Regatare in paradiso. Il nostro reportage dalla Antigua Sailing Week
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Ci sono regate a cui un marinaio sogna di partecipare, almeno una volta nella vita. Quelle dove, su campi di regata in scenari mozzafiato e acque smeraldo, sfidi le barche più belle del mondo con a bordo velisti inarrivabili, stelle della Coppa America e delle classiche oceaniche. Quelle dove a terra fai festa assieme a loro, sorseggiando un rhum caraibico mentre la band suona un reggae e i fuochi d’artificio colorano la notte. Sono le grandi classiche caraibiche. Regate come la Antigua Sailing Week.
Ad Antigua c’era Maurizia Falone Percivale che, dopo averci raccontato il dietro alle quinte della Superyacht Challenge di Antigua, i segreti di Ranger, il J-Class che ha vinto a alla St. Barths Bucket Regatta, e i protagonisti della Antigua Classic Yacht Regatta, le storie e protagonisti “mondani” de Les Voiles de Saint Barth. Ecco il suo capillare reportage.
Antigua Sailing Week, la grande madre delle regate caraibiche
Sensazionale, Sorprendente 53esima edizione della ANTIGUA SAILING WEEK, la Grande Madre di tutte le regate caraibiche.
5° ed ultima puntata del nostro Primo Viaggio alla Riscoperta delle Regate Caraibiche (che oramai conoscerete, perlomeno in parte, con una certa fierezza). Bene. Allora…partiamo!
Questa volta vi porto alla 53esima edizione della Antigua Sailing Week, una delle cinque Regate più conosciute nel mondo: una intera settimana nell’isola, poco più grande dell’Elba, sede, nel 17° e 18° secolo, del quartier generale della Marina Reale Britannica nei Caraibi orientali.
Come sempre descriviamo il luogo dove ci troviamo.
Antigua, uno spettacolo
-Dove siamo: Coordinate geografiche: 17°05’06” N 61°48’00” W; Leeward Islands, le Isole Sottovento.
Antigua è situata nel centro delle Piccole Antille, le isole che si affacciano sul Mar dei Caraibi: una manciata di sassolini disposti ad arco verso l’Europa sistemati, come nella favola di Pollicino, ad una distanza di sicurezza (di 60, 80 miglia) tale da permettere anche ai neofiti di veleggiare agevolmente, senza perdersi, tra questi bocconi di terra posti tra le acque dell’Oceano Atlantico, che arriva fresco e profumato dalle coste dell’ Africa, ed il blu intenso del mar dei Caraibi. Le Piccole Antille. Ve le ricordate, vero? Le Mitiche Indie Occidentali. Sognate e bramate dal nostro, qui giustamente onnipresente, Cristoforo Colombo fino all’ottobre del 1492.
Antigua ha una area di 281 kmq e un perimetro di 87 km (di cui ben 365 spiagge. Una al giorno, per tutto l’anno!).
Le due isole Antigua e Barbuda compongono uno stato insulare democratico dell’America centrale caraibica. Antigua, colonia inglese fin dal 1632, ha ottenuto la dichiarazione di indipendenza il primo novembre 1981 con un successivo periodo di notevole sviluppo personale e collettivo. Rimane a far parte del Commonwealth e la lingua ufficiale è l’Inglese. Moneta corrente: il dollaro dei Caraibi Orientali (XCD).
La popolazione è di circa 80.000 abitanti. È composta principalmente da persone di colore 87%, meno del 2% bianchi e il resto è rappresentato da altre popolazioni internazionali. Da diversi anni è presente una ampia comunità italiana, ben inserita e rispettata.
Antigua Sailing Week, dove?
-Dove si svolgono le regate: nella costa sud/est dell’isola: in English Harbour, un porto naturale estremamente protetto e nascosto, con acque profonde che ospitò l’antica base navale della Royal Navy, stabilitasi nella colonia britannica nel Nelson’s Dockyard nel 18esimo secolo, e in Falmouth Harbour, là dove si trovano la Marina e l’Antigua Yacht Club.
L’allora capitano Horatio Nelson, futuro eroe nazionale dell’Impero britannico, che vi arrivò nel 1784, lo descrisse come “un buco infernale, abitato da simpatizzanti Americani per interessi e collegamenti, grandi ribelli e nemici della Gran Bretagna”.
Tre anni dopo lasciò l’isola.
Le Antille, fin dalla loro scoperta, in effetti hanno segnato la nascita di un nuovo spazio da conoscere ed abitare per diversi Stati Europei. Per alcuni di loro da sfruttare in modo arrogante e crudele. Per altri un angolo di mare dove poter dimostrare supremazia ed abilità marinare e di guerra in una sfida ininterrotta, incessante, secolare.
