Europeo Optimist, chi sono gli azzurrini che hanno fatto il pieno di medaglie
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Un oro, un argento, due bronzi, vittoria della Nations Cup e tutta la squadra azzurra nei primi 10 posti (su 250 partecipanti). Non potevano andare meglio i nostri ragazzi al Campionato Europeo Optimist di Søndeborg in Danimarca.
Tutti gli azzurri protagonsiti dell’Europeo Optimist
Andiamo a vedere chi sono i giovanissimi della vela che ci hanno fatto sognare (e chi sta nel “backstage”, ovvero gli allenatori), iniziando dalle ragazze: un vero e proprio trionfo del lago di Garda.
Emilia Salvatore, la forza della costanza
A vincere l’oro femminile, conquistando il titolo di Campionessa Europea, è Emilia Salvatore. Portacolori della Fraglia Vela Desenzano, 14 anni (è nata il 22 gennaio 2008), allenata dal coach Davide Ferrari, Emilia ha letteralmente dominato per tutta la regata, grazie alla sua costanza.
Dopo una buona partenza, intervallata dallo “scivolone” di un 20° posto, ha letteralmente acceso il turbo: 2-11-3-20-1-1-2-1-1 i parziali della serie. Pensate che l’atleta gardesana ha chiuso la manifestazione con ben 26 punti sulla seconda classificata, la tedesca Clara Sigge. “Già l’anno scorso Emilia aveva condotto la classifica per metà campionato, ma poi era stata penalizzata dal vento forte, sue condizioni non ideali. E invece questa volta è andata alla grande“, ci ha raccontato il coach della nazionale in Danimarca Simone Gesi.
Bianca Marchesini, la vela nel sangue
Al terzo posto c’è un’altra italiana. Bianca Marchesini, medaglia di bronzo. Un vero e proprio talento la quasi dodicenne (è nata il 25 agosto 2010) in forza alla Fraglia Vela Malcesine e allenata da Nicole Galazzini: la vela le scorre nelle vene: è figlia del Direttore Tecnico della vela azzurra Michele e della velista ex olimpica di 470 Emanuela Sossi.
Aurora Ambroz, in alto i colori adriatici
Ma non è finita qui: al sesto posto c’è Aurora Ambroz (nata il 6 marzo 2007), che ha tenuto alti i colori “adriatici” del Circolo della Vela Muggia. Un bel risultato nell’ultimo anno di Optimist di Aurora. Sarà contento il coach Maurizio Scrazzolo, che ha allenato tanti talenti, tra gli ultimi anche Rebecca Geiger.
Artur Brighenti, il gardesano d’argento
Passiamo alla classifica maschile. Artur Brighenti si è dovuto “accontentare” dell’argento, dopo aver lottato fino all’ultimo, anche con una protesta, nei confronti del greco Iason Panagopoulos, nuovo Campione Europeo. Anche Brighenti fa parte della “scuola gardesana”.
Il giovanissimo (nato il 5 maggio 2011) regata infatti per i colori del Centro Nautico Bardolino ed è allenato dal coach Michele Gallina (che allena anche Leandro Scialpi, 10° finale).
Andrea Tramontano conquista il bronzo
Il bronzo è ancora italiano: è andato ad Andrea Tramontano, classe 2010, atleta del Reale Yacht Club Canottieri Savoia di Napoli. Complimenti a lui e al suo allenatore Emilio Civita che lo allena con costanza nel golfo di Napoli. Ottima la prestazione, infine, di Gabriele Maria Viti, portacolori della LNI Ostia (allenato da Paolo Mariotti), che ha chiuso in quinta posizione.
Il coach Simone Gesi “Abbiamo rischiato il colpaccio!”
“Vista la giovanissima età dei ragazzi, questo risultato alla vigilia ci pareva impensabile, il campo di regata era di quelli difficili – ci racconta il coach Simone Gesi – è una grande soddisfazione, un gruppo di atleti eccellente. Ha funzionato tutto bene, i ragazzi sono stati bravissimi, non hanno mai mollato fino all’ultima prova. Il merito è tutto dei ragazzi e dei loro allenatori. Noi non abbiamo fatto altro che garantire loro la massima serenità e tranquillità per affrontare le regate.
Mi ricordo che giovedì mattina, primo giorno di finali della flotta “gold”, ci siamo confrontati telefonicamente con il guru della meteorolorgia Alessandro Pezzoli, che segue la squadra olimpica svedese e anche Alberto Bona nella sua avventura in solitario.
