
Le prue scow, ovvero quelle dai volumi anteriori rotondi, sono il futuro e il presente degli open oceanici, e forse non solo di questi, dato che hanno completamente rivoluzionato le prestazioni di barche come i Mini 650, i Class 40, e in parte anche degli Imoca 60. Non esistono più di fatto barche vincenti in regate Oceaniche dotate di prue “classiche”, un fatto che sancisce un’evoluzione del design dalla quale difficilmente si tornerà indietro.
Gli scow potranno avere un futuro anche nel mondo della crociera? Presto per dirlo, ne abbiamo parlato con il “guru” Sam Manuard, il progettista francese che ha disegnato il Class 40 IBSA di Alberto Bona e che è considerato come uno dei designer più di successo del momento in Oceano. L’intervista integrale, con i contributi dei progettisti italiani Gianluca Guelfi e Oris D’Ubaldo, sarà pubblicata sul numero di novembre del Giornale della Vela, edizione cartacea.
Prue Scow – La parola a Sam Manuard

Il concetto che si persegue con la realizzazione degli scow è quello di evitare di sprofondare la prua sott’acqua. Negli scow la prua invece di tagliare l’acqua, rimarrà alta su questa. La forma è così larga e piatta da creare una portanza idrodinamica che aiuta la barca ad avere anche un po’ di lift per staccarsi dalle onde. Questa tipologia di prue si è dimostrata molto più efficiente nelle andature portanti con onda rispetto alle prue standard e in generale sono molto efficienti in qualsiasi andatura che abbia onde dai 60° di angolo in poi”
Prue Scow – Un futuro in crociera?
“Ogni tipologia di design ha alcuni pro e altri contro. L’inconveniente principale della prua scow è il violento sbattere di bolina con mare formato a causa della forma e della quantità dei volumi anteriori della barca. Ti piacerebbe davvero sbattere così durante una crociera con amici e familiari? Non credo. Tuttavia, potremmo prendere questo concetto, lo scow, e smussarlo un po ‘in modo da ottenere alcuni dei vantaggi senza penalizzare troppo l’andatura con onda contraria e quindi proporlo, con caratteristiche differenti, anche per imbarcazioni non da regata”.
Prue Scow – Il progetto del Class 40 IBSA di Alberto Bona
“La barca di Alberto è quella che potremmo definire come una carena allround, che però mostrerà il massimo delle sue performance in condizioni di forte vento di poppa. Per ottenere questo obiettivo, ovvero controllo e performance in poppa con vento forte e buone prestazioni medie in tutte le altre condizioni, abbiamo aumentato gli sbalzi di prua, che è alta sull’acqua, e di conseguenza abbiamo complessivamente ridotto la lunghezza della linea di galleggiamento”.
Mauro Giuffrè
IL SERVIZIO COMPLETO SUL NUMERO DI NOVEMBRE DEL GIORNALE DELLA VELA EDIZIONE CARTACEA
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2 commenti su “Il fenomeno delle prue scow spiegato dal “guru” Sam Manuard”
Per la crociera sembrera’ di essere dentro una lavatrice come con i catamarani credo …una cosa veramente antipatica.. rimontera’ agilmente il vento e stringera’ di bolina o perderà’ tanto in scarroccio??? Se sei sotto riva puo’ essere piu’ pericoloso?? In oceano il problema ovviamente non sussiste ma nelle crociere e nel piccolo cabotaggio mi sa dI si….BUON VENTO
È maravigliosa l’evoluzione tecnologica degli scafi, che da sottili ed allungati son divenuti larghi in poppa ed ora larghi e stondati anche in prua. Per evitare che “sbattano” di bolina potrebbe avere senso creare un’appendice alta ed affusolata a prua come nelle navi dei vichinghi? Come si comporterebbe uno scafo vichingo con una bella deriva e due bei timoni, ed un armo moderno?