E gli inglesi, come i francesi e gli olandesi e così via, continuano, oltre 300 anni dopo, ad affrontarsi coraggiosamente utilizzando quale sostituto delle armi e dei trabocchetti lunghi gusci di legno od alluminio o di fibra di vetro lanciati nel vento e dal vento sospinti: le Regate.
Bene. Tornati nel Tempo Presente procediamo nel nostro percorso. Flessibile ma determinato, come ogni navigante sa per esperienza.
Con un autentico crescendo Rossiniano siamo arrivati all’ultimo appuntamento caraibico della stagione 2022. Sessanta giorni di brio, di ritmo, di mare e vento.
I velisti che hanno partecipato ai vari appuntamenti hanno gettato fardelli, zavorre, pensieri noiosi, seccanti, fastidiosi e si sono aperti a nuovi colori, leggerezze, suoni, amicizie. Nei frammenti di tempo, ritagliati dagli incarichi collettivi, la gioia di vivere, che caratterizza le isole Caraibiche, ha permesso loro di entrare dentro di sé, di ritrovare antichi punti di forza, desideri sepolti sotto masse di doveri.
E la Antigua Sailing Week di quest’anno (nata, come ricorderete, anche grazie al papà di Paul Deeth, a Desmond Nicholson, Howard Hulford ed Ed Sheerin allo scopo di prolungare la stagione invernale caraibica) è riuscita a ritornare ad essere una delle regate maggiormente apprezzate e desiderate. Per anni considerata tra le 5 immancabili al mondo.
Motivo? Le raggianti condizioni del mare, con Alisei costanti tra i 15 e i 20 nodi, onde morbide, ampie, temperatura annuale tra i 22 e i 30 gradi, cieli che si espandono fino a toccare i contorni delle alte colline (altezza massima 400 metri) che disegnano le diverse fisionomie delle isole.
“Poi i tempi sono cambiati, ogni isola ha iniziato ad organizzare la propria regata e le fette di torta tra cui i velisti potevano scegliere sono diventate molteplici” spiega con accuratezza il 78 enne (ma non ditegli che lo sapete) Sandy Mair, scozzese, oramai residente ad Antigua da qualche anno, veterano-insieme a Carlo Falcone- della Sailing Week.
“Inoltre, tutto il concetto delle regate è cambiato. Le regate sono diventate molto professionali, molto intense; anche nel Mediterraneo, dove iniziavano all’inizio di giugno. Oggi iniziano all’inizio di maggio, perciò, le grandi barche sono costrette a lasciare i Caraibi molto tempo prima e le date della Sailing Week non permettono loro di parteciparvi, risultano troppo tardi per loro”.
E poi,” procede con padronanza aggiungendo una saggia osservazione: “Dobbiamo anche renderci conto che oramai i giovani vedono nella vela non tanto il divertimento quanto una opportunità di lavoro e, a causa di questo, regate come la Antigua Sailing Week, che si distingueva per la grande attenzione al divertimento a terra, non vengono particolarmente apprezzate.
Nel futuro? Il mio sogno è che il numero di barche si stabilizzi sul centinaio, frequentate da velisti che vogliono divertirsi, stare insieme, conoscere nuove persone, confrontarsi con la cultura, le abitudini del luogo, che possano trarre profitto da quanto l’insieme di persone diverse, provenienti da ogni parte del mondo può offrire”.
E in qualche modo il sogno/ profezia di Sandy si sta realizzando. Le barche” pro” devono partire per il Med? Ebbene, dall’Europa continuano ad arrivare equipaggi che la barca la affittano qui, senza bisogno di portarla a 5/6000 miglia da casa. È il trionfo delle barche charterizzate. Di ogni forma, dimensione, molto ben preparate, organizzate portano a bordo tedeschi, inglesi, irlandesi, svedesi, austriaci felici di poter togliere dalla mente numeri, appuntamenti, computers e cellulari. Qui, quello che conta è: rilassarsi, mettersi alla prova, ridere e raccontarsi tra amici, 24/24 per 7/10 giorni. Accolti ogni sera da ristorantini, concerti reggae, e feste varie di cui Antigua è maestra da oltre 50 anni.
