Le barche, gli armatori, il dietro le quinte della Antigua Classic Yacht Regatta
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Dai Caraibi, dopo averci raccontato il dietro alle quinte della Superyacht Challenge di Antigua e i segreti di Ranger, il J-Class che ha vinto a alla St. Barths Bucket Regatta, Maurizia Falone Percivale ci racconta l’Antigua Classic Yacht Regatta appena conclusa (qui tutti i risultati). Un appuntamento imperdibile per gli amanti della vela classica: una vera e propria passerella di yawl, schooner, ketch, gaff-cutter nati dalla mano di maestri dello yacht design.
Antigua Classic Yacht Regatta, il reportage
Antigua, terra di mare e di sole, ha mantenuto la sua promessa con splendide giornate, e i forti e regolari alisei ad accompagnare il lavoro degli intrepidi e coraggiosi marinai coinvolti nella rinascita della storica competizione.
Un po’ di storia
Quando nel 1961 la Regina d’Inghilterra venne a visitare l’isola di Antigua, la situazione dell’antico porto militare dell’Ammiraglio Horatio Nelson, in English Harbour, era disastrosa.
Venne pertanto dato ordine di ripristinare immediatamente i dockyards in questa porzione dell’isola che ha una superficie di circa 80 kmq.
Così il papà di Paul Deeth, pilota statunitense implicato nella Seconda guerra mondiale, innamorato dell’isola che aveva sorvolato molte volte, decise di stabilirvisi e aprire un piccolo albergo in stile tropicale. “Antigua divenne un luogo di villeggiatura e visto che il viaggio per arrivarci era lungo e difficile le persone presero l’abitudine di fermarvisi per almeno tre mesi. Ma poi l’isola tornava ai suoi silenzi e solitudini. Decise pertanto, nel 1967, di organizzare una regata per poter prolungare la stagione caraibica: la celebre Antigua Sailing Week” ci racconta il figlio, co-fondatore e organizzatore della Superyacht Challenge Antigua che si è svolta appena un mese fa.
Un successo.
“All’epoca le barche che partecipavano erano tutte classiche. Poi a poco a poco arrivarono quelle più moderne e la regata cambiò atmosfera. Per le lente barche classiche divenne pericoloso condividere lo spazio sui mari, finché una notte, il capitano dello schooner Ashanti IV, Prunny, raccolse gli altri capitani delle rare e delicate barche classiche nel suo pozzetto e decise di fare una sommossa: avrebbero avuto una propria regata, prima della Sailing Week” mi raccontò Kenny Coombs mentre partecipavo alla Classic nel 2008, sulla sua Altair. Da quella notte, nel 1981 nacque una tra le più romantiche regate del mondo. Intima, con poche ma strabilianti puledre raccolte, legno contro legno, nella Marina di Falmouth.
Poi… “Nel 2018 la regata era in fin di vita. La perdita dello sponsor Panerai passato al Team Luna Rossa, i costi elevati, una direzione manageriale fallimentare, regole poco appropriate… Ogni cosa pareva tramare per affondare i sogni degli intraprendenti sostenitori” racconta Carlo Falcone, attuale CEO della Classic. “Mi venne dato l’incarico di salvarla. In cambio decisi di imporre di cambiare diverse regole: in mare e a terra. Silenzio. Io tenni duro e dopo qualche mese, finalmente, loro le accettarono. Iniziai a muovermi, ad informarmi, indagare su come risolvere i molti problemi lasciati dalle gestioni precedenti.”
E, se è vero che la Fortuna aiuta gli audaci…tac!… avvenne il felice incontro con un altro grande imprenditore, toscano come lui, dell’isola d’Elba: Marco Mantovani; il co-fondatore dell’azienda di orologeria, tutta “made in Italy”, Locman. “Birds of the same feathers flock together” -Uccelli dalle stesse piume si radunano insieme- dicono gli inglesi. Stesse piume, stessi sogni, stessi ideali. E finalmente il salvataggio diventa operativo.
Nel 2019 la prima Regata con la nuova sponsorizzazione ed ora, dopo due anni di attesa, le acque di Falmouth Harbour si sono riempite di un fitto e folto bosco di alberi a vela.
Antigua Classic Yacht Regatta
Barche immense e piccine. Noi iniziamo da una coppia di barche gemelle: Chronos e Rhea.
Quando ho visto l’arrivo di Cronos ero a bordo di Comanche e stavo intervistando Mitch Booth, il suo mitico skipper. Non siamo riusciti a non staccare gli occhi da una enorme foglia bianca (lunga 54 metri x 9.7 metri!), uno schooner con i suoi due alberi armati con le cinque vele Bermudian style che entrava, leggera ed elegante, all’imboccatura del porto. Da lì a poco è sopraggiunta la seconda, Rhea.
