Le vele di un Class 40 spiegate dall’ingegnere che le ha progettate
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Dopo una settimana di vita da “sbandati”, con un Oceano Atlantico che ha fatto di tutto per strapazzare i concorrenti della Route du Rhum 2022, per i Class 40, a meno di 2000 miglia dal traguardo, sembra intravedersi la luce in fondo al tunnel. E la luce ovviamente non è altro che l’ingresso degli alisei, che si palesano quando ormai la boa virtuale di metà percorso è stata superata. Forse, usando un po’ di fantasia, l’odore dell’aria inizia a cambiare, il vento si fa più caldo e cambia consistenza, ma la testa degli skipper non può ancora andare verso terra, non quantomeno se si vuole portare a casa un buon risultato.
Gli Alisei significano il saluto definitivo alla bolina e l’ingresso nelle andature portanti. Adesso sarà decisiva, oltre alla strategia degli skipper, anche e soprattutto la velocità della barca. Le vele avranno un ruolo ancora fondamentale, e proprio di loro abbiamo parlato con l’Ingegnere aerospaziale Michele Malandra, disegnatore della North Sails Italia, che ha curato per il Class 40 Allagrande Pirelli di Ambrogio Beccaria il design service, ovvero lo studio di varie opzioni di piano velico da adattare alla carena di Allagrande (un lavoro un po’ diverso come leggerete rispetto alla progettazione della singola vela n.d.r.). Prima di leggere le parole dell’Ingegnere e scoprire come sono nate le vele della barca di Beccaria, andiamo a vedere costa stanno facendo i nostri in Oceano.
Route du Rhum – Cosa fanno gli italiani
I nostri riflettori sono sempre puntati sui Class 40, dove Ambrogio Beccaria occupa adesso la quinta posizione e Alberto Bona su IBSA Group è in settima. Andrea Fornaro invece dopo una sosta tecnica alle Azzorre, per un controllo alla chiglia che mostrava qualche problema, è ripartito e naviga a ridosso della quindicesima posizione.
Beccaria e Bona sono nel gruppetto di testa, tra le imbarcazioni che potenzialmente si andranno a giocare il podio, al netto della fuga di Yoann Richomme in testa che non sembra intenzionato a lasciare spiragli agli avversari.
Beccaria nelle ultime 24 ore sembra essere stato meno efficace del solito, probabilmente l’autopilota che non può lavorare più in “modalità vento” ma solo bussola inizia a pesare sul passo di Allagrande, anche se la parte di regata fisicamente più dura per lo skipper sembra alle spalle. Si è riportato in coda ai primi Alberto Bona, che invece ha cercato di tenere un ritmo molto alto nelle ultime 24 ore per rimanere agganciato alla testa della corsa. Entrambi restano comunque in corsa per un risultato importante e hanno delle carte da giocare per questa seconda parte di percorso.
Route du Rhum – Come nascono le vele di un Class 40
Dopo il commento di Pietro Luciani sulla configurazione delle vele, e quello di Tommaso Stella sulle drizze e le manovre di un Class 40 la parola passa a un altro super tecnico, l’Ingegnere Malandra della North Sails che ha studiato varie opzioni di piano velico per Allagrande Pirelli.
Gli abbiamo chiesto quante vele ha un Class 40 e come un disegnatore può “giocare” con il piano velico per ricercare le massime performance della carena. E ovviamente abbiamo parlato anche delle vele per le andature portanti che saranno indispensabili adesso negli Alisei.
La libertà progettuale sulle vele dei Class 40
“C’è moltissima libertà progettuale sul piano velico”, ci ha spiegato Michele. “I paletti grossi sono due: l’area massima sommata di randa e fiocco che ha un limite, e il divieto di utilizzare il carbonio. Il primo limite in realtà lascia molti spazi, perché è possibile distribuire in modo vario le superfici tra randa e fiocco. Nel caso di Ambrogio io mi sono occupato di fare degli studi aerodinamici di diverse configurazioni di piano velico (li chiamiamo design service), soprattutto per quanto riguarda la distribuzione della superficie randa-fiocco. Con i nostri software possiamo fare simulazioni molto precise su varie tipologie di piano, e anche simulare come la barca reagisca alle regolazioni. Il disegno dei profili delle singole vele poi è stato fatto dai colleghi francesi, che hanno un backgroung enorme in queste classi.
