La Coppa America torna in Europa. E in Nuova Zelanda la prendono malissimo

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coppa america barcellona

Vi ricordate che spettacolo gli Acts a Trapani del 2005 e la Coppa America 2007 a Valencia? Sono stati eventi indimenticabili, che hanno visto una grande partecipazione di pubblico. E ora, finalmente, l’annuncio. L’America’s Cup, il trofeo sportivo più antico del mondo, torna in Europa. Torna in Mediterraneo. Vi avevamo anticipato che Barcellona aveva tutte le carte in regola per ospitare la 37ma edizione della Coppa. E’ arrivata l’ufficialità (e come vi spieghiamo sotto, in Nuova Zelanda la notizia è stata presa malissimo).

Ieri l’annuncio ufficiale sul sito dell’America’s Cup, in cui il defender vincitore della scorsa edizione (ai danni di Luna Rossa) Emirates Team New Zealand, assieme al Royal New Zealand Yacht Squadron hanno confermato che la sede della prossima Coppa sarà la città catalana e che le regate saranno in programma tra settembre e ottobre del 2024.

Barcellona ospiterà la 37/a edizione dell’America’s Cup di vela. Vamos Barcelona!!!!. Questo il post Instagram dello skipper di Luna Rossa Prada Pirelli Max Sirena, che ha fa capire come sia una meta gradita al team italiano che parteciperà con i colori del Circolo della Vela Sicilia.

PERCHE’ BARCELLONA…

Se pensiamo alla 37a America’s Cup e agli AC75 che regateranno a poche centinaia di metri dalla spiaggia di Barcellona, dal lungomare e dal villaggio di regata, il coinvolgimento dei fan sarà a dir poco spettacolare”, ha sottolineato Grant Dalton, CEO del defender ETNZL.

Il porto di Barcellona. In basso a destra la famosa spiaggia di Barceloneta

Che spiega così la scelta di Barcellona: “Barcellona è una città leader in termini di sostenibilità e impatto sociale, con l’ambizione di diventare la capitale digitale e tecnologica d’Europa, quindi la comunione di valori con l’America’s Cup è chiara. Le sue strutture già esistenti per le regate, le basi dei team, le infrastrutture tecniche, i superyacht e le aree per il villaggio dell’evento America’s Cup per ospitare i fan, l’ospitalità e i media, così come un range di vento medio di 9-15 nodi durante la finestra di settembre e ottobre, fanno della città la location ideale per l’evento”.

… E NON LA NUOVA ZELANDA?

Non è la prima volta che la sede scelta dal defender per la Coppa America non coincide con il paese di provenienza. Pensiamo ad esempio alle edizioni 2007 e 2010, dove gli svizzeri di Alinghi scelsero Valencia: in questo caso la scelta era stata dettata dalle oggettive difficoltà di portare un evento di tale portata nella piccola Svizzera.

La scelta dei neozelandesi è invece di natura prettamente economica. Le parole di Dalton sono chiare: “Come Defender dell’America’s Cup, abbiamo sempre sentito la responsabilità di far crescere l’evento, il pubblico e lo sport della vela su scala globale”. Spostandosi all’estero i kiwi avrebbero la possibilità di avere più soldi a disposizione per imbastire una campagna degna di nota.

Dopo i 136 milioni di dollari messi sul tavolo per la 36ma Coppa America, il governo neozelandese si è fermato a 99 milioni per l’edizione numero 37. La cosa non è andata giù a Team New Zealand che ha preferito guardare all’estero: Barcellona, Malaga, Jeddah (negli Emirati Arabi Uniti) e Cork, in Irlanda.

IN NUOVA ZELANDA L’HANNO PRESA MALISSIMO

In patria non l’hanno presa bene: “Probabilmente mi sento allo stesso modo di molti neozelandesi. Sono delusa dalla decisione che è stata presa su dove si terrà l’America’s Cup. Come governo abbiamo certamente stanziato fondi sufficienti per ospitarla qui. Volevamo che fosse ospitata qui”. Questa la dichiarazione del primo ministro neozelandese Jacinda Ardern riportata dal quotidiano New Zealand Herald. “Volevamo che fosse qui perché la Nuova Zelanda la considera un evento nazionale. Non credo che nessun altro paese al mondo tratti l’America’s Cup nel modo in cui lo facciamo noi”.

Ma il “cuore” non basta. Grant Dalton Il CEO di Team New Zealand Dalton aveva dichiarato che l’unica possibilità per la Nuova Zelanda di vincere di nuovo l’America’s Cup era di portarla “al largo”.

Mettetevi nei panni dei neozelandesi. Pensateci un attimo: è come se l’Italia vincesse i Mondiali di Calcio portandosi a casa i diritti per organizzare la prossima edizione, e poi la Federcalcio vendesse l’evento a un paese lontanissimo, come l’Australia. Un po’ vi girerebbero, giusto? Ma la Coppa è la Coppa.

TUTTI CONTRO TEAM NEW ZEALAND

Ora è tempo di pensare alle regate, con la corsa alla preparazione delle nuove barche volanti. Peter Burling e compagni dovranno difendere il titolo da un bel parterre de roi di avversari agguerriti: Ineos Britannia del baronetto Ben Ainslie, Luna Rossa Prada Pirelli (capitanata da Max Sirena, presto sapremo chi sarà al timone), gli svizzeri di Alinghi e American Magic.

E.R.

 


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