FOTO Ecco perché tutti vorremmo essere stati a Les Voiles de Saint Barth
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E’ stata festa vera a Les Voiles de Saint Barth Richard Mille, la grande classica della vela caraibica giunta alla sua undicesima edizione che coinvolge ogni anno alcune tra le barche più belle del mondo. Cinque giorni di regate (il quarto caratterizzato da bel ventone, come si percepisce dalla foto qui sopra e sotto), cinque giorni di spettacolo. Una festa a cui tutti avremmo voluto partecipare!
Tutti i vincitori de Les Voiles de Saint Barth Richard Mille
Dicevamo, le barche più belle del mondo. Come il Maxi Rambler 88 di George David (tattico: Brad Butterworth) che ha provato, senza successo a migliorare il suo record al Richard Mille Record Trophy: 47 miglia da Saint Barth a Saint Martin che nel 2018 percorse in 3 ore, un minuto e 58 secondi. Quest’anno ci ha messo 16 minuti di più).
O come il Jv74 Bella Mente di Hap Fauth, il Botin 85 Deep Blue di Wendy Smith o il JV72 Vesper di Jim Swartz vincitore, appunto, tra i Maxi. Quest’anno hanno partecipato una sessantina di imbarcazioni.
In Classe CSA 1 ha vinto il Botin 52 Caro, in CSA 2 il Melges 32 Lazy Dog, in CSA 3 lo Swan 601 Stark Raving Mad VII (con l’ottimo terzo posto del Vismara 62 Yoru dell’italiano Luigi Sala), in CSA 4 il Summit 40 Blitz, in CSA 5 il Lombard 46 Pata Negra, in CSA 6 il JPK 10/30 Blue Skies. Tra i multiscafi Offshore, vittoria per il Gunboat 62 Mach Schnell, mentre la divisione Racing multiscafi è stata vinta dal TS5 Addictive Sailing. I trimarani One Design Diam 24 hanno visto trionfare Crybaby di Pierre Altier.
A Saint Barth c’era Maurizia Falone Percivale che, dopo averci raccontato il dietro alle quinte della Superyacht Challenge di Antigua, i segreti di Ranger, il J-Class che ha vinto a alla St. Barths Bucket Regatta, e i protagonisti della Antigua Classic Yacht Regatta, ci porta a conoscere storie e protagonisti “mondani” de Les Voiles de Saint Barth. Ecco il suo reportage.
Les Voiles de St. Barth, solo per sognatori
Venerdì 22 aprile. Sera.
La musica reggae tesse i pensieri dei velisti nell’ampio Villaggio della regata.
Domani a quest’ora i fuochi d’artificio saluteranno l’undicesima edizione della Les Voiles de Saint Barth Richard Mille 2022. Un vento dolce ha accompagnato le giornate e l’ambiente curatissimo e rilassato ha prodotto un piccolo capolavoro.
Dove ci troviamo. Sull’isola di Saint Barthélemy, French West Indies, 17°53’52” Nord/62°50’03” Ovest.
Cosa troviamo a Les Voiles de Saint Barth Richard Mille
Immaginate un Cielo color acquamarina e un Mare celeste che di colpo diventa blu intenso. A terra banani, palme di cocco, amandiers (quel poco che resta dopo la devastazione dell’uragano Irma avvenuto il 6 settembre 2017). Aggiungete le vele di una sessantina di barche che provengono da 14 nazioni differenti, oltre 800 marinai, 120 volontari locali, musica internazionale dal mattino alle 8 fino a notte. Un sole che scalda per tutto l’anno oscillando tra i 24 e 30 gradi. Il vento? Caldi Alisei che soffiano costanti tra i 15 e i 25 nodi.
Chi ha portato la festa a Saint Barth
Se Qualcuno ha creato questo Paradiso, gli organizzatori de Les Voiles de Saint Barth sanno come conservarlo e addirittura migliorarlo.
François Tolède e Luc Poupon, nel 2009 l’hanno sognata e dopo un anno, voilà, eccola pronta.
Dopo 11 edizioni il successo de Les Voiles de Saint Barth Richard Mille è inequivocabile.
Raccontano: “Abbiamo costruito questa regata consapevoli dell’assenza di una competizione dedicata a barche di un certo spessore qualitativo, con un ampio respiro internazionale. Ci trovavamo a dover affrontare due problemi: il primo riguardava le dimensioni dell’isola (21 kmq) e la relativa impossibilità di accogliere un folto numero di barche; il secondo di rispettare la particolarità della clientela di alto livello che vive sull’isola. Siamo pertanto arrivati a concepire Les Voiles (nome che ci ha permesso di mantenere un legame tutto francese con Saint Tropez) come una regata estremamente tecnica sull’acqua e adorabile a terra”.
