Route du Rhum: la vita a bordo di un Class 40 al passaggio del fronte

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IBSA – ALBERTO BONNA

La Route du Rhum è partita da poco più di due giorni ma davvero tanto è successo in questa fase iniziale di regata che ha avuto anche gli italiani come protagonisti, in particolare modo tra i Class 40. In queste ore i primi Ultim stanno navigando tra le Azzorre e il Portogallo, gli Imoca 60 hanno passato Finisterre e i Class 40 stanno completando l’attraversamento del Golfo di Biscaglia. Si contano alcuni ritiri, tra cui quello di Armel Le Cleac’h tra gli Ultim per la rottura di una deriva, mentre tra gli Imoca 60 Damien Seguin ha disalberato dopo la collisione con un cargo, per fortuna senza conseguenze per lo skipper.

Andiamo a vedere come stanno andando gli italiani e, insieme a un super tecnico, il velista oceanico Pietro Luciani, scopriamo come si naviga in queste ore a bordo di un Class 40 in condizioni dure come quelle che stanno incontrando gli skipper.

Route du Rhum – I Class 40 italiani danno battaglia

Ambrogio Beccaria – Allagrande Pirelli

Occhi puntati sui Class 40, dove in regata ci sono Ambrogio Beccaria con Allagrande Pirelli, Alberto Bona con IBSA e Andrea Fornaro con Influence, mentre tra gli Imoca 60 c’è Giancarlo Pedote con Prysmian Group.

In evidenza ci sono Beccaria e Bona che tra i 40 stanno conducendo la regata bel gruppo di testa della flotta. Entrambi navigano in top 10 con un distacco dal leader Corentin Daguet inferiore alle 20 miglia. Beccaria è entrato spesso in top 3 confermando spunti ottimi con la nuova barca, Bona è apparso molto solido sia come strategia che velocità, a conferma che il mezzo c’è e lo skipper anche.

Video – La partenza alla Route du Rhum vissuta da Alberto Bona

Più staccato Andrea Fornaro, che limita comunque il distacco intorno alle 40 miglia. Il ritmo da tenere è altissimo, i primi Class 40 stanno bolinando mure a sinistra a 10 nodi di velocità in condizioni dure, con vento superiore ai 30 nodi e mare formato, mentre stanno attraversando il primo fronte previsto sul percorso.

Si nota la zona senza vento che sbarra la strada ai Class 40 e anticipa l’arrivo del secondo fronte

A seguire ci sarà una probabile zona senza vento da attraversare, prima dell’arrivo di un secondo fronte, più forte e nervoso del primo. Tanta bolina insomma, con un aliseo che sembra quanto mai lontano e compresso molto a sud, del quale i concorrenti godranno probabilmente solo nella parte conclusiva della regata.

L’arrivo del secondo fronte tra 24 ore

L’obiettivo delle prossime 48 è capire come gestire il passaggio nella zona senza vento e l’arrivo del secondo fronte, oltre il quale finalmente si potrebbero aprire le andature portanti.

Route du Rhum – L’avaria al J2 di Allagrande Pirelli


Ambrogio Beccaria su Allagrande Pirelli ha lamentato un’avaria all’attacco del J2, il fiocco da vento forte molto utile in queste ore. Sta navigando con il Solent terzarolato cercando di stringere i denti in attesa di trovare una soluzione, un fatto che apre la riflessione su come preservare la barca in queste condizioni non facili. Per analizzare le condizioni di vita a bordo e come configuare la barca in questa situazione ne abbiamo parlato con uno specialista: Pietro Luciani, Vice Presidente della Class 40, e grande esperto di queste barche avendo partecipato a bordo dei 40 a numerose prove oceaniche.

Route du Rhum – navigare in Class 40 verso il fronte

Pietro Luciani, velista con lunga esperienza tra i Class 40 e vice Presidente della classe

Con quale configurazione di vele naviga un Class 40 di bolina, con vento oltre i 30 nodi? Ci siamo posti questa domanda analizzando il meteo che stanno affrontando i nostri, e in aiuto c’è l’esperienza di Pietro Luciani: “Come vele da bolina il corredo prevede il solent (J1), il J2 o trinchetta e poi hanno un J3 che è la tormentina e risponde alle regole delle Offshore Special Regulations. Per un Class 40 siamo intorno ai 12 mq di tormentina, la trinchetta ha una superficie massima di 32 mq, il Solent può arrivare a 55 mq e gli skipper che hanno il Solent sui garrocci ce l’hanno anche terzarolabile (Come Ambrogio Beccaria n.d.r.)”.

“Per il fronte” prosegue Luciani,  “useranno il J2 o J3, il primo ce l’hanno praticamente tutti avvolgibile, anche per rendere il passaggio da 2 e 3 più agile. In pratica possono alternare le due vele senza uscire dal pozzetto. Il problema è che tra 2 e 3 c’è un bel salto di metri quadri e il 3 è veramente piccolo per come lo vuole World Sailing. Per gli scow il cambio vela tra  2 e 3 è superati i 35 nodi. Il prossimo fronte è generato da una depressione giovane e incontreranno 25-40 nodi di base e raffiche più forti vicine ai 50 se lo prendi a nord. Se lo prendi un po’ più a sud sono 25-30 con raffiche a 38. A nord serviranno due o tre mani alla randa e J3, viceversa un po più a sud J2 e un paio di man. Per la configurazione che hanno gli scow difficilmente prenderanno la terza mano”.  

Facile immaginare come la vita a bordo non sia delle più comode: “Non sono condizioni in cui la barca è tanto veloce e si blocca sull’onda successiva come avviene al lasco con vento forte,e li rischi di farti male all’interno cadento. Il problema è che la barca sbatterà comunque tanto e sarà veramente scomoda. Sta molto agli skipper trovare una posizione confortevole per riposare e questa dipende anche da dove hai messo la stazione navigazione, di solito dormono li vicino. Hanno speso molto nel bordeggio e non credo che abbiano fatto sempre matossage (lo spostamento di tutti i pesi di bordo, vele attrezzatura etc, per ottimizzare l’assetto della barca n,d,r,), sicuramente invertivano i ballast ma il bordeggio è stato complicato e può darsi che il matossage per alcuni bordi lo abbiano messo in standby. In queste condizioni la ricetta è quella di avere preparato molto bene la barca e avere anche un po’ di fortuna perché non puoi controllare tutto e alcune cose non puoi vederle. Più l’hai preparata bene più sai cosa dovere controllare e a cosa corrisponde ogni singolo rumorino. Le barche parlano tanto e gli skipper devono avere il tempo anche di conoscerle, che è la cosa più difficile per chi ha varato barche non tanto prima della partenza”.

Mauro Giuffrè

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