Frers. Una storia di famiglia (e di una splendida barca)
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German Frers ha trovato nel suo studio in Argentina le bozze originali di una barca commissionata a suo padre nel 1944, mai realizzata. Ha deciso di costruirla mentre sua figlia Zelmira documentava tutto. Così il ketch Recluta è diventato il simbolo della “saga” dei Frers
Frers, una storia di famiglia
Nel 1942 l’Europa è forse all’apice dei tanti drammatici avvenimenti che caratterizzano il secondo conflitto mondiale, la guerra è in pieno svolgimento con gli equilibri – e i fronti – che si espandono dall’Europa al resto del mondo. Si combatte in Europa, in Nord Africa e in Pacifico in un conflitto che vede sempre più nazioni aderire alle due grandi coalizioni avversarie.
L’Argentina, nonostante le pressioni che riceve dai governi belligeranti, rimane neutrale. Ed è probabilmente per questo motivo che la vita scorre ‘pacificamente’ e che si trovi il tempo e la motivazione per partecipare a una regata, o crociera d’altura come si chiamavano allora. Nella fattispecie: si tratta della Buenos Aires – Mar del Plata, 250 miglia di Oceano nell’inverno del 1942 e a cui Recluta, che con i suoi 20 metri è per i tempi una barca considerevole, partecipa con un equipaggio di amici al timone del suo armatore, l’argentino Charlie Badaracco.
Recluta è perduta!
Lo scafo è un progetto inglese costruito i primi del Novecento da Camper & Nicholson. Con le sue linee armoniose e slanciate tipiche, è una barca velocissima e molto marina, ma con un destino già segnato: durante la prima notte di navigazione, incappa in una tempesta che la porta a incagliarsi in un basso fondo vicino alla costa. L’equipaggio si impegna con tutte le sue forze per uscire da quella situazione, liberare la barca dalle secche e riguadagnare il mare aperto, ma proprio quando sembra avercela fatta, uno degli uomini dell’equipaggio cade in mare e Badaracco, nel tentativo di recuperarlo, si incaglia nuovamente e, questa volta, fatalmente.
La violenza dei frangenti compie il resto e con le luci del mattino tutti si rendono conto che la barca è definitivamente perduta. È il 16 febbraio del 1942, e i giornali dell’epoca riportano la notizia con dovizia di particolari, primo fra tutti che l’incidente non ha fatto registrare alcuna vittima.
Recluta è letteralmente spinta sulla spiaggia dove, sempre dalle foto dell’epoca, diventa una sorta di attrazione turistica, un’enorme balena spiaggiata che, oggi come allora, fa molta impressione. Non sono evidenti danni, i suoi alberi sono ancora a riva e così, Badaracco non perde le speranze.
Nella sua testa ha già preso forma la prossima mossa. Recluta è sì perduta, ma decide di salvare il salvabile, cercando di recuperare tutti le parti ancora efficienti. Charlie Badaracco recupera dunque della sua barca quanto gli è possibile; il resto rimane lì, quale ricordo di un’avventura che il mare divora lungo gli anni. Tuttavia, la sorte di Recluta sarà quella di tornare a issare le vele.
Badaracco chiede a Germán Frers (padre) di disegnargli un’altra barca, la più grande che si sarebbe mai costruita in Argentina. Anch’essa avrebbe ricevuto il nome di Recluta e avrebbe navigato l’Atlantico del Sud. Completati i disegni, tutto è pronto per la costruzione, però il periodo non è dei migliori, e gli echi della guerra in corso arrivano anche nella neutrale Argentina: le materie prime per la nuova costruzione sono difficilissime da trovare, scarseggiano il piombo per la chiglia, l’ottone e il rame per le chiusure e gli accessori. I lavori soffrono dei ritardi in diversi momenti della produzione, fino a quando il progetto viene sospeso definitivamente. E così che Recluta si “incaglia” una seconda volta.
