I segreti di Ranger, il J-Class che tutti sognano e che ha vinto a Saint Barth

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Buongiorno a tutti, dopo la prima puntata in cui vi ho parlato delle barche protagoniste alla Superyacht Challenge Antigua, eccoci arrivati ad una nuova puntata del nostro viaggio attraverso le regate dei Caraibi. Come promesso oggi andremo a scoprire la più prestigiosa regata del mondo, con immense barche a vela, tra le più famose ed opulente: la St. Barths Bucket Regatta 2022 appena conclusasi. E uno dei suoi protagonisti indiscussi. Il J-Class Ranger.

I “segreti” di Saint Barthélemy

Nell’isola di Saint Barthélemy (dal nome del fratello Bartolomeo al quale Cristoforo Colombo dedicò la scoperta nel 1493). Cerchiamo di capire dove ci troviamo. In primo luogo, le Coordinate geografiche: come ogni esperto velista richiede per potersi orientare. Prima risposta: ci troviamo a 17°53’52.47N 62°51’02 W. Distante 141 chilometri a nord da Antigua. 41 minuti di volo, 88 miglia.

Procediamo poi con un po’ di storia.

Collettività d’oltremare francese dal febbraio 2007, quest’isola deve probabilmente il suo successo alla sua conformazione geografica che la rese poco appetibile ai vari stati europei a causa dell’impossibilità di coltivarvi la canna da zucchero. Pertanto, nessuna deportazione di schiavi africani (con le ben note conseguenze conflittuali etiche, morali e sociali). Una semplice isoletta deserta con spiagge sabbiose e morbide, tenere vallate, panorami mozzafiato. Nel 1648, 60 coloni francesi vi si installeranno. Ma venne presto ceduta ai Cavalieri di Malta per salvarla dalle minacce spagnole.

Passo inutile: l’isola venne abbandonata dopo il sanguinoso massacro del 1656; per poi venire ripresa nuovamente dai francesi quale loro colonia. Ma qual era la sua minaccia? Che cosa si temeva…? La posizione strategica. Che l’aveva trasformata in terra di corsari. Fin dalla seconda metà del 1600. Nei confronti dei galeoni spagnoli prima e poi durante la rivoluzione americana contro i britannici.

Con conseguenze prevedibili.

La capitale: Gustavia, prende il nome dal re Gustavo III di Svezia, nazione che in seguito ad uno scambio commerciale con i francesi, per un centinaio di anni la amministrerà e organizzerà facendone un porto franco. Ma a causa delle guerre e battaglie navali e a terra che si moltiplicheranno nel corso del 1800, incendi, epidemie, uragani, l’economia iniziò a naufragare. Con un referendum nel 1878 la popolazione sceglierà di tornare ai francesi.

L’assenza di risorse naturali e di potenziale aurifero la condanna a lunghi periodi di ristrettezze; tuttavia, grazie allo spirito fiero, determinato e molto attivo della popolazione (9000 persone), l’isola esporta pesce eccellente, sale e, ultimamente, moda continuando la sua battaglia per il mantenimento della valorizzazione del suo patrimonio naturale ed il rispetto della sua eccezionale qualità di vita. Elegante, rilassata, raffinata sono i tre aggettivi che la qualificano.

Ed è qui che nel 1995 la Nantuket Bucket Regatta la scelse quale sede invernale della regata (Gli esordi di questa regata, raccontati da Alessandro Vitelli durante una nostra memorabile intervista, verranno pubblicati in seguito).

20 Marzo 2022. Si conclude la St Barths Bucket Regatta

Ultimo giorno d’inverno e ultimo giorno della ventottesima edizione della S. Barths Bucket Regatta. Vento forte a dominare le giornate delle gare di 30 fantastiche barche – Sloop, Ketch, Schooner – tra le più belle del mondo, divise in 7 classi, raggruppate con il rating ORC.

Dopo due anni di sospensione causata dal Covid 19, si sono date dura battaglia nelle acque che attorniano l’isola di Saint Barthélemy, French West Indies. Un paradiso caraibico di 21 km quadrati, accudito con salda tenerezza dai suoi fieri e integri 9.000 abitanti. (vedi riquadro).

Gustavia, la piccola capitale caratterizzata da casette bianche dai tetti rossi, che si raccolgono intorno ad una sorta di gigantesca piscina rettangolare dalle acque verdi, il porto, è invasa da oltre 700 velisti, accompagnati da familiari ed amici. Una festa continua che ha predominato per tutto il lungo week end.

Questa sera cerimonia finale di premiazione con party a seguire nel Wall House Museum. Le preziose barche distribuite ordinatamente sul molo attendono i risultati delle loro portentose prodezze.

Le più esultanti sono indubbiamente le tre J-Class che si sono fatte compagnia secondo dopo secondo (con qualche inevitabile momento di cedimento). In ordine di anzianità: Velsheda, Ranger, Hanuman.

Per un alito di vento Ranger ha conquistato il podio, gettando nello sconforto Velsheda ed il suo capitano, reduci da una spettacolare vittoria contro Topaz alla Rolex Maxi Yacht 2021 di Porto Cervo.

Ed allora andiamo a conoscere le protagoniste ed i loro armatori/amatori.

