Route du Rhum: la regata da problem solving degli italiani
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La Route du Rhum 2022 verrà ricordata come una delle edizioni più ostiche di questa regata, a causa di un meteo molto complesso che ha obbligato tutte le classi a percorrere circa metà percorso di bolina con vento dai 25 ai 40 nodi e un mare a tratti enorme ed incrociato.
Una situazione che ha decimato la flotta e reso la vita molto dura anche agli skipper italiani. Di seguito vi raccontiamo le loro vicissitudini e come le hanno risolte per portare a termine la Route du Rhum.
Beccaria secondo senza stazione del vento
Se stai regatando con i primi ogni dettaglio e ogni particolare diventa decisivo per riuscire a rimanere al top di una regata come la Route du Rhum. Ambrogio Beccaria ha affrontato oltre mezza traversata atlantica senza strumenti del vento, persi in uno dei fronti iniziali della regata a causa dei colpi che la barca ha preso sulle onde. “A quel punto ho pensato che la parte agonistica della mia regata fosse finita” ci ha raccontato una volta arrivato in Guadalupa. “Poi a poco a poco ho cercato di capire come cercare di avere un assetto comunque veloce anche se il pilota non seguiva più la direzione del vento. Per fortuna i nostri piloti hanno anche un sensore sullo sbandamento della barca, e si può regolare l’andatura su questo, impostando un range di angolo di sbandamento. Non era una soluzione perfetta, ma il pilota ha lavorato bene e sono riuscito a restare coi primi” ci ha raccontato lo skipper di Allagrande Pirelli arrivato secondo dietro Yoann Richomme.
Bona stoico nonostante una ferita alla testa e tanti problemi
Non è uno che parla molto Alberto Bona, di conseguenza non ha diffuso molti dettagli durante la regata sui problemi avuti a bordo. La sua Route du Rhum, chiusa all’ottavo posto, è stata però realmente funestata dagli inconvenienti tecnici. Ha perso i sensori della stazione del vento più o meno nello stesso momento di Ambrogio Beccaria, ma poco dopo si è anche ferito alla testa: la sua IBSA saltava sulle onde di bolina, e su una di queste Alberto ha perso l’equilibrio e si è ferito. Obbligato a rallentare, ha contattato l’assistenza medica a terra e fatto un po’ di auto bricolage per mettere a posto il taglio. Nulla che potesse fermare Alberto, che si è lanciato alla caccia della top 5 nonostante tutto, pur subendo un’ultima beffa: il gennaker rotto durante il duello con Carpentier. Un ottavo posto finale che sa comunque d’impresa.
Giancarlo Pedote e la sua barca “zoppa”
Perdere una vela in linea teorica non è un inconveniente grave come disalberare, se si rompe una vela la regata puà continuare. Ma se la vela in questione, il J2 in caso di Giancarlo Pedote Pedote e l’Imoca 60 Prysmian, serve per fare il 50% del percorso allora la questione diventa un problema. Senza il J2 Pedote ha visto le sue opzioni strategiche ridursi drasticamente: non è riuscito ad andare a nord verso un fronte perché ci sarebbe stata troppa navigazione col J2 di bolina, di conseguenza ha perso molte posizioni in classifica, cercando comunque di lottare con le vele che aveva anche se fortemente rallentato. Una volta nell’Aliseo ha cercato di prendersi una rivincita scalando alcune posizioni e dimostrandosi uno dei più veloci tra le barche non di ultima generazione. Come ha detto lui stesso “è stato frustrante, ma la vela è uno sport meccanico e so quanto valgo”.
Andrea Fornaro e la chiglia traballante
Sta concludendo in 21ma posizione la sua fatica anche Andrea Fornaro su Influence. Anche per lui questa Route du Rhum è stata molto complessa: i problemi sono iniziati durante il tempo duro di bolina, quando la chiglia del suo Class 40 ha iniziato a fare dei movimenti sospetti. “Andavo a dormire con la tuta di sopravvivenza per paura che la barca perdesse la chiglia e mi ritrovassi scuffiato” ha raccontato in uno dei suoi messaggi da bordo. Ha effettuato un pit stop alle Azzorre per cercare di metterla in sicurezza e ha proseguito senza forzare troppo la barca. La classifica a questo punto conta poco, conta portare la barca al traguardo e potere dire: ce l’ho fatta!
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1 commento su “Route du Rhum: la regata da problem solving degli italiani”
Siamo orgogliosi di TUTTI V O I e mi arrogo il diritto di parlare anche per quelli che lo sarebbero certamente se conoscessero le loro storie. Complimenti vivissimi.