La storia della vela all’Argentario Sailing Week. Tutti i vincitori

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argentario sailing week
Argentario Sailing Week 2022

Trenta barche, equipaggi provenienti da otto nazioni, 117 anni di storia della vela in mare. E’ stata festa vera la 21ma edizione dell’Argentario Sailing Week organizzata dallo Yacht Club Santo Stefano e dal Comune di Monte Argentario. Non solo per le condizioni meteo perfette (tre giorni di vento da Ovest e infine lo Scirocco con punte d’intensità oltre i 20 nodi), ma soprattutto per le protagoniste, le barche classiche e d’epoca.

Le barche protagoniste all’Argentario Sailing Week

Ognuna con una fantastica storie. Basta scorrere i primi tre classificati nella categoria Vintage Aurici, ad esempio, per rendersene conto.


Argentario Sailing Week 2022 – Vintage Aurici – I vincitori

Partiamo dalla barca vincitrice nella categoria Vintage Aurici, lo Scud del “signor Luna Rossa” Patrizio Bertelli.

Scud è una delle due opere d’arte (l’altra è Linnet) della scuderia di Bertelli (noto collezionista di barche, qui la sua “collezione”) disegnate dal Leonardo Da Vinci della progettazione velica, lo statunitense Nathanael Greene Herreshoff (1848-1938).

Scud Argentario sailing week
Lo Scud di Patrizio Bertelli

Herreshoff, chiamato il mago di Bristol, che fu il vero inventore delle barche moderne. Basta ricordare che inventò la pinna con la zavorra posta il più in basso possibile. Di fatto rivoluzionò la stabilità sotto vela, ideò anche il primo sistema di compenso che permette a barche di diverse dimensioni di competere per la vittoria finale indipendentemente dalle misure. Scud è uno dei gioielli più significativi e di successo disegnati da Herreshoff.

Scud è il dodicesimo yacht varato dal cantiere dello stesso Herreshoff nel 1904 di una serie di tredici barche identiche della classe “Bar Harbor 31-footers”, lungo fuoritutto 14,80 m, al galleggiamento 9,60 e largo fuoritutto 3,20 m.  Questa classe era nel 1903 la più piccola barca da crociera in grado anche di partecipare a regate di club. Scud è uno dei più recenti acquisti di Bertelli che ha affidato il restauro filologico a Federico Nardi dell Cantiere Navale dell’Argentario. Presenza fissa al timone (c’era anche all’Argentario) il fuoriclasse brasiliano Torben Grael.

Maurizia Falone Percivale lo ha intervistato per noi.


Torben Grael: “La vela è un insieme, come un concerto”

Il commento in banchina è stato: “SCUD? Ha fatto una regata impeccabile; una autentica lezione di vela. Si sono meritati di vincere”.

Torben Grael all’Argentario Sailing Week

Velocemente raggiungo Torben Grael, che già avevo conosciuto e intervistato (per il Giornale della Vela) a New York, durante il pit stop della VOR 2006/7. Si trova in compagnia di Andrea, la moglie velista che era a bordo di Recluta. E’, giustamente, rilassato e disteso.

“In questa regata abbiamo sfruttato i nostri punti di forza. In questa ultima giornata, quella decisiva, dovevamo vincere, con più vento abbiamo navigato bene. La barca è molto competitiva. È diversa dalle altre perché è una barca molto potente, ha una forma di scafo con molta potenza e l’albero molto basso; e se soffriamo un pochino con il vento leggero, con il vento più forte la barca è fortissima.

E poi abbiamo fatto le scelte giuste: siamo partiti bene, la barca cammina bene con questa aria, siamo andati dalla parte giusta, scelto le vele giuste, abbiamo anche un ottimo spinnaker…

La vela è un insieme, come un concerto.