Fare uno studio aerodinamico significa anche per esempio decidere a che altezza mettere gli attacchi delle vele e quindi le uscite delle drizze nell’albero, un’altra opzione su cui il regolamento dei Class 40 lascia spazio di movimento ai progettisti.
In questa fase di studio è cruciale capire quale sia il piano velico migliore in base alla chiglia disegnata dai progettisti, Gianluca Guelfi e Fabio D’Angeli nel caso di Allagrande Pirelli.
“Il piano velico da solo non va da nessuna parte” puntualizza Malandra. “Il mio lavoro è quello fare il giusto accoppiamento tra quello che c’è sopra con quello che c’è sotto. Abbiamo fatto delle simulazioni su cosa comportasse per la barca ogni tipo di piano velico analizzando le forze e i momenti prodotti, abbiamo passato queste analisi al progettista che le ha valutate in base alla caratteristiche della parte immersa della barca. A parità di forma delle vele abbiamo per esempio valutato quali fossero i migliori angoli di rake (inclinazione dell’albero sull’asse prua-poppa).
C’è un limite all’escursione del boma verso poppa, la cui trozza deve essere 80 cm dentro il limite di poppa. Quando nelle simulazioni muovevamo il piano velico avanti e indietro dovevamo fare i conti con questo limite, e capire quanta area spostare in testa alla randa quando andavamo indietro con l’albero. Spostando l’albero indietro devi decidere se vuoi mantenere una data superficie di randa e quindi allungarla verticalmente, o se diminuire la sua superficie e aggiungerla al Solent. In pratica si tratta alla fine di una scelta di compromesso tra parte aerodinamica e componente immersa. Avendo pensato una barca con l’assetto molto a poppa la superficie della randa doveva fare i conti con quel limite degli 80 cm.
Con quali materiali sono fatte le vele di un Class 40 e quante ce ne sono a bordo?
“Abbiamo fatto una randa in aramidico con 3 mani, un solent/J1 su garrocci con un terzarolo verticale sempre in aramidico, J2 stesso materiale, ma rollabile con stecche verticali, e poi la tormentina/J3. A queste vele sono stati aggiunti due Code 0 Helix in poliestere , uno da testa d’albero e uno frazionato, uno per aria leggera e una da vento. E poi abbiamo realizzato tre asimmetrici, uno su ogni altezza di drizza, A2-A4-A6. Per le andature portanti l’inventario è quindi molto ricco. Rispetto a un gennaker d’equipaggio queste per i solitari sono però delle vele un po’ diverse: i gennaker da solitario possono navigare anche ad angoli più stretti di quelli previsti per eventualmente limitare i cambi di vela. E in generale quello di rendere “tolleranti” i cambi tra le varie vele si fa anche con quelle da bolina.
Allagrande Pirelli è invece l’unico Class 40 della flotta con il bompresso orientabile, un’opzione che poteva aprire delle scelte poco convenzionali. “C’era molto spazio che si apriva grazie al bompresso orientabile a livello di progettazione. Avremmo potuto fare sicuramente delle vele più “rotonde” per provare a puntare ad angoli alla poggia più pronunciati. Significava però fare una vela troppo specifica e poco adattabile alla navigazione in solitario dove una vela deve potere lavorare in modo efficace anche se usata un po’ fuori dai suoi range di angolo”. Parola di disegnatore e Ingegnere aerospaziale.
Mauro Giuffrè
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1 commento su “Le vele di un Class 40 spiegate dall’ingegnere che le ha progettate”
quelle grosse pieghe che vanno dall’inferitura della prima e seconda stecca della randa di Beccaria, verso il punto di clew della randa denotano una tensione di regolazione necessaria a chiudere lo svergolamento ma in una vela di questo livello non si potrebbero evitare ? piccole pieghe ok ma rilevate di vari cm alterano sicuramente lo scorrimento sopra e sottovento innescando turbolenze nocive…si può avere una risposta da persone competenti come chi le ha costruite per esempio? grazie