Fino dalla sua fondazione, infatti, fu chiaro che la Antigua Sailing Week doveva essere principalmente Divertente. Seria, molto competitiva in mare ma intrisa di grandiosi e conviviali beach party dove poter ascoltare musica e incontrarsi e come dicono gli Inglesi “to have a really great time”. Cosa che avrebbe indotto nei partecipanti la voglia di tornare.
E così fu. Dalla nascita, nel giugno 1968- quando le prime sedici barche lasciarono English Harbour e si avventurarono verso la prima boa- si arrivò a toccare il picco delle 252 barche. Intorno alle 90 barche quest’anno. Dopo Covid19 e sentori di guerra è di certo un eccellente risultato. L’organizzazione della regata ha avuto successo. Allison Sly-, la Presidente della ASW e Jaime Torres si sono divisi i compiti. Jaime, portoricano, conosce ogni angolo dello specchio d’acqua intorno all’isola. Ha organizzato numerose regate e in questo primo anno alla Sailing Week si è fatto apprezzare da ogni partecipante. Ha distribuito le barche in ben 15 classi trovando uno spazio per tutte:” Ogni barca deve poter trovare il proprio posticino dover poter regatare. Grandi e piccine. Veloci e lente”. E soprattutto conosce a fondo le barche e gli equipaggi, i loro amici e le loro sfide più apprezzate. I giusti competitors. Si trovano vecchi duellanti che anno dopo anno hanno avuto modo di incontrarsi.
Ad Allison l’incarico di rendere felici le persone a terra. Anche quelle che mai avrebbero pensato di poter salire in una barca “straniera”. A lei il merito di aver promosso l’iniziativa di inserire i nuovi virgulti antiguani preparati da AXXESS sulle imbarcazioni. L’operazione ha portato all’accettazione del 75% degli armatori di un ragazzo/ragazza, giovane velista antiguano/a a bordo. Emozionante osservare i loro volti. Audaci e con gli occhi scintillanti.
Ma non è finita qui.
Antigua Sailing Week, il Women Day
Anche per le donne vi è stata questa opportunità. Grazie alla generosità dell’ormai collaudato sponsor produttore di orologi 100% italiani, Locman, si è celebrato il Women Day. Una giornata dedicata alle donne veliste con l’attenzione focalizzata sulle partecipanti a bordo. Si sono intravisti passaggi al timone, posizioni più importanti, rispetto e cauta stima. Nessuna ha cucinato… (e chi ha orecchie per intendere, simpaticamente, intenda).
Allison e Jaime hanno tenuto la barra ferma sull’obiettivo comune: il successo della manifestazione. L’Inclusione è stato il loro mantra. L’armonia il loro strumento. Come ci ha accolti l’organizzazione della regata? Con affetto ed attenzione. Ognuno è importante, coccolato, seguito, ascoltato. E tutta questa operosità ci ha incantato. Grazie.
Antigua Sailing Week, la regata
E una regata così non ce la si aspettava, alla fine della stagione. Di questa particolare stagione 2022.
In momento storico in cui ciascuno teme per le notizie sempre più inquietanti sull’ instabilità politica e economica provocata dalla guerra e su una incostante ma indomita pandemia.
Invece, come la bella Addormentata nel bosco, risvegliata dall’amore degli europei, la Sailing Week ha preso il volo con centinaia e centinaia di velisti, ben 35 barboot (charter), le barche prevalentemente prese a noleggio da una azienda di Stuttgart, la KH+P, che ha raccolto equipaggi provenienti dal centro e nord Europa e una gran voglia di combattere sulle acque meravigliose dove l’Oceano Atlantico e il Mar dei Caraibi si abbracciano attratti da una antica e mai sazia passione reciproca.
E potevano mancare gli Italiani? Guardate chi ho scoperto: “Sono Paolo Tarlazzi, faccio parte di una associazione di Latina che si chiama “Anonimi Velisti Pontini” (carino!) “Il tempo è magnifico con qualche sporadica pioggia; i classici temporali caraibici e cioè a base di acqua calda che fanno pensare a delle docce utili a rinfrescarsi. Senza contare l’aria…” Paolo parla con tanta allegria e tanta gioia negli occhi. Di chi ha dovuto, come tutti noi, sopportare negli ultimi 3 anni situazioni emotive (e non solo) molto faticose. Felici per essere riusciti a tornare ad un appuntamento a cui non si voleva mancare.
”Siamo in otto, amici da tanti anni, abbiamo affittato la barca qui, da Sunsail, e veniamo dal 2015. Classe Bareboat 4. Dopo 4 prove siamo primi ma…si vedrà” (lo sono rimasti. Primi classificati nella classe 4 n.d.r.). “Questo è un posto meraviglioso perché ci sono le condizioni ideali per regatare, il vento costante nella direzione giusta, ci sono molti percorsi, circuiti. La giuria ha tante possibilità di scelta in quanto ci sono più campi molto validi. Se ami fare delle belle competizioni non puoi mancarla” conclude molto simpaticamente.