Ovviamente andremo a scoprirne i segreti. Mi sono detta.
Chi è l’armatore di Chronos
Infatti, qualche giorno dopo, la mia/nostra curiosità è stata premiata: l’armatore, una persona gentile e molto disponibile, si è fatto trovare a bordo. Un uomo alto, massiccio, solido, con l’aspetto di un gran lavoratore. Pronuncia spiccatamente tedesca; età intorno ai 60 anni. Sguardo attento e diritto. Felicemente sposato con Barbara, mi dirà fin dai primi dialoghi.
“E’ una gioia poter essere qui e poter partecipare a questa importante regata nonostante il Covid19, la guerra in Europa che “quando apri il giornale al mattino ti fa solo piangere per le terribili situazioni” mi dice commosso Andreas Steidle, l’imprenditore che ha creato Sailing-Classics (un charter di altissimo livello con cui è possibile noleggiare barche classiche tra Mediterraneo, Atlantico e Caraibi).
Iniziamo ad ascoltare il suo racconto:
“Sono cresciuto vicino al Lago di Costanza, il lago che sulle sue rive raccoglie Germania, Svizzera ed Austria. Mio padre era un imprenditore di costruzioni e un velista appassionato. Mi ha portato in barca quando avevo ancora il Pampers addosso” ricorda ridendo. “Così facendo ho imparato molto rapidamente. Da ragazzo ho seguito tutti i corsi di vela offerti dal locale Yacht Club; durante l’estate, lavoravo sulle barche classiche di charter e così mi sono formato un’idea sull’ospitalità a bordo. Poi, dopo la laurea in ingegneria civile, con un paio di amici ho iniziato a restaurare e ridisegnare una piccola barca classica. Due inverni di passione; giorno e notte, durante il tempo libero. Quando l’ho completata ci portavo mia moglie e i nostri bambini”.
Pareva che tutto fosse finito lì.
“Invece, l’incontro che ha cambiato la mia vita. All’inizio degli anni duemila mi sono recato a Saint Tropez per le Voiles. Come finisco il rettilineo, ancorata in fondo al pontile, vedo Endeavour, la barca restaurata da Elisabeth Meyer. Un tonfo al cuore.” E gli occhi celesti si stringono e diventano sottili nella gioia del ricordo.
“Le ho girato attorno come un ragazzino, incantato dalla sua bellezza. Ogni giorno ero lì, ad ammirarla. Poi, improvvisamente, l’insieme delle mie radici esperienziali si è fuso in un’unica domanda:
Perché non costruire barche a vela classiche, adatte ad ospitare persone, come in un hotel a 5 stelle, per far loro vivere il piacere di partecipare direttamente alle regate, alle traversate oceaniche, con il dondolio delle onde che culla i loro corpi, guardando tramonti e coste e uccelli? O per offrire ad archeologi l’opportunità di visitare i reperti greci disseminati tra le isole e così via; con mille altre idee e offerte”. Conclude con l’aria placida di chi ha trovato una direzione nella vita. Un progetto Unico che cambierà la vita di molti appassionati che difficilmente potrebbero affrontare le spese di uno yacht di tali proporzioni, bellezza, agio per poter partecipare ad una unica regata.
L’idea è semplice e geniale: perché costruire un albergo in un luogo se posso costruirlo capace di muoversi da un luogo all’altro con le sue grandi vele, sempre a contatto con il mare? Lo osservo sinceramente stupefatta.
“Una delle mie qualità? Suppongo sia la mia solidità ed affidabilità di carattere. Quando ho parlato con un paio di amici di questo progetto, loro mi hanno subito aiutato”.
Nel 2007 è stata la volta di Kairos, la prima Tall Ship commissionata da Steidle, 38 metri, e poi nel 2013 Chronos e Rhea. Cantiere ARK di Bodrum, Turchia, disegnati da Klaus Roder.
“Quello che mi appaga maggiormente è vedere la luce di piacere negli sguardi dei miei ospiti, la loro soddisfazione, la loro gratitudine”. Indubbiamente per lui il denaro non è tutto. Il costo delle tre “Tall ships” armate con 5 vele, 10 persone di equipaggio… non è stato leggero in questi ultimi faticosi anni. “Ma sono tenace e il mio motto preferito rimane: non arrendersi mai. Questo è quanto mi piacerebbe insegnare ai giovani. Andare avanti, attraverso le difficoltà, senza perdere di vista il proprio sogno.”