Tutto in casa Frers
77 anni dopo, però, quando questa storia sembra essere dimenticata per sempre, Germán Frers recupera i disegni di suo padre nello studio che si affaccia sul Río de la Plata, e trova le bozze originali di Recluta. Un nome importante per la famiglia, visto che dalla matita proprio del progettista argentino, sono nate diverse barche con quel nome e con una grande reputazione nel periodo dello IOR.
La prima Recluta fa una nuova virata, si sveglia dal suo letargo per arrivare a destinazione: essere costruita e riprendere a navigare. E qui, oltre alla rinascita della fenice, entra in campo la terza generazione Frers, rappresentata proprio da chi non ha portato avanti la professione – e la tradizione – di famiglia, ma l’ha seguita per osmosi fin da piccola: Zelmira Frers, nipote e figlia dei famosi progettisti nautici Germán Frers (padre) e Germán Frers (figlio) e sorella di Mani Frers (nipote).
Architetta, direttrice creativa e fotografa dotata di un’enorme sensibilità, Zelmira si vincola da una parte con l’eredità di suo nonno (che non ha avuto la possibilità di conoscere), e dall’altra con l’istinto e la precisione di suo padre, per ricreare la storia di Recluta in un libro di grande valore storico, estetico ed emozionale.
Il senso di Zelmira per la vela
“Questo libro mi ha permesso di rivedere la mia nozione del tempo, del ritmo della vita, di ciò che trascende e si trasmette da una generazione a un’altra” racconta Zelmira Frers aggiungendo che, per poter portare avanti la narrazione, ha dovuto leggere tutte le storie documentate da suo nonno su ogni imbarcazione da lui disegnata.
“L’ho conosciuto grazie al suo libro e ho scoperto un uomo aperto all’avventura, curioso, con un grande senso dell’umorismo. Era uno che sapeva accettare la vita così com’è. Il mare, infatti, gli aveva insegnato che viviamo in balia della natura e che bisogna sapersi adattare. Per lui, il tempo non era un limite, bensì una forma di libertà. Faceva le cose a un ritmo tutto suo, particolare, senza voler forzarne la cadenza, secondo la propria attitudine personale”.
Il libro è un viaggio nella passione, la tradizione e il senso dell’eccellenza di un lignaggio familiare, che torna a issare le vele per creare un progetto; che questa volta, come un filo invisibile, ha raccordato tre generazioni.
Zelmira Frers naviga, sin da piccola, in un universo di creatività multidisciplinare. Ha lavorato insieme all’architetto zen Paul Discoe negli Stati Uniti, nella co-creazione dello studio Machimbre, dedicato all’esplorazione del design in diversi ambiti, nel disegno di mobili e oggetti, esibiti nella Maison et Object Paris 2016, nel branding e nella direzione d’arte per diversi marchi di design.
Ha sviluppato la sua passione per la fotografia con i maestri Aldo Bressi, Hisao Susuki e Gaby Messina. Lavora al suo primo libro per tre anni: un documento di grande bellezza e valore storico che ritrae, appunto, la costruzione di Recluta, un leggendario disegno di suo nonno che le svela tanti particolari inediti della sua famiglia, avvicinandola ancora di più alla conoscenza di un mondo, per lei, tutto sommato inedito. Zelmira punta la sua lente sul processo, i dettagli, il clima di lavoro e le mani degli artigiani nautici che lo rendono possibile e se ne innamora inesorabilmente.
È cresciuta respirando la mistica dei suoi nonni artisti (la scrittrice Elvira Orphée e il pittore Miguel Ocampo, oltre al progettista Germán Frers). È sempre stata affascinata dal flusso del tempo, la trasmissione della vocazione lungo le generazioni e la sensibilità per osservare e domandarsi come si trasmette un’eredità. Zelmira ha compreso che la realizzazione di Recluta con la sua particolare traiettoria piena di peripezie, era un evento unico che, se non fosse stato documentato, avrebbe provocato la perdita definitiva di una parte della storia della cantieristica navale argentina nonché dei processi artigianali della costruzione di imbarcazioni in legno.
