“Allo yacht di Ennio Doris preferisco la mia barca di 5 metri!”
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“Qualche anno fa, dopo la notizia che ad Ennio Doris era stato consegnato il suo nuovo yacht di 60 metri extra lusso, numerosi amici mi hanno scritto facendo battute varie, tipo: “Ma Alby, fatti anche tu un trimarano, no? Purché Made in Italy… si capisce!”; oppure: “Sei stato invitato?” (alla cerimonia del varo, ovviamente); o ancora: “… considerato che è così bello (lo yacht di E. Doris) fatti invitare a fare un giro, no?!”. Ho risposto “Preferisco lo Sparaglione!”. Lo Sparaglione è la mia barca a vela”.
Il lanzino napoletano, barca da pesca o da regata?
Questa è la testimonianza di Albino Esposito, ex dipendente di Banca Mediolanum che dichiara agli amici il suo amore, e ammette che al maxi yacht di Ennio Doris preferì la sua piccola barca di 5 metri. Il nome di questa barca è quello di un pesce diffuso nel Mediterraneo e nel Mar Nero, il sarago sparaglione (Diplodus annularis) appartentente alla famiglia degli Sparidi. Tra tutti i saraghi lo sparaglione è il più piccolo, e difficilmente supera i 20-25 centimetri di lunghezza. E anche lo Sparaglione è un’imbarcazione piccola, con i suoi 5 metri di lunghezza fuori tutto. È un “lanzino napoletano”, una piccola lancia che pare fosse nata come barca da pesca. Com’è noto le barche da pesca dovevano però essere anche barche veloci. I pescatori infatti facevano a gara per rientrare prima in porto, e poter vendere così per primi il pescato. Così nel tempo i lanzini sono diventate vere e proprie barche da competizione, con tanto di regate con equipaggi di tre persone che, per esempio hanno visto spesso contrapposti i lanzini napoletani contro quelli liguri. Il grande successo del lanzino ha portato nel tempo a stabilire precise regole di stazza, come quella che fissava a 4,60 metri la lunghezza dello scafo, trasformando di fatto il lanzino in un monotipo. Nonostante il successo però questo monotipo non è mai entrato nei circoli e nei circuiti ufficiali, continuando comunque a divertire ed appassionare gli affezionati. Tra alcuni degli abitanti della zona che va da Coroglio a Pozzuoli, infatti, la tradizione dei lanzini napoletani è ancora forte.
Il costruttore dello Sparaglione fu il maestro d’ascia Daniele Fiorentino, detto martelluccio d’oro, che operava nel Borgo Santa Lucia di Napoli, in un locale oggi sede del Reale Yacht Club Canottieri Savoia. Negli anni compresi tra il 1933 e il 1942 Daniele Fiorentino costruì in tutto una decina di esemplari, e tra questi anche lo Sparaglione. Dalla sigla riportata sullo specchio di poppa infatti, si intuisce che l’anno di costruzione sia il 1935. È evidente la differenza tra i lanzini del periodo 1933-1942 e quelli costruiti successivamente al 1942 dal maestro d’ascia Gennaro Fiorentino, figlio di Daniele.
La storia dello Sparaglione raccontata dal suo proprietario
“Mio zio, il fratello di mio padre, acquistò lo Sparaglione intorno al 1980. Io l’ho ereditato alla sua morte, una ventina d’anni fa. Di recente, l’ho fatto restaurare e rimettere a nuovo, negli anni 2015/2016. Il costo del restauro, frazionato negli anni, è stato superiore a 15.000 euro. Attualmente il valore stimato dello Sparaglione è di 30.000 euro, ma si tratta di un valore puramente convenzionale. In realtà lo Sparaglione, che è rimasto probabilmente l’unico esemplare esistente al mondo della sua generazione originale (composta da un totale di circa 10 esemplari) è un pezzo di cui è impossibile stabilire un autentico valore commerciale. Il suo valore storico, culturale e sentimentale è inestimabile: è un autentico gioiellino. I maestri d’ascia del cantiere che lo avevano in lavorazione hanno fatto un lavoro lento, lungo e meticoloso, impiegando alla fine circa due anni. Durante i lavori di restauro di tanto in tanto mi mandavano delle foto, per informarmi circa lo stato di avanzamento dei lavori. Una volta, io risposi che apprezzavo molto il loro lavoro e trovavo che lo Sparaglione stava venendo molto bene. Mi rispose Rosario Di Candia, uno dei due figli del maestro d’ascia senior, Salvatore, maestro d’ascia anche lui: “Ci fa molto piacere sapere che vi piace, ma guardarlo da vicino è tutta un’altra storia: è da tenerlo in salotto, non in acqua”.
Nel suo genere è come una Ferrari. Ma non una Ferrari commerciale, da strada: una Ferrari da circuito, da pista. Quando a lavoro finito Salvatore Di Candia mi consegnò lo Sparaglione, in occasione del nuovo “varo” mi disse, con tono garbato e soft, sorridendo vagamente: “È proprio una bella barca…certo, bisogna saperla portare… non è una cosa da tutti…”. Tradotto, fuori dal linguaggio dolcemente diplomatico, il messaggio era: “guarda che è una barca splendida, ma molto pericolosa; bisogna saperla pilotare, o rischi di farti del male”. Già. Esatto. Proprio così. Ne sono perfettamente consapevole. Ed infatti, non sono mai uscito in mare, da solo, sullo Sparaglione.
Ho dei ricordi d’infanzia, quando a Procida i vecchi mi raccontavano di marinai inesperti che erano usciti dal porto e non erano mai più ritornati. In molti casi non se n’era saputo mai più niente, in qualche raro altro caso era stata ritrovata la barca, vuota, al largo della costa spagnola, vicino a Gibilterra (l’effetto dei venti e delle correnti…). Una volta, mi raccontavano i vecchi, pare avessero trovato a bordo del relitto alla deriva un cadavere, rinsecchito dalla fame e dalla sete. Certo, oggi non sarebbe più così: con i satelliti ed i GPS è molto più difficile perdersi in mare, senza più essere ritrovati. Ma sarebbe comunque molto pericoloso avventurarsi in mare aperto senza avere la piena padronanza della guida del natante.
Così tra i miei sogni ad occhi aperti c’è quello di imparare, un giorno, ad andare a vela in maniera affidabile e sicura, per me e per gli altri, e di “uscire” con lo Sparaglione insieme a qualche persona amica, dando così realizzazione al famoso sogno di Dante:
Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento
e messi in un vasel, ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio;sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ’l disio.
La scheda tecnica dello Sparaglione
Costruttore: Daniele Fiorentino
Numero di costruzione: 6
Modello: Lanzino di Coroglio
Anno di costruzione: 1935
Materiale scafo: legno mogano e spruce
Rivestimento ponte coperta: legno di iroko
Zavorra (imbarcazione a vela): deriva mobile
Lunghezza fuori tutto: 5 metri
Linea galleggiabilità: 30 cm.
Larghezza: 1 metro e 20 cm.
Stazza lorda: 120 kg.
Velocità max: 10 nodi
Tipo natante: a vela
Comando: timone a barra
ATTREZZATURA VELICA
Numero alberi: 1
Costruttore: Daniele Fiorentino
Materiale: abete
Anno di costruzione: 1935
Tipo armamento: Marconi
Superfice velica: mq 26
Numero boma: 1
Numero tangoni: 1
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