Bolina con poco vento e onda contraria: le 4 mosse per cavarsela
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Se c’è un’andatura che fa “impazzire” i timonieri e i taler, quella è la bolina con poco vento e onda. Una condizione snervante anche per i velisti professionisti, che richiede calma, tecnica e idee chiare sul da farsi per fare avanzare la barca. Certo, se siamo in crociera, probabilmente in questa situazione accenderemo il motore. Se invece ci troviamo in regata, o se siamo obbligati a navigare a vela, vale la pena armarsi di pazienza e seguire questi consigli.
1 – IL PESO DELL’EQUIPAGGIO
Va spostato dalla poppa, tutti devono posizionarsi a centro barca con qualcuno a prua delle sartie, quasi tutti sottovento in base all’intensità del vento. Da 8 nodi in giù tutti sotto, sopra gli 8 nodi si inizia a portare sopravvento un membro dell’equipaggio alla volta partendo dai più leggeri. Bisogna evitare il peso a poppa perché nelle barche moderne è spesso quasi la zona più larga della barca, che se appesantita creerebbe molto attrito sull’acqua. In generale anche su barche con poppa più stretta, il peso va concentrato a centro barca e sottovento.
2 – L’ANGOLO AL VENTO
Avremo vento minore di 10 nodi e onda contraria che fràa sbattere frequentemente la barca. Un situazione in cui pensare di stringere molto la bolina sarebbe controproducente. Tenendo un angolo invece intorno ai 50 gradi di reale, leggermente più aperto del dovuto, la nostra VMG complessiva migliorerà nonostante la bolina meno stretta grazie a una velocità di molto maggiore rispetto a tenere la barca impuntata contro l’onda. Piuttosto orzeremo qualche grado nei momenti in cui il vento ci darà un leggero rinforzo di pressione.
3 – LA REGOLAZIONE DEL FIOCCO
Presupponendo di avere un randista che regolerà la randa svergolandola in testa per renderla potente, portando sopravvento il carrello e lascando un po’ di scotta, un ruolo cruciale lo avrà il tailer del fiocco. Si posizionerà sottovento, con la scotta in mano, e cercherà di non cazzare la vela al suo massimo ma si fermerà appena prima. Se navighiamo con un fiocco dotato di barber lo appunteremo ma senza esagerare con la tensione. Se invece lavoriamo con una vela con carrello tradizionale ,occorrerà avanzarlo per cercare di fare la base della vela più potente e non avere la balumina troppo aperta che perderebbe potenza. La drizza avrà una tensione piuttosto morbida, lasceremo che la vela lungo l’inferitura mostri le prime pieghette orizzontali, per avere il massimo della sua profondità e potenza.
4 -IL TIMONIERE
In queste condizioni il suo tocco sul timone è cruciale. Deve essere delicato e cercare di anticipare le onde con piccole correzioni di rotta. Può orzare leggermente quando arriva l’onda ma poggiare subito dopo, senza farsi trovare troppo stretto al vento per due o tre onde di fila. Ogni “zappata” brusca di timone sono decimi, se non nodi, di velocità persi. Il timoniere dovrà stare più attento del solito a non portare mai la barca controvento, perché in condizioni di onda la ripartenza sarebbe “dolorosa” se la barca decellerasse di molto perdendo il suo vento apparente già basso.
Mauro Giuffrè
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