Partecipare alle regate d’altura sapendo di perdere. Ma divertendosi un sacco
IL REGALO PERFETTO!
Regala o regalati un abbonamento al Giornale della Vela cartaceo + digitale e a soli 69 euro l’anno hai la rivista a casa e in più la leggi su PC, smartphone e tablet. Con un mare di vantaggi.
Si può partecipare alle regate d’altura per semplice passione, voglia di condividere un’esperienza con un equipaggio di amici e parenti. In una parola, per divertirsi. Abbiamo chiesto a Marco Cohen, imprenditore cinematografico milanese, di raccontarci come riesce a divertirsi partendo per una regata d’altura sapendo già che non vincerà.
Leggete e capirete che, veramente, l’importante è partecipare. Ecco la sua ricetta.
Sull’aperitivo siamo fortissimi
I triangoli li ho sempre odiati, fino dai tempi della matematica a scuola. Li ho sopportati per una decina d’anni quando, col mio primo J/24 e poi J/92, solcavo il Tigullio.
Regatina, bagno con vinello a rinfrescare l’animo, qualche invernale, ma sempre protetto da un golfo sorridente e placido come la zona delle calme equatoriali.
Fino a che un giorno, spinto da un amico che mi invitava a uscire dalla mia comfort zone, ho scoperto la 151 Miglia di Roberto Lacorte. Un’illuminazione: una regata che profuma di notte e di mare aperto ma senza mai farti perdere di vista la terra, attraverso le sue isole.
Perfetta per un velista un po’ coniglio come me, degno figlio d’arte di suo padre, che si trova più a suo agio a maneggiare la carta dei vini piuttosto che quella dei venti.
Ho preso confidenza con la 151 e poi ho raddoppiato con la Giraglia Rolex Cup. Dal 2016 non ho più perso un colpo.
Quest’anno siamo finalmente tornati a riprendere le nostre abitudini.
Passi la primavera a bestemmiare su tutti i lavori da fare per mettere a posto la barca, sull’equipaggio che non ti fila mollandoti in modalità solitaria appena c’è da sistemare qualcosa. Poi arriva fine maggio e come ogni anno il miracolo si compie:
Inizi a consultare a cazzo 12 siti metereologici con improbabili previsioni a 20 giorni, a mandare messaggi motivazionali manco fossi Jose Mourinho alle varie chat 151, Giraglia, Dajenu (Dajenu è il nome della creatura presa assieme al mio socio, più ciclista che navigante, Claudio Gabbai, un Mat 1010 progetto di Mark Mills che come ogni scarrafone è bello a babbo suo) e ad avvisare chiunque ti stia attorno che, per una ventina di giorni, non potranno contare sulle tue piene facoltà mentali. Mia moglie e a volte i miei soci sostengono che non ci possono contare manco nel resto dell’anno ma questo è un altro discorso.
Regate d’altura: la 151 Miglia “alcolica” a bordo di Dajenu
Il 2 giugno 2022 partiamo finalmente per la 151 Miglia, con il mio equipaggio storico. Fedeli al nostro motto “sull’aperitivo siamo fortissimi”, mentre gli altri sbarcano i pesi superflui, noi carichiamo di tutto e di più.
Il nostro velaio, Roberto Westermann, un giorno disse vedendo le nostre operazioni di imbarco: “A proposito di imbarco, sembra di essere al check-in della British Airways” .
Prendiamo di tutto, vento inesistente da Tigullio in partenza, ma poi una brezza ruffiana ci porta verso la Corsica. Pigliamo 20\25 nodi sul naso in Giraglia giusto per ricordarci come si fa e poi ci dirigiamo verso la fatal Elba. Per chi non ha un Maxi, ed è famigliare con questo percorso, è facile capire il senso di questa frase. Mentre già temiamo una seconda notte lunga, arriva a soccorso un sud amichevole che ci porta a Punta Ala subito dopo mezzanotte.
Prima, alle formiche di Grosseto, in pieno tramonto brindiamo con Spirit of Dajenu, distillato di agrumi preparato con mani amorevoli dall’amico che mi ha consigliato di smettere con i triangoli e iniziare a navigare. Sulla gradazione di questa amorevole bevanda mi appello al quinto emendamento.
Chiudiamo con un 13° posto su 32 dignitoso per noi, considerando il tasso alcolico e l’assoluta mancanza di ogni genere di allenamento e preparazione.
Arriva la Giraglia
Il tempo di passare in ufficio, con un sorriso ebete stampato in faccia, giusto per ricordarsi quello che mi sarei perso la settimana dopo dovendo allontanarmi nuovamente per la Rolex Giraglia.
Altro giro, altro regalo (si fa per dire perché i miei amichetti che fanno la Sanremo-St Tropez , dicendo “così ti portiamo la barca” in realtà hanno come obiettivo primario la sottrazione degli omaggi dello sponsor dalla sacca armatore) e altro equipaggio.
