FD Switch, il foiler italiano per tutti che pesa meno di 30 kg e vola con 5 nodi
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Creare una barca foiling leggerissima e full-carbon, affidabile, in grado di alzarsi in volo con 5 nodi d’aria, stabile e facile da condurre, che stesse in una sacca. Questa era la sfida – riuscita – dietro al nuovo FD Switch, l’ultima creazione “Made in Italy” della vela volante, che abbiamo avuto modo di toccare con mano ai Foiling Awards appena conclusi (di cui siamo stati media partner, assieme a Barche a Motore e Top Yacht Design), dove la barca era in bella mostra nel foyer del Teatro degli Arcimboldi di Milano.
La storia dietro all’FD Switch
Prima di raccontarvi la barca, dobbiamo svelarvi chi c’è dietro perché è un vero e proprio dream team. L’idea iniziale del progetto è dei fratelli Ferrighi, Gian e Stefano. Sono due giovani designer “impallati” con il foiling, che hanno lavorato in Australia per importanti studi di design e hanno deciso di tornare sul Garda dove hanno messo in piedi un cantiere, il Garda Carbon Lab, che è lo stato dell’arte della tecnologia nella lavorazione dei compositi (con un parco macchine che conta, tra l’altro, anche una fresa CNC a 4 assi per modellare gli stampi).
I gemelli Ferrighi hanno pensato di coinvolgere nel progetto Luca Devoti, il velista veronese vincitore dell’argento olimpico sui Finn a Sydney (e skipper di +39 alla Coppa del 2007) e designer di barche sempre al passo coi tempi. “Loro sono ultratecnologici e campioni della modellazione 3D, io sono vecchia scuola, fatta di manualità e sensazioni”, scherza Luca. “Insieme abbiamo studiato le soluzioni per creare una barca che fosse facile da utilizzare, in grado di volare anche a basse velocità, a un prezzo contenuto”.
FD Switch, buona la prima
Prosegue Devoti: “Abbiamo fatto i primi test sul lago, la barca naviga in perfetto equilibrio. Buona la prima. Io di barche ne ho costruite tante, e vi possono assicurare che non mi è mai capitato. Miracolo!”.
FD Switch, guarda il video
Fortuna? No, o per lo meno, non solo. Non abbiamo ancora finito di svelarvi il resto del team: Fabrizio Marabini (ex Moro di Venezia), ad di FaRo Advanced Systems SL, specializzata nella produzione di componenti elettronici per barche a vela. Un vero e proprio mago della meccatronica (scienza che accorpa meccanica, idraulica ed elettronica, che consente la gestione e lo sviluppo dei movimenti delle componenti di bordo) che ha messo le mani sul maxi trimarano di Soldini Maserati e, soprattutto, ha sviluppato il “muretto” di Luna Rossa. “Fabrizio”, racconta Devoti, “conosceva benissimo le problematiche del foiling sulle barche piccole ed era la persona giusta”.
FD Switch, l’aiuto della meccatronica
Qual è il principale problema quando una piccola deriva vola? “La stecca, la cosiddetta wand a prua della barca, collegata meccanicamente al flap centrale, spesso legge l’onda come un calo di altezza della barca sull’acqua e aumenta e diminuisce in automatico il carico sul flap. Quando navighi senza onda o con onda molto bassa, non è un problema. Ma quando è più formata, questo si traduce in un continuo obbligo, da parte del timoniere, di intervenire manualmente sull’angolo di incidenza del timone a T. Non è facile, per nulla e questo farebbe sì che la barca possa essere utilizzata solo in un piccolo range di condizioni. Con Fabrizio abbiamo quindi studiato un programma di gestione delle appendici con un algoritmo in grado di ‘imparare’ nel tempo. Proprio come accade negli aerei: i flap si regolano in automatico durante le turbolenze, senza bisogno dell’intervento manuale del pilota!”.
Ma dove vai se gli attuatori non ce li hai?
Semplice a dirsi, un po’ meno a realizzarsi. Ed è qui che entra in scena un altro grande personaggio dietro alle quinte dell’FD Switch, Gianni Cariboni. Il genio dell’idraulica (che con la sua Cariboni ha fornito a tutti i quattro gli AC 75 della 36ma America’s Cup i cilindri di titanio di movimentazione dei bracci dei foil e i pezzi di giunzione degli arm ai cilindri e allo scafo). Racconta Devoti: “Serviva la mentalità da ingegnere di Gianni per ideare il miglior sistema di attuatori in grado di movimentare le appendici e le sonde. Gli è subito piaciuto il progetto e si è inventato un sistema elettrico perfetto”.
Albero e vele
L’albero in due pezzi e il boma dell’FD Switch sono stati realizzati da Selden. Spiega Devoti: “Abbiamo optato per l’utilizzo del carbonio T800, di assoluta qualità e resistente. Abbiamo allargato il diametro dell’albero, che pesa solo 2,650 kg (il boma 2 kg) per aumentarne l’affidabilità”.
Il piano velico, che prevede una randa di 8,30 mq (“un quarto di metro quadro in più del Moth”), è stato studiato da Devoti assieme al gotha di Doyle Sails: “Abbiamo lavorato con il CEO Col Anderson e con Andrew Lechte, un vero e proprio big. Nel corso della sua lunga carriera ha lavorato come progettista di vele in diverse America’s Cup, Olimpiadi e Volvo Ocean Race”.
FD Switch, quanto mi costi?
Il risultato di tutto questo lavoro è l’FD Switch. Una barca di 3,90 m che, armata, pesa meno di 30 chili (il volume totale è di 190 litri), con 5 nodi di aria si alza in volo, è facile da condurre anche con mare formato. La cosa interessante è che potete trasportarlo ovunque perché sta in una sacca. “Le ali per le terrazze sono tubi che si innestano, l’albero è smontabile, lo scafo pesa solo 12 chili”, racconta Devoti con un pizzico d’orgoglio. Il prezzo, in fase di assestamento: “Contiamo di stare sotto i 19.000 euro + IVA con la meccatronica inclusa”.
Chi produrrà e venderà l’FD Switch? “Ci siamo già attivati con una rete di distribuzione in tutto il mondo. Siamo molto contenti di essere riusciti a standardizzare il metodo di produzione. Abbiamo i piani 3D per gli stampi, la barca è interamente in carbonio preimpregnato e la “cottura” avviene in autoclave, quindi potrà essere prodotta teoricamente ovunque si disponga delle tecnologie giuste”.
Per saperne di più sull’FD Switch e vederlo dal vivo
Volete saperne di più sull’FD Switch e magari andarlo a provare di persona sul Garda? Non vi resta che mandare una mail al Garda Carbon Lab dei fratelli Ferrighi QUI
Gallery – FD Switch, i dettagli che fanno la differenza
a cura di Eugenio Ruocco
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