Aggiungi che abbiamo un equipaggio in stile Coppa America. Tutti molto bravi…tutto molto sincronizzato quando fai le manovre; l’insieme ti dà serenità…”

Gli chiedo di Pietro d’Alì, che ho incontrato al mattino e che era a bordo di Scud. Sorride, piacevolmente. Alza lo sguardo in alto a sinistra – segno di concentrazione per poter dare la risposta giusta:

“Pietro è un grande osservatore, una persona che ha una esperienza di vela fortissima. Ce l’ha nelle vene la vela. Ti aiuta moltissimo. Mi piace sempre lavorare con Pietro perché ti dà le informazioni sempre giuste e poi regola bene la vela; è anche sempre di buonumore…” continua sorridendo con piacere. Si sente che ama tutto il suo team, che li stima e che è grato per il loro operato.

Passo a chiedergli del suo prossimo grande sogno: “Io, sinceramente, vorrei vedere Luna Rossa vincere la Coppa America. Perché una persona come Patrizio se la merita, è da anni che ci prova e sarebbe bellissimo”. Bravissimo Torben. Con il trascorrere del tempo diventi sempre più grande.

(M.F.P.)


Torniamo alla regata. Alle spalle di Scud, nei Vintage Aurici, si è piazzata Marga.

L’avevamo vista filare a 13 nodi con 25 nodi di vento l’anno scorso a Le Voiles de Saint Tropez e ce ne siamo innamorati.

1910. Marga nasce in Svezia su ordine della regina Vittoria di Baden per partecipare alle Olimpiadi del 1912 a Stoccolma.  Si classifica quarta ma stupisce tutti per le linee rivoluzionarie, con una poppa larghissima per quei tempi, ideate da C.O. Liljegren, un progettista scandinavo con oltre duecento scafi all’attivo.

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Il 10 metri Stazza Internazionale Marga. Costruito nel cantiere Hästholm di Stoccolma, partecipò alle Olimpiadi del 1912, armatrice la regina svedese Vittoria di Baden. Scoperto da Alessandra Angelini abbandonato in un cantiere a Fiumicino è stato restaurato e ora è tornato a nuova vita. Colpisce la modernità delle linee disegnate 111 anni fa.

2014. Alessandra Angelini, 38 anni, ingegnere aerospaziale con una passione esplosiva per la vela che pratica con il Nacra 17, una delle derive più acrobatiche e difficili, incontra Marga abbandonato a secco nel cantiere Tecnomar di Fiumicino.

Non sa che barca è, ma se ne innamora. Dopo una lunga investigazione, scopre che è Marga, e fa parte della classe 10 Metri Stazza Internazionale che ha partecipato alle Olimpiadi del 1912 e 1920, ne sono state costruite solo 20. Con il fratello Igino e l’amico di Tomas De Vargas Machuca, collezionista di auto d’apoca, decidono di restaurarla riportandola allo stato originale sino all’ultimo rivetto dello scafo in mogano. Unica concessione, viene installato un motore entrobordo.

Una rivista svedese del tempo la descrive come uno scafo robusto con forme aggressive, perfino un po’ brutali, ma con la velatura più bella che mai abbia avuto un’imbarcazione svedese. Proprio vero.

Sempre nei Vintage Aurici, al terzo posto troviamo Chinook (m. 17,82) è uno dei quattordici New York 40 costruiti tra il 1916 e il 1926 per i soci del New York Yacht Club, che regatavano ad armi pari con barche uguali nelle acqua di Newport. Oggi se ne contano non più di quattro esemplari ancora naviganti, tra cui Rowdy (1916) e Marilee (1926).

Chinook

L’armatore è Paolo Zannoni, 73 anni, oltre ad essere innamorato del suo gioiello a vela, è chairman del board di Prada, è stato presidente di Autogrill, presidente di Dolce e Gabbana Holding e segretario del consiglio di amministrazione di Beretta Holding.


Argentario Sailing Week 2022 – Spirit of Tradition –  I Vincitori

Nella categoria Spirit of Tradition primo posto per Toi et Moi il modern classic Alessandro Maria Rinaldi costruito da Dykstra nel 2018.