Quest’anno sono spariti i russi e gli Swan, ma che dire St Tropez c’est toujours St Tropez e ritrovarsi in barca con gli amici del gruppo “forsailing” dell’anno precedente è sempre stupendo. Avendo come dicevo abolito da tempo ogni forma di allenamento e preparazione, mentre prendiamo il solito aperitivo con le ostriche, realizzo che effettivamente è un anno che non li vedevo.
Molto rosé e champagne conditions sulle regate costiere, mentre per la Giraglia ci prepariamo a una traversata in condizioni molto molto Tigullio. Erano anni che non vedevo intere zone bianche, nel modello raffiche di Meteo Lamma, a Capo Corso.
Da questa foto sopra si capisce come il modello meteo ci avesse azzeccato.
Risolviamo un po’ di problemini ai frenelli del timone che ci rallentano, ma viste le condizioni non ci preoccupano e tre paste dopo arriviamo la notte di venerdì a Genova tenendo medie pedonali ma che ci consentono di arrivare comunque entro il tempo massimo.
Sul risultato finale anche qui mi appello al quinto emendamento e mi do appuntamento alla Copa del Rey a Palma a inizio agosto. E’ vero che i bastoni della baia di Maiorca sono pur sempre simili ai triangoli, ma ci penseranno la paella e la sangria del Real Club Nautico (sensazionale) a renderli più curvi.
Marco Cohen*
*Chi è Marco Cohen
Marco Cohen, produttore cinematografico e appassionato velista, si descrive così: “Marco Cohen, Interista, filosofo, taglia 54 e nei momenti belli 56, produttore di film necessari per me e per la mia famiglia. Ho riabbracciato la vela a 37 anni dopo l’ennesimo infortunio a calcio quando ho realizzato che è l’unico sport che si può fare da seduti e con un bicchiere in mano.
Fino a 25 anni risse famigliari su un J/24, Fiesta, col mio gemello Daniele e nostro padre Corrado, detto il vascello fantasma perché anche quando non ci vedevano, ci sentivano, poi di nuovo un J/24, un J/92 s e dal 2016 il mio amato Dajenu di Mark Mills. Mezzo veloce e di classe finito impropriamente nelle nostre mani, più adatte a prendere in mano l’apribottiglie che il timone”.
Condividi:
Sei già abbonato?
Catamarani fuori dal coro per il 2025: guarda questi modelli
Catamarani 2025: quattro multiscafi per crociere da sogno
Ultimi annunci
I nostri social
Iscriviti alla nostra Newsletter
Ti facciamo un regalo
La vela, le sue storie, tutte le barche, gli accessori. Iscriviti ora alla nostra newsletter gratuita e ricevi ogni settimana le migliori news selezionate dalla redazione del Giornale della Vela. E in più ti regaliamo un mese di GdV in digitale su PC, Tablet, Smartphone. Inserisci la tua mail qui sotto, accetta la Privacy Policy e clicca sul bottone “iscrivimi”. Riceverai un codice per attivare gratuitamente il tuo mese di GdV!
Può interessarti anche
Sail GP: team Australia vince ancora. L’Italia migliora ma è solo sesta
Se qualcuno cerca emozioni forti da una regata, consiglio davvero di andarsi a vedere le prove del SailGP che si sono disputate oggi ad Auckland (in realtà questa notte essendo la NZ 12 ore avanti). Questi F50 sono davvero sorprendenti
Ciao Matteo. Una valanga si è portata via uno dei migliori velisti italiani
Un notizia terribile ha sconvolto la vela italiana che perde uno dei suoi velisti più rappresentativi, Matteo Auguadro, 48 anni, travolto da una valanga insieme ad altri due sci-alpinisti mentre stavano risalendo il crinale est di Punta Valgrande, sulle Alpi
Mini Globe Race, chi sono i 12 “pazzi” che girano il mondo su minibarche di 5,80 metri
Prende il via l’11 gennaio la seconda tappa della “Globe 580 Transat”, transatlantica da Lanzarote ad Antigua (3.000 miglia) in solitario in stile “essenziale” che si corre a bordo dei minuscoli monotipi autocostruiti Globe Class 580 (la prima tappa era
Ernesto De Amicis va in wingfoil da soli tre anni ed è già Campione del Mondo
Ernesto De Amicis, giovanissimo atleta, classe 2008, nato a Napoli e “residente” nel Reale Yacht Club Canottieri Savoia, si è rapidamente imposto vincendo tantissimo nel Wing Foil: una breve ma densissima carriera culminata con la vittoria del campionato del mondo
1 commento su “Partecipare alle regate d’altura sapendo di perdere. Ma divertendosi un sacco”
Piacevoli racconti di vita. Grande spirito (anche quello di Bacco….)! Apprezzo assai. Grazie.
Sandro B.