Un format replicabile: “Il modello è del tutto replicabile. Tenendo a mente anche quanto si era appreso con lo spostamento nella stagione invernale della Bucket Nantucket. Ripetendo le parole del compianto Alessandro Vitelli – che avevo conosciuto qui già durante la mia prima Bucket, nel 2005: ‘Se vogliamo essere accettati qualcosa dobbiamo lasciare alla collettività’”.
“Pertanto“, conclude François Tolède – creativo organizzatore dell’ospitalità a terra – “alla fine della regata ad ogni barca viene consegnato un enveloppe (una busta) da riempire, a discrezione”.
Un progetto che funziona
Che i francesi siano maestri nella lotta contro la corruzione si può vedere dai risultati: le donazioni hanno finanziato il Festival del Cinema (in programma dal 4 al 7 maggio), il Festival del Libro e così via, in un crescendo che ha trasformato un “sasso nel mare” in uno dei centri artistici e culturali più ambiti delle Antille. Non è un caso se uno dei soprannomi è, appunto, Saint B’Art.
In un fazzoletto di terra, quale è Gustavia, potrete trovare una concentrazione di prestigiose Gallerie d’arte (senza trascurare lai splendida Hotellerie e ristorazione in tutta l’isola).
Cinque giorni di regate toste
Ma ora scendiamo in mare. Regno organizzativo di Luis Poupon.
Cinque giorni di regate. Toste, lunghe – l’ultima è tra le 24 e le 36 miglia intorno all’isola -, tra gli spicchi di isolette che hanno a lungo mantenuto in vita i numerosi pirati, abili nel trasformarle in sicuri nascondigli per i loro temuti velieri.
Dieci classi.
Nella categoria Maxi sono presenti 5 barche statunitensi: Vesper (il JV72 di Jim Swartz) è in testa. Lo tallona Bella Mente (il JV74 di Hap Fauth) seguito da Rambler 88 (il Juan K88 di George David). Infine, Deep Blue (il Botin 85 di Wendy Schmidt) e Prospector.
Jim Swartz, un campione di football americano, grazie all’abitudine (tutta statunitense) delle Università di andarsi a cercare, coccolare, sostenere le migliori menti e i migliori atleti dei Licei, facendone prima matricole timorose e poi menti geniali, ha frequentato Harvard negli anni fecondi dell’invenzione di Internet. Grazie ai vecchi compagni di scuola, come in un antico Salotto viennese, ha saputo creare e mantenere una rete di pensatori e sviluppatori dell’Economia USA che ha cambiato il modo di pensare il Mondo.
È emozionato la sera della premiazione. Per cinque volte vincitore di questa regata con la sua Vesper, – anche quest’anno arrivata prima nella classe – (“arredata da mia moglie” evidenzia fieramente) riprende la saga di James Bond. La sua precedente barca (amatissima, mi mostra la cintura con il suo nome) è stata la famosa Moneypenny. Ora è il momento di mostrare il vero amore di Mr. Bond: Vesper (Lynd).
Indubbiamente Ian Fleming ne sarà contento.
Il grande lavoro dell’IMA
Vi domanderete… “ma tutti questi Maxi, lì, come mai?”
L’arma segreta si chiama IMA, acronimo di International Maxi Association, l’organizzazione che ha sede operativa presso il nostro Yacht Club Costa Smeralda e che ha sfidato Covid-19, brutte tensioni internazionali e così via con la prima edizione della Caribbean Maxi Challenge 2022.
Benoit de Froidmont, presidente IMA da ben quattro anni, ha presieduto all’intera regata, mostrando notevole attenzione e abilità nel gestire anche questo evento.
I loro appuntamenti sulle isole sono quattro: la RORC Caribbean 600 che parte da Antigua, la St. Maarten Heineken Regatta, Les Voiles de St. Barth Richard Mille, ed infine la Antigua Sailing Week alla quale saremo anche noi presenti.
Classe CSA 3, si parla (anche) italiano
E nelle altre classi? Questa volta ho scelto per voi gli armatori della Classe CSA3 (forse perché vi erano begli esemplari di cantieri made in Italy o guidati da italiani? La risposta è… affermativa!).