Toi et Moi in regata all’Argentario

Al secondo posto Midva del velista/illustratore Davide Besana. Il Three Quarter Ton (10,61 metri) in lamellare di mogano, costruito nel 1982 e diventato famoso in tutto il Mediterraneo per avere vinto la Giraglia qualche anno fa. Una vittoria diventata mitica per questo progetto di Ron Holland (Boris Grilanc vide al salone di Genova lo Swan 371 e chiese a Ron Holland i piani per costruirne una copia un po’ più piccola in legno) costruito da Petronio e Pecarich.

Midva all’Argentario Sailing Week

Al terzo posto, Hanni II di Bjorn Hedlund.


Argentario Sailing Week 2022 – Classici – I vincitori

Un’altra barca mitica, fresca di refit, ha trionfato nella categoria riservata alle barche classiche: Il Moro di Venezia I, di Massimiliano Ferruzzi. La barca da cui la saga del Moro ha preso le mosse.

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Il Moro di Venezia all’Argentario Sailing Week

Il progetto (firmato German Frers) del Moro di Venezia I, costruito dal cantiere Carlini in legno lamellare a sette strati su ordinate in lamellare di acacia, è datato 1976 e in occasione delle regate di vele d’epoca corre tra i Classici. Varata nel 1976 e capostipite della classe italiana di Maxi Yacht IOR, è stata voluta da Raul Gardini, l’ex re della chimica italiana. Le successive imbarcazioni recanti questo nome hanno fatto la storia della vela italiana, regatando in Coppa America.

Nel 1977 ha vinto in Inghilterra la Channel Race e l’anno successivo ha attraversato l’Atlantico per partecipare alle regate del SORC e dominare la classica Miami-Nassau. Ha partecipato al drammatico Fastnet del 1979 e detenuto il record della Barcolana dal 1987 al 2005.

Al  secondo posto, Crivizza di Ariella Cattai e Luigi Rolandi. Un III Classe RORC (Royal Ocean Racing Club), lungo 11,52 metri, progettato nel 1958 dall’inglese Alan H. Buchanan e varato nel 1966 dal cantiere Apollonio di Trieste. Nel 2019 la barca ha compiuto il periplo dell’Italia con Mauro Pelaschier per promuovere il rispetto del mare attraverso la Charta Smeralda della One Ocean Foundation. 

Crivizza all’Argentario Sailing Week

Nel 2021 è stata acquistata dall’attuale armatore, il Segretario Generale AIVE Luigi ‘Gigi’ Rolandi, figlio del compianto presidente FIV Carlo Rolandi, che tra una lezione e l’altra di Fisica Sperimentale delle Alte Energie alla Normale di Pisa, dove insegna, partecipa ai raduni di vele d’epoca.

Il bronzo è andato a Ojala II (Susan Carol Holland): un elegante One Tonner disegnato nel 1972 da Sparkman & Stephens e costruito nel 1973 in alluminio, in Olanda, dal Cantiere Royal Huisman.

Un baldo ragazzo inglese viene paracadutato sulle colline emiliane durante la seconda guerra mondiale. Non andrà mai più via dall’Italia, dove metterà su famiglia e fonderà una delle più note società italiane che gli permetterà di realizzare il sogno della vita: avere una barca a vela e crescere la figlia e un gruppo di giovani che, ancora oggi, rimasti amici dopo trent’anni, regata sulla sua Ojalà II tenendo vivo il suo ricordo.

A raccontare questa fantastica storia è stato Michele Frova, imprenditore milanese che su Ojalà II ci è salito per la prima volta in Grecia nel 1988 e non è mai più sceso, diventandone la memoria storica. “Charles Holland, futuro papà della mia amica d’infanzia Susan, era un esperto di telefonia e di radiofonia. Nel 1942 fu lanciato con il paracadute vicino a Sassuolo, con il compito di tenere i contatti tra i partigiani e le forze alleate. Giovane e intelligente, finita la guerra decise di rimanere in Italia, a Milano, dove si innamorò di una ragazza della buona borghesia (Anna Maria Formiggini, ndr) che sposò nel 1950”.