Bravo Mr. Andreas Steidle!
Che trio di italiani ad Antigua!
Poi, passo a salutare i tre italiani arrivati secondi (su 7 barche) nella aristocratica classe dei Dragoni.
Sono Gianluca Perego (campione del mondo sui Melges 24), Filippo Amonti, Michele Benvenuti. Invitati ad Antigua quali rappresentanti dello Yacht Club Cortina d’Ampezzo. Hanno dovuto regatare all’interno del porto di Falmouth (fuori c’erano tra i 25 e i 38 nodi di vento), ricolmo di barche, e soprattutto dominato dal giovane fratello di Shannon Falcone; entrambi figli del nostro viceconsole italiano ad Antigua, il terrore dei velisti inglesi: Carlo Falcone. “Quando c’è lui in regata ci batte sempre!” sussurrano tra invidia e ammirazione. E…che il sangue non sia acqua… i nostri tre moschettieri hanno dovuto accettarlo. Comunque, felici di essere qui.
Ashanti IV, la vincitrice tra gli Schooner
Sempre sullo stesso molo ho appuntamento su Ashanti IV. Ha appena vinto il primo premio nella sua classe. Fortuna vuole che avessi regatato a bordo di Ashanti IV nella Maxi Yacht di Porto Cervo nel 2006. Avevo preparato un bel servizio fotografico e il capitano si ricordava molto bene di me. Perché non approfittarne per fare una bella intervista al nuovo armatore? E, dopo alcuni giorni, eccoci qui.
“Il più solido e sicuro schooner al mondo. Ed anche la barca con la migliore manutenzione del mondo a bordo.” Mi dice orgoglioso il suo armatore Hans… E’ un uomo scherzoso ma duro.
Ashanti IV of Vegesack è scintillante. I legni, gli ottoni, l’attrezzatura… tutto perfetto. Con i suoi 34.8 x 6.2 metri è stata la barca tedesca più grande della Germania quando è stata costruita a Brema nel 1954 dal cantiere navale Burmester su disegno dell’architetto navale Henry Gruber. Ha il bulbo in acciaio ricoperto da legni preziosi.

“Sono un appassionato di Epigenetica e sono certo che i miei antenati fossero dei Pirati. In particolar modo di Klaus Stortebeker, famoso per le sue scorribande nel Mare del Nord, sconfitto, imprigionato e decapitato ad Amburgo, insieme ai suoi 73 uomini, per aver minacciato e attaccato le navi della Lega Anseatica agli inizi del 1400. Sono cresciuto sulle rive del Reno, vicino al porto di Amburgo, zona molto pericolosa per la vela a causa del traffico mercantile. Ma, come dicevo, la mia passione per la vela non si è mai arrestata. Continuo a navigare con il desiderio di navigare ancora ed ancora.”.
Con lui la moglie, madre dei loro 4 figli, al quale è legato da sempre. “Quando ci siamo sposati ho visto per caso Ashanti IV. E le dissi: un giorno la comprerò. Per Te. All’epoca era assolutamente impossibile e improbabile che io potessi mantenere quella promessa giovanile. Ma è arrivato il giorno in cui ci sono riuscito”. Afferma notevolmente fiero e soddisfatto. Un lampo di intensa intesa ha attraversato i loro sguardi.
“Siamo rimasti bloccati in Nuova Zelanda per 11 mesi, a causa del Covid19.” Dice lei.
“Nel disastro è anche stato un periodo molto felice per noi; insieme, sulla stessa barca. Per mesi e mesi.”. Conclude con delicatezza.
“Fortuna vuole che il nostro capitano abbia sempre scelto dei cuochi eccellenti e così non abbiamo avuto motivo di rimpiangere alcunché “. Aggiunge sornione il marito. E di nuovo un dolce e profondo sguardo intimo lega i loro occhi.
Sono delle belle storie. Dopo un po’ scendo dal loro nido d’amore. Potrebbe essere una capanna. Per loro non cambia.
Ma le giornate di vela e di scoperta non sono finite. Abbiamo anche conosciuto Tom Bisley, il capitano trentaseienne di Vela, il superyacht di 34.14 x 7.62 metri costruito in Tailandia dal cantiere navale Marsun nel 2020 su disegno di Langan Design. Il progetto è fantastico e soprattutto ripetibile senza troppe difficoltà.
E per oggi il racconto è finito.
Arrivederci a presto: Les Voiles di Saint Barths si sta già preparando per nuove sfide.
(continua)…
Maurizia Falone Percivale
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