Nilaya: prime foto del super yacht a vela (46.8 m) ultraleggero e hi-tech

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Nilaya – Foto di Tom van Oossanen
Nilaya – Foto di Tom van Oossanen

Il superyacht Nilaya (46.8 m) – concepito da Nauta Design e Reichel/Pugh – lascia finalmente lo stabilimento Royal Huisman di Vollenhove (Paesi Bassi). La destinazione? Amsterdam, per una nuova e altrettanto delicata operazione, la posa del rigging, ad opera di Rondal. Un evento che non avrebbe nulla di speciale, se non fosse per l’incredibile mole di tecnologia e dimensioni che invece circondano il progetto, primo nel suo tipo, pronto a scardinare gli orizzonti delle tecniche costruttive ad oggi impiegate. Tecniche che cercheremo di approfondire un minimo in quanto non solo innovative, ma anche di derivazione aerospaziale.

Nilaya

Così, mentre il progetto si porta un passo più vicino alla meta, Royal Huisman aggiunge invece un nuovo fiore al suo occhiello e, giustamente, celebra il compimento dell’impresa, condividendo immagini e curiosi insight nelle tecniche impiegate. L’attesissima Nilaya è infatti il primo superyacht a veder utilizzato il nuovo metodo di progettazione del cantiere olandese, il Featherlight, un processo che, come avremo modo di vedere a breve, si avvale di modellazione FEA e che affonda le sue radici nella tecnologia applicata ai veicoli spaziali.

Nilaya – Foto di Tom van Oossanen

Nilaya – Progetto

Dal profilo basso e filante, con un dritto di prua quasi verticale e un ampio specchio poppiero a timoni gemelli, Nilaya recupera gli stilemi dell’omonimo maxi dei suoi proprietari, portando però la tecnica su livelli ancora inediti. Figlia delle matite di Reichel/Pugh e Nauta Design, Nilaya è frutto di un concept e di un’intenzione principale: essere al contempo una lussuosa imbarcazione da crociera e un contender all podio nelle regate per super yacht.

Un obiettivo tutt’altro che semplice e che ha richiesto studi di progettazione completi sia in relazione al carbonio che all’alluminio (Nilaya è un composito dei due), utilizzando la fluidodinamica computazionale (CFD) per ottimizzare al massimo la forma e il bilanciamento dello scafo, lungo ben 46.8 metri. A minimizzare i pesi invece, ha pensato il metodo Featherlight di Royal Huisman, un approccio integrato e multidisciplinare che si concentra sulla riduzione del peso attraverso una tecnologia costruttiva avanzata, simile a quella impiegata dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA).

Nilaya in una Foto di Tom van Oossanen

Fondamentalmente, il processo Featherlight si avvale della Finite Element Analysis (FEA – Analisi degli Elementi Finiti), una metodologia che consente di selezionare e definire già in fase di modellazione sia i materiali che i relativi spessori in ogni singolo componente costitutivo lo scafo, massimizzando così la rigidità dello stesso e riducendo al minimo il dislocamento totale. Ovvero, un’analisi delle resistenze con il metodo FEA integrato alla modellazione parametrica, consente di determinare esattamente il giusto spessore del materiale costituente ognuna delle qualsiasi componenti e posizioni necessarie, raggiungendo così i parametri di progetto con il minimo peso possibile.

Nilaya – il Metodo Featherlight durante la costruzione

Nilaya – Costruzione e risultati

Spostando la teoria nel concreto: attraverso un continuo monitoraggio della gestione del materiale (Alustar e Carbonio) in rapporto alle sue proprietà meccaniche, durante la costruzione del Nilaya, il metodo Featherlight ha permesso di tagliare ben l’11% del peso complessivo rispetto ad una tipica costruzione.

Un risultato particolarmente indicativo, soprattutto considerando che non ha comportato sacrifici di sorta, né strutturali, né in termini di rigidità, lasciando così intatte le qualità dello scafo, un cruiser ad alte prestazioni. Un risultato che non è però solo figlio della tecnica, ma di un intero approccio olistico alla progettazione, alla leggerezza in sé, che muove dall’attenzione alla distribuzione del materiale, fino ai più banali impianti di illuminazione.

Nilaya – Foto di Mike-Tesselaar

Scafo a parte, tanta tecnologia e ricerca sono andati anche nel rigging e nella progettazione delle vele, rispettivamente ad opera di Roland e Doyle Sails, che sono riusciti a trovare soluzioni inedite per riuscire a ridurre il più possibile l’altezza di pesi e baricentro. Si tratta infatti del primo super yacht ad adottare il Structured Luff Sail Design di Doyle, soluzione che ha così permesso di alleggerire l’intero albero, l’armo e le varie componenti di Rondal, riducendo i pesi, e abbassando il baricentro e i coefficienti di resistenza aerodinamica.

L’Albero di Nilaya

Nilaya – Aspetti propulsivi

Infine, oltre alle prestazioni a vela, un ulteriore risultato positivo dell’intero approccio, come del Featherlight, si conclude anche in termini di propulsione, ottenendo un complesso molto più leggero e che, per conseguenza, richiede meno potenza per la motorizzazione, fattore che avvantaggia sia la footprint della barca, che gli spazi interni.

Nel caso di Nilaya, il team di Royal Huisman ha sviluppato un sistema di propulsione “tribrido”, in risposta alla richiesta degli armatori di avere un motore di emergenza per tornare a casa. Sono così offerti tre modi per alimentare l’elica a passo variabile, senza però la necessità di un terzo motore supplementare, o un cambio, risparmiando così ulteriori 2.000 kg. Il suo pacco batterie ha l’ulteriore vantaggio di consentire allo yacht di operare silenziosamente in aree prive di emissioni di carbonio.

Nilaya e il Team di Royal Huisman – Foto di Priska van der Meulen

Nilaya – Scheda Tecnica

 

Lunghezza Fuori Tutto 46.8 m
Baglio Massimo 10.0 m
Pescaggio 4.5 – 6.9 m
Capacità di alloggio 8 – 10 ospiti + 8 equipaggio
Concept & Interior Design Nauta Design
Architettura Navale Reichel / Pugh
Costruttore  Royal Huisman
Materiali Scafo Compositi di alluminio e carbonio

 

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