I tre amici che sono dietro alla barca 100% italiana della Route du Rhum
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Mentre aspettiamo la partenza della Route du Rhum vi raccontiamo una storia italiana. Al 100%. Quella dei tre amici (uno ben conosciuto, gli altri lo saranno presto) Ambrogio Beccaria, Gianluca Guelfi ed Edoardo Bianchi. Amici ai tempi dell’università e che adesso con il Class 40 AllaGrande sono gli artefici del progetto tutto italiano e tra i più ambiziosi e “fuori dal coro”, con la sua prua tonda e lo scafo “piatto”, della regata (3.542 miglia in solitario senza scalo da Saint-Malo, in Bretagna, a Pointe-à-Pitre in Guadalupa, una delle sfide più epiche della vela atlantica).
- Leggi anche: AllaGrande, che barca è il bolide di Beccaria
Chi c’è dietro alla barca di Beccaria?
Ebbene “Alla Grande Pirelli”, ideata e costruita “addosso allo skipper” come un abito sartoriale, è il frutto di un lavoro titanico in cui lo skipper Ambrogio Beccaria, primo e unico vincitore della Mini Transat (2019) ha coinvolto due compagni di università, Gianluca Guelfi ed Edoardo Bianchi, amici con i quali ha condiviso il corso di laurea in Ingegneria navale al Polo Marconi di La Spezia. Tutti e tre, dai quei banchi universitari sono partiti per una brillante carriera nautica fatta di viaggi all’estero, collaborazioni prestigiose, sperimentazioni di successo e progetti imprenditoriali ambiziosi.
Ma non si sono persi per strada e quando si è trattato di mettere insieme le forze per tentare una nuova sfida, non ci hanno pensato due volte. Di certo sono un bel terzetto: Ambrogio il navigatore di talento, Gianluca il progettista con il pallino dell’oceano ed Edoardo il costruttore “malato” di foil e velocità. Tutti e tre formano il “core team” che sta dietro il Class 40 “Alla Grande” ed essendo italiani rappresentano anche un perfetto esempio di “Made in Italy” nel campo della vela oceanica. Anzi, a dirla tutta si tratta di un terzetto ‘allargato’ perché è italianissimo anche Fabio d’Angeli, socio di Guelfi e co-progettista della barca.
Un “dream team” italiano che fa paura
Era dai tempi di Pasquale De Gregorio che nel 2001 prese parte al Vendée Globe con il suo Imoca 60 “Wind” e da quelli in cui Andrea Mura vinse nel 2014 la Route du Rhum con l’Open 50 “Vento di Sardegna”, entrambi progettati da Umberto Felci, che una barca 100% non si presentava al via di una regata oceanica. Incredibile, è solo la terza volta con il team Beccaria-Guelfi-Bianchi. E volete sapere perché questo nuovo trio giovane può essere davvero pericoloso per gli avversari? Di Beccaria, milanese, abbiamo già scritto tanto. A 31 anni che è un fuoriclasse lo dice il suo stesso palmares velico. Ma gli altri due?
Gianluca Guelfi, cresciuto a pane e idrodinamica
Gianluca Guelfi (nato in Toscana nel 1988) è nato con i Class 40 sui quali ai tempi dell’università ha impostato la sua tesi di laurea: si era impuntato a mettere più volume a prua di questa classe oceanica di 12,19 metri. Un concetto che negli anni seguenti è stato poi applicato in maniera sistematica a tutta la flotta. Ma soprattutto Gianluca ha imparato tutto quello che poteva su queste barche da Bert Mauri, artigiano fuori dal comune e specialista dei compositi che di tutti i Class 40 italiani è stato il vero “papà”.
Più tardi Guelfi si è trasferito tra Lorient e La Rochelle, in Francia. Qui ha lavorato con il maestro Marc Lombard e intanto frequentava l’ambiente dei Mini 6,50, fatto di tanti appassionati e piccole barche super tecnologiche spesso pensate al pub e costruite in garage.
Dopodiché ha fondato insieme ad altri colleghi una società di ricerca scientifica, la A2V, al servizio di barche a motore da lavoro che sfruttano l’efficienza dell’aerodinamica per migliorare le performance energetiche. Uno dei suoi prototipi, in pochi mesi dalla realizzazione del progetto, è stato scelto dall’armatore Peschaud International e messo subito in servizio in Gabon. Gianluca Guelfi ancora oggi vive in Francia e dopo la realizzazione di “Alla Grande” in collaborazione con il socio Fabio d’Angeli, ha appena finito di progettare un nuovo Mini 6,50 Proto da far correre in oceano.
Edoardo Bianchi, quel gusto innato per la velocità
Anche Edoardo Bianchi è un’altra testa niente male, con l’amore per la velocità scolpito nel DNA. Nato a Varese nel 1985, ma genovese a tutti gli effetti, è stato due volte olimpico sui Tornado (Olimpiadi di Atene 2004 e Pechino 2008).
Ma soprattutto per la sua tesi di laurea si è lanciato in un’impresa folle: la progettazione e realizzazione di Whites Dragons, un catamarano volante con dei V foil ispirati ai prototipi degli Anni 50 e albero rotante capace di sfrecciare sull’acqua a oltre 30 nodi. Un progetto pazzesco durato diversi anni e in cui ha coinvolto yacht club, aziende nautiche e artigiani liguri.
E che non solo gli ha fruttato il massimo dei voti alla laurea, ma gli anche aperto le porte del prestigioso cantiere Persico Marine dove ha lavorato in qualità di Project Leader e con cui ha costruito l’AC75 italiano che ha corso la 36° edizione della Coppa America.
Dopodiché Edoardo è messo in proprio fondando a Genova la San Giorgio Marine, appena nata e già realtà di eccellenza nella lavorazione del composito e che offre servizi e assistenza per barche a vela sportive di altissimo livello.
Insomma avete capito? Ambrogio, Gianluca ed Edoardo sono tutti e tre grandi professionisti infaticabili e ambiziosi che riescono a coniugare passione per la vela, ingegneria navale e applicazioni pratiche. Aspettiamo di vedere cosa combinerà “Alla Grande” in questa Route du Rhum, ma per questi ragazzi la sfida di sicuro è già vinta.
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