“Credo che la storia di un popolo o di una cultura sia formata anche dalle piccole voci individuali. Sono storie che testimoniano i cambiamenti di un’epoca e i suoi costumi. In questo caso, particolarmente, Recluta è la testimonianza di un periodo prospero dell’Argentina, quando l’industria marittima era all’apice della sua produzione, cioè nell’epoca in cui visse mio nonno. Oggi la realtà è molto diversa. Questo libro vuole recuperare e documentare ciò che ne resta, la conoscenza della tecnica, la bellezza della costruzione in legno e i suoi silenziosi protagonisti”.
E prosegue: “Mi ha sempre affascinato quanto riguarda il passare del tempo, e questo è il tempo della costruzione, dell’elaborazione. Il tempo che ci mette un’idea per diventare oggetto, per realizzarsi. Questo progetto è del 1942, però diventa realtà oggi, con la possibilità poi che si possa, oggi, eseguire nello stesso modo in cui fu progettato, cioè, con quelle tradizioni costruttive che si usano ancora; è per questo che ho voluto registrarlo e farlo conoscere, perché fa parte di una storia, di un Paese, di una conoscenza storica”.
A proposito di Germán Frers
Germán Frers è rinomato a livello mondiale grazie alla sua prolifica e inconfondibile traiettoria nel disegno di imbarcazioni. A soli 16 anni fa il suo primo progetto, Mirage, uno scafo da regata di 10 metri, il primo ad essere costruito in fibra di vetro in Argentina. Lo guidò suo padre, Germán, studente d’ingegneria, progettista di imbarcazioni autodidatta e marinaio entusiasta con un enorme spirito di avventura.
Allo stesso modo, oggi condivide questa eredità con suo figlio Germán “Mani” Frers e, forse, più avanti, anche con suo nipote. Nel 1965, Germán Frers è convocato dal suo idolo di allora Olin Stephens, per entrare a fare parte dell’ormai leggendario studio di progettazione Sparkman & Stephens di New York. In quel momento, lo studio americano era il numero uno per quanto riguardava l’innovazione nel disegno di yacht nel mondo intero.
Germán ne diventa in poco tempo uno dei principali architetti e punto di riferimento. Nel 1970 ritorna in Argentina per lavorare nello studio di suo padre, fondato nel 1925. Nel 1971, Matrero, il suo primo progetto dopo il rientro in Argentina, realizza un’ottima performance all’ Admiral’s Cup, e attira così l’interesse internazionale verso i disegni di imbarcazioni firmate Frers. A partire da quel momento, progetta e supervisiona più di mille scafi di tutti i generi e dimensioni. Oggi gestisce due studi di progettazione, uno a Buenos Aires e l’altro a Milano, e produce fino a 20 progetti all’anno tra scafi di serie e one-off.
Il libro di Recluta
La saga familiare è diventata un libro, con la rinascita di Recluta che ne fa da fil rouge fino all’estate del 2021, quando il bellissimo ketch attraversa l’Atlantico per arrivare in Mediterraneo e debuttare nel circuito delle barche d’epoca alle regate Royales de Cannes e alle Voiles de Saint-Tropez.
Con Recluta, debutta anche il libro, concepito come un documentario: A través del Recluta diventa un volume di grande valore storico ed estetico, costruito come un oggetto d’arte. È il primo libro di fotografie di Zelmira Frers. Contiene 200 pagine con fotografie e dialoghi di profonda bellezza, in grado di cogliere per la prima volta l’intimità del processo creativo dell’emblematico Germán Frers e la sua squadra di artigiani navali. Si tratta dell’evoluzione di un’epica nautica che trova il suo culmine nella costruzione di un’imbarcazione. È un progetto che riunisce una famiglia lungo molti anni attorno a un’eredità comune. Le fotografie e i testi di Zelmira Frers sullo sviluppo del progetto di suo nonno, si alternano con documenti e cronache storiche sulla sorte del primo modello di Recluta.
Luigi Magliari Galante
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