
Poche parole ma tanti fatti, Alberto Bona porta a termine la sua prima Route du Rhum e la prima transatlantica in solitario sul suo Class 40 IBSA, con un ottavo posto che fa davvero ben sperare per il futuro. Un risultato che è maturato grazie a una prova molto solida nonostante alcuni problemi: un brutto taglio alla testa auto medicatosi, la rottura di un Gennaker nell’Aliseo e anche per lui, come Beccaria, la perdita dei sensori della stazione del vento.
Inconvenienti che lo hanno oggettivamente rallentato e probabilmente gli hanno precluso un risultato più importante, al quale Bona sembra potere ambire. Alberto ha condotto sempre la regata nel gruppo di testa, giocandosela di fatto con i migliori della classe. Un esordio di qualità per il velista torinese che in questi anni ha regatato nella classe Figaro 3, la migliore palestra per poi cimentarsi nelle grandi classiche oceaniche in solitario.
IL RACCONTO DI ALBERTO BONA

“Sono molto contento che sia finita. Come gara è stata durissima! Ho vissuto come un animale per dieci giorni. Arrivare qui è un vero senso di liberazione. E all’ultimo il giro della Guadalupa è stato duro. Vedi la Guadalupa, pensi di essere arrivato, ma non è finita, devi ancora lavorare! Ma sono contento, la nuova barca è andata bene, non ho rotto nulla di grave. Sono orgoglioso di aver portato la mia piccola barca dall’altra parte e di aver concluso con un buon risultato.
All’inizio il mio obiettivo era di rimanere in contatto con i primi della flotta, ma è vero che ero solo all’inizio con questa barca che abbiamo varato solo tre mesi prima della partenza. C’è stato molto lavoro da fare, i ragazzi davanti non stanno certo ad aspettarti! Ma ho trovato il mio ritmo, anche se gli inconvenienti mi hanno un po’ fiaccato il morale. Durante il passaggio del secondo fronte, mi sono fatto un po’ male, una piccola ferita e ho perso gli indicatori del vento. Queste piccole cose si sommano e ti fanno perdere il contatto con i primi. In seguito, ho dovuto ri-motivarmi. Ho avuto una piccola battaglia con Antoine (Carpentier) per il 5° posto. Ero molto preso. Era il mio secondo obiettivo, perché i primi della flotta se ne erano andati; e lì ho strappato il mio gennaker. Credetemi, è stato un secondo colpo al morale.

Quando siamo entrati nell’alta pressione, abbiamo avuto tre giorni davvero superbi sotto spinnaker, anche se è lì che la testa della flotta è scappata. Poi gli alisei si sono rafforzati con burrasche, ed è stato di nuovo molto impegnativo e sportivo. Ora qui voglio cose molto semplici: fare una doccia, mangiare, vedere gli amici che sono qui e godermi la vita!
Onestamente, sono abbastanza stupito da quello che ha fatto Ambrogio. Ha corso ad un livello così alto. Anch’io sono contento perché ho concluso con una barca di cui non avevo esperienza. Essere all’altezza dei grandi nomi della classe è un messaggio importante. Gli italiani ci sono e lavorano sodo”.