Ranger, J-Class leggendario

Questa volta approfondirò la storia della leggendaria Ranger. Quando parliamo di Ranger (41,6 x 6,4 m) è nostro dovere ricordare la figura di John Williams, il suo creatore.

Nel 2008, durante la Panerai Classic Yacht Antigua, ebbi la fortuna di intervistarlo nel suo motor yacht d’appoggio Vita. Un uomo solido, con occhi brillanti e gioiosi su un corpo da bambino al Plasmon.

“What we do in life echoes in eternity”. “Ciò che facciamo nella vita riecheggia in eterno”. Questo era il suo motto.

– “Mi racconti il suo incontro con Ranger”.

– “Guardi, avvenne casualmente, nel 1999. Venni invitato a partecipare ad una regata e noleggiai, per la prima volta, una J-Class, Endeavour. Nel salone interno, appesa alla parete, vi era una riproduzione di una barca leggendaria appartenuta ad Harold Vanderbilt (1884-1970) che nel 1937 difese l’America’s Cup contro il feroce attacco di Endeavor II, guadagnandosi il titolo di “Super J”: la barca era Ranger.

Fu un colpo di fulmine, un amore a prima vista. Fatta la scoperta che nel 1941 era andata distrutta, decisi di farla ricostruire. Presi contatto con l’architetto navale Paolo Scanu, la cui famiglia per diversi anni era stata armatrice di Shamrock V, con Bill Sanderson come coordinatore del progetto e partendo dai disegni originali dell’epoca Ranger, nel 2003, venne varata”.

Fu la prima barca J-Class che venne ricostruita e da allora John Williams venne preso a modello per la grande rinascita della Classe.

– “Quali sono i suoi progetti per il futuro?”

“Mi accorgo che la barca risulta troppo pesante. Vorrei fare un grande refit o addirittura acquistarne un’altra. Sono ancora in dubbio”.

– “Come si diventa capaci di affrontare spese come queste. Vuole raccontarmi la sua storia?”

-” All’inizio non è stato facile. Provengo da una famiglia povera di origine irlandese. Vivevamo ad Atlanta, in Georgia. Ma mio fratello ed io avevamo una straordinaria fortuna: nostra madre. Molto affettuosa ma severissima. Pretendeva che ogni sera andassimo a letto prestissimo per poterci svegliare altrettanto presto e, alle 3, 4 del mattino, essere pronti ad andare a lavorare. Ho iniziato con lavori molto semplici che mi permettevano tuttavia di incontrare persone al di fuori del mio entourage. Conoscevo altri lavoratori, capivo i loro ed i miei desideri, i miei ed i loro bisogni. Inoltre, risultavo simpatico e affidabile ai miei datori di lavoro che pertanto iniziarono ad affidarmene sempre di più impegnativi.

In breve, a 26 anni aprii la mia prima attività, che si occupava di case. La casa, avevo capito, era il bisogno più grande. Il primo da soddisfare. E così, seguendo il mito americano del Self made Man, sono arrivato a questo livello”.

– “E, a quanti capifamiglia ha dato lavoro con le sue idee?”

Mi guardò sorpreso dalla domanda. Poi, dopo averci pensato su un po’, con un sorriso timido mi rispose:

– “1.300. A 1.300 famiglie”. Lo sguardo era diventato piacevolmente soddisfatto.

Dopo quel colloquio ripensai spesso a lui. La grande crisi finanziaria statunitense del 2008 decapitò sogni e progetti di milioni di famiglie.

John Williams non fece il refit di Ranger. Ma sinceramente suppongo che abbia fatto del suo meglio per salvare i suoi 1.300 “Familiari”. Fino al 2018, anno della sua improvvisa scomparsa.

Oggi Ranger ha un nuovo armatore. Anche lui innamorato di lei. Ha effettuato un sostenuto refit, ha inserito Ed Baird, al suo primo comando su una J-Class, attorniato dal trio di Platoon (il Tp 52 dell’armatore-timoniere Harm Muller-Spreer, campione del mondo nella 52 Super Series): John Paul Kostecki, Jordi Calafat e Jules Salter.

E… ha vinto la sua prima regata nella nuova veste. Un tripudio di gioia per questa barca che parla di continue rinascite.

Velsheda e Hanuman

Accanto a lei, sullo stesso molo, Velsheda e Hanuman. L’ultima ha avuto qualche problemino tecnico e il suo comandante pensa di poter riprendere presto la guida delle classifiche.

Velsheda, costruita nel 1933 per William Lawrence Stephenson da Camper e Nicholson, invece… ci credeva. Credeva di poter vincere (le differenze nell’arrivo sono state di sottili soffi di vento) e di poter portare la grande coppa al suo armatore: Ronald de Wall, proprietario di una centenaria catena di distribuzione di abbigliamento olandese.

Il neozelandese Tom Dodson e l’olimpionico inglese Andy Beadsworth ci riproveranno presto e noi avremo modo di rivederli con calma.

Nel frattempo, ora ci dobbiamo preparare per la 2022 Antigua Classic Yacht Regatta. Inizia il 30 Marzo e termina il 4 aprile. Continueremo a vederne delle belle. Garantito.

Alla prossima.

(continua)

Maurizia Falone Percivale


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