Perché una barca a vela sbanda? Ce lo spiegò Luca Brenta
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Uno dei grandi progettisti italiani, Luca Brenta (che ha iniziato nel 1976 costruendo una piccola barca da lui progettata in un garage ed è arrivato a realizzare barche come i Wally e ha reiventato i daysailer con la serie B), racconta in un memorabile articolo apparso sul Giornale della Vela negli anni ’90 in parole semplici cosa accade quando una barca naviga sbandata e come renderla più veloce. Perché una barca a vela sbanda? Grazie all’equilibrio di forze.
Perché una barca a vela sbanda
“Uno yacht che naviga sbandato è sottoposto all’equilibrio di tre forze contrastanti: la spinta del vento, la spinta di …Archimede e la forza peso.
Consideriamo uno yacht fermo e sbandiamolo, il volume d’acqua spostato varia e troviamo così una spinta esercitata dall’acqua sullo scafo tale da opporsi alla variazione del volume immerso.
Tuttavia questa forza non è in grado di bilanciare da sola la forza sbandante del vento, ed è per questo che generalmente le derive sono zavorrate in modo da fornire un’ulteriore spinta raddrizzante. E’ evidente a questo punto che prima si raggiunge l’equilibrio tra il momento sbandante e il momento raddrizzante dello yacht, meglio si naviga, cioè con più tela a riva, meno sbandati, e quindi lo yacht può sfruttare meglio il suo potenziale di velocità.”
L’enciclopedia dei grandi progettisti
Non a caso il Giornale della Vela inserì Luca Brenta nell’enciclopedia dei grandi progettisti degli anni ’90. Perché tutte le barche hanno una prua e una poppa ma quello che le rende inconfondibili una dall’altra è la firma, quella del progettista…
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Ti è piaciuta la “semplicità” di Luca Brenta? Clicca sulla copertina qui sotto per sfogliare l’enciclopedia dei grandi progettisti degli anni ’90 sul Giornale della Vela numero 3, aprile 1991.
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