Occhio a dove cali l’ancora. Fai come Luna Rossa, salva la Posidonia
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Alcuni membri del team di Luna Rossa lo scorso maggio si sono immersi nelle acque dell’Area Marina Protetta Capo Carbonara in Sardegna per ripristinare le praterie di Posidonia. Un bel messaggio e un appello a tutti i velisti: salviamo questa preziosa pianta marina!
“Chi prende dal mare, al mare restituisce”. È questo il bel messaggio che ha voluto lanciare il team di Luna Rossa per l’estate 2022. Tra un allenamento e l’altro, in vista della prossima edizione dell’America’s Cup, i velisti “volanti” lo scorso maggio hanno lasciato per un attimo i veloci AC75 per immergersi nei fondali dell’Area Marina Protetta Capo Carbonara in Sardegna, località Villasimius. Obiettivo: piantare 800 talee di Posidonia Oceanica per il ripristino dell’ecosistema marino. Un modo per contribuire in prima persona al progetto della Fondazione MedSea per la riforestazione della Posidonia Oceanica in Mediterraneo e dire a tutti: il mare è la nostra “casa” e come tale, dobbiamo preservarla.
Dall’asta della “winglet” alle immersioni a Capo Carbonara
Si chiude così per il team di Luna Rossa una campagna a tema ambientale che era iniziata lo scorso anno. In molti ricorderanno infatti l’asta della winglet dell’AC75 Luna Rossa avvenuta nell’ottobre 2021. Il ricavato della vendita di quel prezioso elemento del foil era stato interamente devoluto a sostegno del progetto Med Sea “Una foresta marina per salvare il Mediterraneo” di ripristino della Posidonia Oceanica. L’equipaggio di Luna Rossa ha voluto però andare oltre, partecipando attivamente all’attività di impianto delle talee di Posidonia insieme ai biologi marini della fondazione e grazie alla collaborazione con l’AMP Capo Carbonara.
E così alcuni membri del team tra cui Michele Cannoni, boat captain, e Davide Pescuma, responsabile dei sistemi idraulici a bordo, muniti di brevetto subacqueo, si sono immersi nelle acque sarde per piantare le talee di Posidonia a 20 metri di profondità. Tale lavoro di riforestazione della Posidonia consiste nel ricucire le praterie già esistenti che hanno subito delle ferite spesso causate dall’ancoraggio libero e la pesca a strascico illegale.
GUARDA IL VIDEO DI LUNA ROSSA:
La Posidonia è il “polmone verde” del Mediterraneo
Ma perché è così importante preservare la Posidonia? Come forse molti sanno la Posidonia Oceanica è una pianta marina che a dispetto del nome scientifico vive solo nel Mediterraneo. Le sue foreste verdi offrono cibo e rifugio a pesci, piante e altre specie marine, mentre le sue radici rivestono un importante ruolo come barriera contro l’erosione dei fondali. Ma la funzione più importante della Posidonia è che produce ossigeno: si stima che ogni metro quadrato di prateria in buona salute possa arrivare a liberare fino a 14-16 litri di ossigeno al giorno. Insomma è il “polmone verde” del Mediterraneo.
Una pianta marina a rischio estinzione
Il problema però è che la Posidonia è in pericolo e le praterie di questa pianta marina spariscono a vista d’occhio. I ricercatori stimano che nel Mare Nostrum negli ultimi 50 anni sia già sparito il 34% di Posidonia e la sua velocità di regressione è del 5 per cento all’anno. In pratica ogni 30 minuti perdiamo un’area ricoperta di Posidonia equivalente a un campo di calcio. Perdere la Posidonia vuol dire avere un Mediterraneo più povero di ossigeno, salute e biodiversità. Il che si traduce anche in un danno economico che coinvolge l’intera collettività del Mediterraneo: significa meno pescato per le industrie ittiche, una blue economy più sofferente, turismo nautico e balneare penalizzati.
Ecco cosa possiamo fare noi velisti per salvarla
Per questo è importante non solo il ripristino dei fondali di Posidonia degradati, ma anche sviluppare una coscienza ambientale collettiva. Anche noi velisti possiamo contribuire alla tutela di questa preziosa pianta marina, per esempio evitando, quando sostiamo in rada, di calare l’ancora su una prateria e di dare fondo sulla sabbia. L’ancora e la catena delle nostre barche a vela infatti con i loro movimenti continui causati da vento, correnti e moto ondoso hanno un forte impatto sulla prateria, perché ne strappano radici, fusti e foglie. Considerate che ogni volta che si tira via l’ancora da una prateria di Posidonia in media si possono distruggere fino a 34 fasci di piante, ovvero circa un metro quadrato.
E non solo: lo stesso discorso vale per tutti gli altri tipi di alghe. Mai darvi fondo sopra perché potreste facilitare la diffusione di specie non endemiche invasive: è il caso della Caulerpa taxifolia e Caulerpa racemosa, di origine tropicale (crescono rapidamente e non ci sono in Mediterraneo animali che se ne nutrono), un serio pericolo per il nostro ecosistema. Un’ancora gettata in un’area infestata da Caulerpa sparge decine di talee e ne favorisce la propagazione.
Proprio per chi vuole evitare ancoraggi distruttivi c’è anche la App Donia, un’applicazione gratuita che permette ai velisti, diportisti e pescatori di individuare i siti di ancoraggio liberi dalle praterie così da non danneggiarle con ancore e catene.
Una volta gettata l’ancora su un fondale sicuro e senza Posidonia, noi velisti possiamo poi mettere in atto altri comportamenti rispettosi di questa fragile pianta aquatica. È importante per esempio non scaricare in mare le acque nere e le acque grigie. Oppure non gettare rifiuti in mare, in particolare la plastica, così come detergenti, creme solari, olii, idrocarburi e altri liquidi tossici che andrebbero a contaminare il mare circostante e le praterie di Posidonia.
Come ha detto Max Sirena, team director di Luna Rossa: “Il Mediterraneo è la nostra casa e mai come ora il tema della sostenibilità e della salvaguardia degli oceani è una sfida che coinvolge tutti noi”. Andare per mare è un respiro per l’anima e quel respiro passa anche attraverso la Posidonia. Siamo ancora in tempo per salvarla. Cominciamo questa estate!
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