello Yacht Club Italiano e attualmente è presidente e organizzatore del Nastro Rosa Tour.
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