Con i consigli di Alessandro, si è fatto un vero e proprio capolavoro. In una prova le ragazze hanno fatto prima, seconda e terza. I maschi secondo, terzo, quarto e quinto. Sapevamo di dover spingere al massimo perché sabato non si sapeva se le condizioni meteo ci avrebbero permesso di regatare (alla fine poi una prova, tirata tirata, ne è uscita fuori). Peccato, per pochissimo non siamo riusciti a vincere l’oro anche tra i maschi. Ma va alla grande così!”.
Il Team leader Marcello Meringolo: “Eccezionale veramente”
Mai vista un’Italia così: “È un risultato eccezionale – commenta il Team Leader Marcello Meringolo – chiudiamo questo Europeo con quattro ragazzi su sette sul podio. Per le ragazze, un grandissimo risultato con la vittoria di Emilia Salvatore, sul podio insieme a Bianca Marchesini, bronzo. Tra i maschi complimenti ad Artur Brighenti per il podio, peccato per l’ultima prova con la quale avrebbe potuto portare a casa la vittoria, andata poi al greco Panagopoulos, ma voglio sottolineare che ha fatto un grande campionato e che ha solo 11 anni.
Ottimo Tramontano, anche lui meritatamente sul podio al terzo posto, e bravissimi anche gli altri, Aurora Ambroz sesta, Gabriele Viti e Leandro Scialpi rispettivamente quinto e decimo. Abbiamo partecipato a sette europei – conclude Meringolo – e per la sesta volta torniamo a casa vincendo la Nation Cup come migliore squadra, siamo felicissimi”.
Focus: Facile e diffusa. Che barca è l’Optimist
Criticato, bistrattato, accusato di essere vecchio, eppurecome in buona parte d’Europa (differente il discorso nell’emisfero sud), l’Optimist è ancora la barca più numerosa nell’attività velica destinata ai bambini. Disegnato nel 1947 dall’americano Clark Mills, lungo appena 2,35 metri, sbarca in Europa a metà anni ’50 e oggi conta oltre 300.000 nuovi giovani velisti ogni anno, numeri impressionanti che da soli basterebbero a cancellare ogni critica.
La sua fortuna è dovuta ad alcuni fattori: i punti forti dell’Optimist sono la costruzione semplice, il prezzo contenuto, la leggerezza, il rig essenziale, un piano velico intuitivo da regolare, e una generale facilità di conduzione.
La costruzione, in vetroresina, si articola sostanzialmente su tre elementi: lo scafo, il bordo e la panchetta che fa da sostegno all’albero, la paratia centrale con la cassa di deriva. Una costruzione essenziale, per un peso finale di 35 kg che consente anche a un bambino di trasportarla a terra su un carrellino, o di prenderla a braccio insieme a uno o due compagni di squadra per spingerla in acqua.
L’albero è un “palo” che non consente alcuna preflessione, anche perché non c’è nessuna attrezzatura a bordo che possa fletterlo. Tramite la regolazione del piede si può gestire il rake, ovvero l’inclinazione diagonale verso poppa, per rendere la barca più o meno orziera a seconda del peso del velista e delle condizioni meteo.
La vela, dalla particolare forma quadrata, è regolata dalla scotta, da un tesa base, dal vang e dal picco e collegata all’albero attraverso una serie di stroppetti non essendo prevista una canaletta. La regolazione del picco è una delle più importanti: è decisiva nel controllo del grasso sulla vela, ma risulta facilmente visibile agli occhi del velista. Una piega diagonale attraverserà la vela avvisando il giovane optimista che il suo picco non è cazzato a dovere.
L’Optimist è una barca facile e maneggevole, consente in pochi giorni a qualsiasi bambino di manovrare. Questo non significa che sia però una barca facile da portare al 100%.
La sua semplicità la rende perfetta per la scuola vela. Basta pensare che uno dei metodi classici del primo giorno di scuola prevede di mettere a bordo il bambino senza vela, e farlo muovere solo con lo spostamento del peso e le correzioni di timone, prendendo così rapidamente confidenza con le reazioni della barca che anche in questo caso saranno decisamente intuitive.
Dal punto di vista della scuola vela nessun bambino, anche quelli fisicamente più minuti, è inadatto a questa barca. Per chi decide invece di proseguire su un percorso agonistico il punto di vista cambia. La forma dello scafo, con la particolare prua quadrata, obbliga i più tecnici a un lavoro continuo di spostamento del peso in base al vento e alle condizioni dell’onda. La giusta attenzione a questo dettaglio cruciale causa delle differenze di velocità macroscopiche, ed è così che si scava il solco tra chi entra in sintonia con la barca e chi invece rimane al livello della scuola vela.
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