Così è rinata Moby Dick, barca mito della vela anni ’70
IL REGALO PERFETTO!
Regala o regalati un abbonamento al Giornale della Vela cartaceo + digitale e a soli 69 euro l’anno hai la rivista a casa e in più la leggi su PC, smartphone e tablet. Con un mare di vantaggi.
La nuova vita di una barca, riportata ai suoi antichi splendori, è sempre una buona notizia. Lo è ancor di più se è è un mito della vela italiana, il Moby Dick, 42 piedi progetto di Doug Peterson. Se poi è anche la storia di un armatore che l’ha posseduta a metà degli anni ’70, l’ha venduta e dopo 40 anni se l’è ricomprata per farla rivivere, allora questo racconto si tinge di passione e amore
L’incredibile storia del Moby Dick
Era il 1977, Cowes, isola di Wight, Inghilterra. Il 42 piedi Moby Dick della famiglia Bortolotti, con a bordo un equipaggio di italiani che non superano i 30 anni, arriva secondo nella Channel Race.
Un grande risultato. Moby Dick conclude al 17° posto tra le migliori 57 barche del mondo in rappresentanza di 19 nazioni. Siamo all’Admiral’s Cup, il campionato del mondo a squadre nazionali di tre scafi per nazione. Il top della vela mondiale. Moby Dick lungo le prestigiose banchine di Cowes, il tempio della vela europea, è una delle barche più ammirate. Non solo perché si è dimostrata velocissima, ma anche perché è un’opera d’arte che solo in Italia sanno realizzare. E il mondo lo sa.
Prima parte. La costruzione di Moby Dick
L’ha costruita il cantiere di Peppino Gallinari ad Anzio, famoso per aver realizzato anche le barche di Giulio Cesare Carcano, come il Vihuela. Gallinati le costruisce in legno lamellare. Per Moby Dick Peppino utilizza quattro strati incrociati e incollati a 45° di legno Okumè da 6 millimetri, il più leggero in circolazione. Null’altro. La costruzione è talmente perfetta che batte per rigidità e leggerezza quelle in alluminio, a torto ritenuto allora il materiale più idoneo per realizare una barca da regata.
Seconda parte. Il progetto di Moby Dick
Il progetto poi è di quello statunitense che ha fatto vedere i sorci verdi al nostro fuoriclasse Tino Straulino, quando si è presentato nel 1973 in Sardegna con una barca autocostruita dal nome Ganbare. La prima barca progettata da Doug Peterson non vince per un errore ad un giro di boa, ma rivoluziona il mondo della progettazione.
Le sue barche sono più leggere e con minore superficie immersa di tutte le altre. In due parole sono più veloci e completamente diverse dalle altre.
Moby Dick, classe two tonner IOR, è uno dei migliori disegni usciti dalla matita di Peterson. Ed è anche bellissimo, oltre che veloce. Grigio con una semplice linea bianca, la poppa e la coperta in teak a listelli fanno capire che era pur sempre una barca di legno, costruita da un mastro d’ascia moderno.
Terza parte. L’armatore
In questa storia di rinascita di un mito ci manca il protagonista, l’armatore appassionato e innamorato della sua barca che molla e riprende, come in una storia d’amore. Si chiama Lorenzo Bortolotti, chi ha frequentato i campi di regata d’Italia e del mondo sa benissimo chi è.
Vi diciamo solo che in quegli anni ’70 è un mito per chi, come me, lo segue da allora. Fortissimo al timone, taciturno, nelle regate lunghe non dorme quasi mai e sa motivare il suo equipaggio. Dimenticavamo, fa regate con la sua famiglia da quando è un ragazzino. E le sue barche le conosce come le sue tasche.
E’ lui l’anima di Moby Dick, senza Lorenzo non saremmo qui a parlare di questa bella storia di vela.
Bortolotti, solo per citare qualcosa del suo enorme curriculum, ha vinto campionati del mondo, è stato il boss di una campagna di Coppa America, ha contribuito a far nascere la classe Maxi. Adesso ha residenza Montecarlo e vende (anche) gli Swan.