Ricco di idee, nell’Italia che si rialza nel dopoguerra, Charles Holland fonda una piccola ditta di apparecchi acustici per i sordi: la famosa Amplifon, della quale oggi sua moglie è presidente e la figlia vice presidente. Il successo dell’azienda è tale che, qualche anno dopo, può permettersi di commissionare al prestigioso Studio Sparkman&Stephens il progetto di un 10 metri, poi  costruito in legno da Carlini di Rimini. Charles aveva amici spagnoli e argentini ai quali aveva confessato il sogno di possedere un giorno una barca a vela.

Questi, per gioco, lo stuzzicavano: ‘Allora, te la fai la barca a vela?”. E lui gli rispondeva: ‘Ojalà!’, che in spagnolo significa “magari!’. Quell’espressione fu scelta per il nome della sua prima barca, che poi trasferì, facendola diventare un “marchio di fabbrica” nel mondo dello yachting, sulla seconda imbarcazione: infatti, volendo realizzare una barca più grande, nel 1972 commissionò sempre a S&S un One Tonner (battezzato appunto Ojalà II). La barca fu varata nel 1973, costruita in Olanda da Royal Huisman, cantiere leader in scafi di alluminio, che oggi non fabbrica più nulla al di sotto dei 40 metri.

Argentario Sailing Week 2022 – Vintage Marconi – I vincitori

Varuna of 1937

Varuna of 1937  (Jens Kellinghusen) vince nella categoria Vintage Marconi seguita da Stormy Weather of Cowes di Christopher Spray e da Comet di Woodward e Fisher.

Maurizia Falone Percivale ha intervistato l’armatore di Varuna. Ecco cosa gli ha raccontato.


“Varuna, dio delle Acque, mi ricorda della mia Thailandia”

Jens Kellinghusen, imprenditore tedesco, è l’armatore di Varuna of 1937 che si è piazzata al primo posto nella Classe Vintage Marconi alla ASW2022.

Jens Kellinghusen (a sinistra)
Jens Kellinghusen (a sinistra)

Capelli bianchi, una gioia quasi infantile negli occhi quando sale sul podio a ritirare il meritato primo posto, ci racconta premurosamente il suo incontro con Varuna e la sua nuova passione per le regate brevi:

“Ho vissuto per molti anni nel Sud Est Asiatico e lì, in Thailandia, nel Royal Varuna Yacht Club di Pattaya, ho partecipato a superbe navigazioni. Quindi Varuna, il dio delle acque e degli Oceani, il vostro Nettuno, rappresenta per me tutti quei bei ricordi di quel tempo.

Mi sono innamorato di Varuna a Cogolin (Francia) all’inizio del 2018, per le sue linee eleganti.

In quel periodo stavo cercando uno yawl disegnato da Olin Stephens, il designer navale dei miei sogni infantili. Intendevo partecipare ad eventi Classici.

Abbiamo iniziato a correre con lei dopo 8 mesi di attento refit, presso il Cantiere Knierim a Kiel, in Germania. Con il suo assetto corretto Varuna è una barca veloce e gioiosa, capace di eguagliare la velocità di quelle molto più moderne.

Nelle quattro giornate di regata dell’Argentario Sailing Week 2022 siamo stati davvero molto contenti perché siamo riusciti a regolarla bene per la maggior parte del tempo e anche a fare i percorsi giusti.

Mi piace la scena Classica e soprattutto, dopo aver fatto regate d’altura, e spesso di lunga distanza, mi piacciono gli eventi costieri brevi, e gli eventi a terra in quanto permettono e favoriscono la socializzazione” (M.F.P.)


Qui tutte le classifiche dell’Argentario Sailing Week


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