Ma non ci sono soltanto gli Italiani. Altra bella scoperta è Annemieke Bes (che si trova a bordo dello Swan 58 OMII che abbiamo già conosciuto alle Voiles di St. Barth). ( Questa volta vincitore della sua classe!).
Grazie al nome olandese forse la riconoscete: è l’olimpionica che nell’edizione 2017-18 (la stessa in cui era presente anche Dee Caffari su Turn the Tide on Plastic) ha partecipato alla Volvo Ocean Race con il team Scallywag/Sun Hung Kai con lo skipper australiano David Witt. “Dopo aver fatto questa esperienza sono pronta a rifarla. Vivere per 9 mesi nella stessa barca, 2 donne e 9 uomini, mi ha fatto sentire come se fossimo diventati un unico organismo nel quale l’esigenza di ciascuno era di poter raggiungere l’obiettivo comune di riuscire a terminare la regata nel migliore dei modi”.
Il racconto di Annemieke non si esaurisce qui. Vorrei poterlo pubblicare, in futuro. ( Per ora è un Sogno prematuro.).
Ma l’eccitazione che mi lascia è talmente forte che mi induce a fare il passo “out of the box”. Fuori dalla mia confort zone. Il giorno dopo chiedo di poter salire a bordo del VO70 Ocean Breeze, ex Telefonica Blue ed ex Sanya Lan.
Sapere che Mike Sanderson ne è stato lo skipper mi conforta.
Ho conosciuto Moose nel 2005 durante la Transatlantic Ocean Race (lui era skipper di Ma -ri-cha IV); sono stata ospite di lui e di sua moglie Emma (Richards) quando mi trovavo ad Auckland; ho fatto una giornata di regata con loro su ABN AMRO nel 2006 durante la Maxi Yacht a Porto Cervo; e l’ho intervistato a New York (per Il Giornale della Vela!) nel 2006, durante il pit stop della Volvo Ocean Race 2006/7. Insomma… mi sentivo un pochino “in famiglia”.
Richiesta: accettata.
Emozioni
Avete presente entrare dentro un frullatore a media-alta velocità? Bene. La sensazione è stata quella.
Perlomeno, per la prima regata. Va bene, devo ammetterlo: anche durante la seconda.
Ma è anche stato uno dei giorni più belli della mia vita. Cerchiamo di spiegarne il perché.
Primo. Come avrete capito amo la Storia e le Storie. E la sua è lunga ed avventurosa. Per ben due volte intorno al mondo scontrandosi con difficoltà, container abbandonati nel mare, rocce non segnalate sulle carte, rotture del timone… insomma una vita dura e selvaggia.
Ocean Breeze, le foto da bordo alla Antigua Sailing Week (foto MFP)
E poi Ocean Breeze ha il profumo dei Mari del Sud. La senti ululare durante le strambate, e volare leggera sotto il tocco fatato dello skipper, Steve Travis, che la conduce con solo due dita, in modo garbato, cortese come un pianista davanti allo spartito dei Notturni di Chopin. Tra lui e la barca una intesa segreta, quasi romantica (e si sono conosciuti soltanto da pochi giorni: la barca è charterizzata). Lui ha 74 anni e viene da Seattle, con famiglia ed amici del locale Corinthian Yacht Club che regatano da anni con lui.
Avendo capito che forse il piede marino non mi manca ma che ero anche pateticamente spaventata (sotto l’aspetto fiero e coraggioso), le ragazze in barca mi hanno relegato sul fondo della barca, nel punto centrale a poppa e ben legata alla cintura di sicurezza. Sensazione: cane alla catena (cioè protetta ma anche bloccata nel mio metro quadrato di barca). Tuttavia, visto il mio carattere positivo, da quella difficoltà è nata la grande opportunità: potevo osservare tutto senza essere notata.
Innanzitutto, l’ambiente. Le coste quasi vergini di Antigua da un lato e l’isola di Montserrat sullo sfondo, dalla parte opposta. Per qualche verso ti senti Cristoforo Colombo che nel 1493 la vide per la prima volta e la battezzò come la Santa Maria la Antigua di Siviglia, la protettrice dei naviganti, da dove era partito per il secondo viaggio nelle Indie.