Quarta parte. Perché far rinascere Moby Dick
Cosa ha fatto Lorenzo, ed è qui il nocciolo di questa storia? Lorenzo ha recuperato la sua gloriosa barca di famiglia, quarant’anni dopo. Ha riconquistato e fatto rinascere proprio quel Moby Dick, il two tonner di Peterson costruita da Gallinari. Perché è, malgrado tanti altri Moby Dick che la sua famiglia ha posseduto, quella a cui è più affezionato. Che ha amato di più, di cui ha ricordi memorabili.
La sua però non è un’operazione nostalgia. E’ il recupero di un patrimonio di famiglia, che deve servire anche a trasmette alle nuove generazioni della sua famiglia la sua passione per la vela, per il mare e per le belle barche. Moby Dick è uno dei migliori esempi di come una bella barca è intramontabile.
Un oggetto senza tempo: d’arte? Probabilmente si.
L.O.
Guarda le foto del recupero di Moby Dick
ABBONATI E SOSTIENICI: TI REGALIAMO LA STORIA DELLA VELA
Se apprezzi il nostro lavoro e il nostro punto di vista sul mondo della vela, abbonati al Giornale della Vela! L’abbonamento annuale costa solo 49 euro e ti facciamo un regalo unico: accedi all’archivio storico digitale del Giornale della Vela e leggi centinaia e centinaia tra i migliori articoli apparsi sulle pagine del GdV dal 1975 ai giorni nostri! SCOPRI DI PIU’
SCOPRI IL CANALE YOUTUBE DEL GIORNALE DELLA VELA
Ogni giorno interviste, prove di barche, webinar. Tutta la vela, minuto per minuto. Ma in video! CLICCA QUI per iscriverti, è gratis!
ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER
Per rimanere aggiornato su tutte le news dal mondo della vela, selezionate dalla nostra redazione, iscriviti alla newsletter del Giornale della Vela! E’ semplicissimo, basta inserire la tua mail qui sotto, accettare la Privacy Policy e cliccare sul bottone “Iscrivimi”. Riceverai così sulla tua mail, due volte alla settimana, le migliori notizie di vela! E’ un servizio gratuito e ti puoi disiscrivere in qualsiasi momento, senza impegno!
Condividi:
Sei già abbonato?
Catamarani fuori dal coro per il 2025: guarda questi modelli
Catamarani 2025: quattro multiscafi per crociere da sogno
Ultimi annunci
I nostri social
Iscriviti alla nostra Newsletter
Ti facciamo un regalo
La vela, le sue storie, tutte le barche, gli accessori. Iscriviti ora alla nostra newsletter gratuita e ricevi ogni settimana le migliori news selezionate dalla redazione del Giornale della Vela. E in più ti regaliamo un mese di GdV in digitale su PC, Tablet, Smartphone. Inserisci la tua mail qui sotto, accetta la Privacy Policy e clicca sul bottone “iscrivimi”. Riceverai un codice per attivare gratuitamente il tuo mese di GdV!
Può interessarti anche
C’è tutto lo spazio che vuoi a bordo del “piccolo” Lagoon 38 (11 m)
Spazio, ultima frontiera. No non stiamo parlando di una nuova serie di Star Trek bensì del nuovissimo Lagoon 38, ultimo arrivato della linea di catamarani del cantiere francese, che ricalca le innovazioni introdotte su Lagoon 43. Le novità più evidenti
Classe 2000: 5 ‘nuove’ barche da 40 a 60 piedi diventano Classic Boat (14-19 m)
Anno nuovo, nuove Classic Boat: arrivano le ‘Classe 2000’. Apriamo l’anno sul fronte ‘classic’ parlando di quei progetti di inizio XXI secolo che, nei prossimi 12 mesi, compiranno ben 25 anni dal loro primo varo, classificandosi così come Classic Boat.
Fountaine Pajot 44 (13 m): il catamarano per la crociera “estrema”, anche elettrico
Se si pensa a dei catamarani spaziosi come una villa al mare, adatti al charter ma anche alla crociera con numerosi ospiti, non possono che venire in mente anche i Fountaine Pajot. Campioni di comodità, sono tra i catamarani a
Nautor Swan a caccia di ultraricchi. Esplode il mercato dei superyacht
Partiamo da un presupposto. Nel mondo (dati 2024) ci sono 2.769 miliardari (ovvero coloro che detengono almeno un miliardo di dollari statunitensi) e i loro patrimoni ammontano a 15 mila miliardi di dollari. Gli ultraricchi sono 200 in più rispetto