Ancoraggio in rada, le cinque manovre giuste per non fare danni
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Prima di iniziare: per trovare il posto giusto per l’ancoraggio in rada occorre innanzitutto, quando possibile fare una ricognizione della baia a velocità ridotta.
Solo così ci si può rendere conto delle distanze dalla costa e dalle altre barche, nonché delle profondità che vanno sondate avvicinandosi il più possibile alla riva in modo da avere un quadro completo dei fondali e degli eventuali ostacoli.
Ancoraggio in rada, cosa devi sapere
Nella scelta va tenuta in debito conto la possibilità di abbandonare rapidamente l’ancoraggio in rada se il vento gira e la baia non è più ridossata. Dunque, nelle rade affollate conviene mettersi per ultimi in fondo a tutti, evitando di imbucarsi in spazi ristretti. Ma ciò che è più importante per calcolare la distanza, e quindi il raggio di rotazione, è conoscere le lunghezze di catena calate dai vicini: se voi ne date 5 e gli altri 3, quando il vento gira avete buone probabilità di entrare in collisione.

Pertanto, negli spazi ristretti, occorre chiedere quanta catena hanno calato le barche più prossime alla vostra. L’ancora va sempre calata a barca ferma; con la frizione del salpancora si regola la velocità di discesa della catena in rapporto a quella della barca che arretra.
Una volta data la quantità di catena necessaria (che varia da 5 a 7 volte la profondità), serve verificare la tenuta dell’ancora a marcia indietro aumentando gradatamente i giri.
Adesso passiamo ad occuparci delle manovre per un ancoraggio in rada perfetto.
Ancoraggio in rada – La corretta manovra di ancoraggio
Seguiamo lo schema numerato riportato qui sotto per la manovra “classica” di ancoraggio in rada:
- 1. Si dà fondo con la barca perfettamente ferma.
- 2. Quando l’ancora è arrivata sul fondo si innesta la retromarcia al minimo, mentre l’ancorista continua a calare catena.
- 3. Procedendo in retro al minimo, si cala catena fino a tre volte la profondità e poi si stringe la frizione del salpancora.
- 4. Sempre in retro si fa tendere la catena fin quando sta per entrare in trazione; solo allora si fila ancora catena fino a 5 volte la profondità. Si stringe la frizione e si aspetta che la barca arretri. Quando la catena è tutta stesa, si accelera in retro gradatamente per far penetrare le marre nel terreno.
Ancoraggio in rada – Afforco
Nell’afforcare due ancore occorre decidere a quale distanza posizionarle e quindi l’angolo tra le due catene. Più il vento è forte, più gli angoli dovrebbero essere stretti: dai 60° della figura 1 si dovrebbe passare ai 30°/45° della figura 2.
In realtà l’angolo viene a stringersi da solo quando, all’aumentare del vento, si è costretti a filare più catena. Pertanto conviene sempre tenersi fin dall’inizio con un angolo più aperto. L’afforco ha il vantaggio di ridurre il raggio di rotazione, le imbardate sulle raffiche e ripartire il carico su due linee d’ancoraggio.
Ancoraggio in rada – Appennellaggio
Per aumentare la presa di un ancoraggio in rada si può fissare una seconda ancora alla linea della principale.
Nella figura 1 si utilizza uno spezzone di catena di 3/4 metri fissato sull’occhio (o barra) di grippia della prima.
Nella figura 2, si fissa la seconda ancora direttamente alla prima. Rispetto all’afforco questo sistema, detto appennellaggio, comporta meno manovre ma facendo lavorare due ancore sulla stessa catena, va impiegato con linee d’ancoraggio ben dimensionate.
Ancoraggio in rada – Le manovre per afforcare due ancore
Nella sequenza 1, da sinistra a destra, l’afforco a motore.
Con l’ancora A in tiro, ci si dirige verso il punto B scelto per la seconda ancora con un angolo di 60 gradi. Arrivati sul punto B si dà fondo alla seconda ancora e poi, scarrocciando, si lasca la seconda linea fino a che entrambe hanno la stessa tensione. Questo metodo funziona solo su fondali uniformi e senza rocce.
La sequenza 2 illustra l’afforco con il tender. Meglio tenere la seconda linea di ancoraggio sul gommone, filandola dalla barca faticherete a procedere. Calata la seconda ancora sul punto B si torna a bordo filando la cima.
- Leggi anche: Ancorare in rada con il salmone e il grippiale
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2 commenti su “Ancoraggio in rada, le cinque manovre giuste per non fare danni”
Perfetto ! Da manuale
Ciao, tutto giusto ma un po’ “basico”. Ad esempio, potrebbero essere utile dire che il giunto “Kong”, non va collegato direttamente all’ancora, bensì ad un grillo ben dimensionato tra ancora e giunto. (Rif. D. Zerbinati), questo può evitare rotture del giunto.