Inoltre, potevo fotografare le altre barche intorno: Ambersail II, la VO65 che è stata in precedenza Team SCA; equipaggio di SOLE donne, con Samantha Davies al comando, nella VOR 2014-2015. (Questa volta l’equipaggio lituano è rimasto 100% maschile).
Poteva mancare il mio Mito? Il britannico 48enne Alex Thomson, che per il momento ha abbandonato le Vendée Globe, e che si trova a bordo della celeste TOSCA, la Gunboat 68 multiscafo? Avendo trascorso un giorno con lui (in regata!) a bordo di Pindar, nella Antigua Sailing Week 2006, volevo rivederlo prima di re-intervistarlo.
(Fatto. “Per ora la famiglia è il mio unico impegno. Kate, mia moglie, mi ha chiesto di restare con lei. Dopo 10 anni di vita in solitario per entrambi è giunta l’ora di stare un po’ vicini. Voglio godermi mio figlio, vederlo crescere. Tosca? È straordinaria. Va veloce come un Imoca e contemporaneamente ti offre confort e serenità. L’apprezzo molto”. Grazie Alex. Sei sempre un Grande).
Sicché la paura si è allontanata e forti scariche di dopamina (l’ormone del piacere) hanno fornito a me e a tutto l’equipaggio il coraggio di affrontare il viaggio su quel Tempio del mare che naviga senza sosta, incurante di ferite e battaglie, di ghiacci e sorrisi, di colline e montagne che la guardano curiose dalle coste del mondo.
L’armatore è l’austriaco Johannes Schwarz. L’ha trovata ad una asta. Ne ha già altre tre. Ha un grande sogno. Raccogliere il numero maggiore di VO70 e far rinascere, insieme ad altri armatori, la Whitbread Round the World Race. Intesa questa volta come possibilità di affittare un posto in barca per una leg (ovviamente dopo un periodo di allenamento). Per ora ha chiesto l’appoggio alla RORC. Tra pochi mesi avrà la loro risposta.
Ed ora finisco con il Grande Imperatore: Carlo Falcone.
Quando si dice… “E, gli Italiani…”. Beh! Quando ci si riferisce a lui i volti si illuminano. Ha creato un impero là dove non esisteva Nulla! Proprio un accidente di niente. Poco alla volta, da gran lavoratore silenzioso, ha messo a frutto tutte le capacità tipiche dell’Italiano: eleganza, classe, amore per lo sport e soprattutto…per la Famiglia. Ha creato una enorme discendenza ( 4 figli e 6 nipoti), e dove passa lui lascia una traccia positiva, geniale.
Il suo Vallicelli “Caccia alla Volpe” è temuto in tutti i Caraibi. Sentiamo cosa ha da dirci: “Va tutto benissimo. Caccia è rinata. E la unica barca in racing class in legno e nonostante abbia 44 anni ci mettono sempre con le barche più veloci. Siamo solidamente al terzo posto. Sono contento matto perché è la barca di famiglia da sempre ( è con lei che ha attraversato l’Atlantico la prima volta, arrivando casualmente a Falmouth Harbour, ad Antigua) e con lei ho cresciuto i miei figli Shannon e Rocco ormai molto conosciuti nel mondo della vela” prosegue entusiasta. “Bella regata; bel tempo, come sempre. Sole e mare perfetti. È l’ultima regata che chiude la stagione e che lascia un bel ricordo basato sulla gioia di stare insieme, di fare belle sfide in mare, di aver trovato amici vecchi e di averne fatti di nuovi. E poi sono tanto contento che abbiamo trovato LOCMAN come sponsor che ci aiuta sia nella Classic che nella Sailing Week. Bene. Viva l’Italia”. Conclude esultante.
Anche per lui è arrivato il momento del relax. Siamo tutti stanchi. Sappiamo di aver attraversato paure, tensioni, abbattuto ostacoli, pregiudizi, sensi di colpa, timore di sbagliare. Ma sappiamo anche di avercela fatta. Di essere riusciti a “toglierci da quel divano” che ci avrebbe decomposto il cervello ed il corpo. E di averlo fatto con voi. Per tutti voi. Insieme a tutti voi.
La sera, dopo la premiazione, dal palco si leva il solito inno alla vita dei Black Eyed Peas …” I got a feeling, uh uh, that tonight’s gonna be a good night”…. …. Yes. Sono state proprio delle splendide regate.
Arrivederci alle prossime.
La vostra Esploratrice Maurizia Falone Percivale
Gallery – Antigua Sailing Week. Day 3 (foto di Paul Wyeth)
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