Iniziamo dal vincitore della Classe: Jim Madden sul Nautor Swan 601, Stark Raving Mad. Una barca che vedi scivolarti accanto come fosse un toast che sta uscendo dal tostapane. Pazzesco.
Come il nome della barca, mutuato da una esclamazione (forse non proprio di gioia) della moglie alla notizia dell’acquisto di una nuova barca. Significa, più o meno, mi fa diventare pazzo/a. “Io mi chiamo Madden, così Mad mi calza bene” afferma con un sorrisetto allegro. “Per me partecipare ad una regata consiste in un difficile e complesso gioco di scacchi. Sono costretto ad ampliare le mie facoltà mentali, direi a diventare ogni volta più intelligente. Se vuoi vincere (e lui di vittorie ne ha collezionate molte, già dalla Acura Key West 2007 dove lo incontrai la prima volta) devi essere capace di prevedere le difficoltà, capire quali azioni occorrono per sormontarle e metterle in pratica rapidamente. Tenendo sempre in primo piano il ruolo del tuo equipaggio. Devi motivarli, renderli un gruppo affiatato e determinato a vincere”. Anche in questa regata l’obiettivo è stato ampiamente centrato. Sono sempre i primi a tornare al dock. Molto prima degli altri.
Poi vi faccio conoscere un altro armatore, di Londra. È Shahid Hamid. Il suo Swan 58 profuma di nuovo. E lui sprizza gioia e soddisfazione: “La barca è nuovissima. È un disegno di German Frers. Fila durante le regate e gli interni sono curatissimi, firmati Ferragamo. Così sono riuscito ad accontentare i miei 3 figli con i quali ci divertiamo nelle competizioni e mia moglie che ne apprezza eleganza e comfort”. Mr. Hamid è un insegnante, un maestro. E ha chiamato il suo bianco destriero OM II, un acronimo di un lavoro della nostra celebre pedagogista Maria Montessori. Mi confida che ha appena venduto le sue 400 scuole basate sul metodo educativo montessoriano diffuse in tutto il mondo. “Ora voglio solo navigare” conclude felice. Beh!
Con il suo secondo posto in classifica direi proprio che se lo merita.
Ma non abbiamo finito.
Incontriamo Luigi Sala, co-armatore di Yoru, un Vismara 62 con il quale, insieme alla sua compagna e co-armatrice ha attraversato l’Oceano Atlantico con l’ARC. Se avete inquietudini di coppia…copiateli. Felici, gioiosi, soddisfatti di barca ed equipaggio.
Infine, Milan Markovic sul suo CNB 60, Nina. È arrivato quarto.
Folta barca bianca, rilassato, lavora a bordo occupandosi di finanza. “Andare in barca mi insegna a seguire la corrente, ad evitare inutili problemi, a seguire il mood generale serenamente. Ho iniziato ad amare la barca quando ho iniziato ad innamorarmi. Direi, contemporaneamente. La barca è donna ed io amo le donne. Ho scelto il cantiere CNB perché è basato a Bordeaux. Così posso anche bere del buon vino e assaggiare squisiti formaggi”. Beh! Indubbiamente sa quello che vuole.
Gallery – Le foto di Cristophe Jouany a Les Voiles de Saint Barth
Bene. Per ora direi di finire qui con Les Voiles de Saint Barth. Mandandovi anche un saluto dal nuovo Presidente della Collectivité territoriale de Saint-Barthélemy, il 42 enne Xavier Lédée, appena eletto. Mi ha ricevuto cordialmente nel suo nuovo ufficio e mi ha raccontato che questo evento è molto amato in quanto è un appuntamento annuale – che prevede una settimana di regate molto qualificate, frequentate da grandi competitori – e permette di offrire una eccellente visibilità all’isola in particolare dopo i due faticosi anni di restrizioni da Covid 19 e la attuale situazione internazionale: “Vogliamo mantenere l’alto standard di questa manifestazione e saremo felici di sostenerla anche nelle prossime edizioni” conclude con un tono forte e determinato.
Intanto la musica continua a cullarci. Tutto chiaro? State preparando vele e carene? Il prossimo inverno arriverà presto. Qui da Saint Barthélemy è tutto.
Ma ci rivedremo ad Antigua, nei prossimi giorni, per la celebre Sailing Week. Non vi perdete il finale!!!
Maurizia Falone Percivale
Gallery – Le foto di Maurizia Falone Percivale a Les Voiles de Saint Barth
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