TECNICA A vela con l’autopilota: ecco come non sforzarlo

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autopilota
Siete in navigazione a vela, da soli o in equipaggio ridotto, con il pilota automatico. Andatura per andatura, vediamo come dovrete regolare le vele al meglio per alleggerire il pilota
diminuendo il rischio di straorze, rotture e tutto quello che ne consegue. (foto di apertura tratta da https://swellvoyage.com)

REGOLARE LE VELE PER ALLEGGERIRE IL PILOTA

Di bolina larga
A quest’andatura è generalmente possibile trovare un equilibrio tra la randa che tende a orzare e il genoa che tende ad abbattere (poggiare). Quest’equilibrio permetterà di richiedere al pilota automatico uno sforzo minimo, o addirittura di disinserirlo e bloccare la barra. In pratica, per procedere con la barra bloccata, si opera in due tempi: prima, col pilota installato o timonando a mano, si sceglie una rotta di bolina un po’ più stretta rispetto a quella desiderata e si regolano le vele su di essa. Poi, seconda fase, si blocca la barra mettendo il pilota in “standby” oppure fissando la barra con un matafione (una treccia di canapa); quindi si lasca leggermente la scotta della randa.

La barca, che poggia leggermente, si ritroverà allora sulla rotta desiderata e ad andatura stabile: se tende ad poggiare, cazzate un po’ di randa così da orzare per riprendere la rotta precedente; se invece tende a orzare, togliete potenza alla randa e quindi fate poggiare la barca (il genoa ha un ruolo meno importante nel meccanismo di regolazione: è il motore e non il volano, quindi assicura la propulsione). Se non si trova un buon equilibrio al primo tentativo e la barca tende a orzare, significa che ci si appoggia troppo alla randa: troppa spinta dietro rispetto a quella davanti. Occorre allora aprire un po’ di più la randa. Naturalmente, si dovrà ripetere l’operazione e regolare nuovamente le vele se il vento cambia velocità o direzione. L’equilibrio è generalmente semplice da trovare fintanto che lo sbandamento non supera i 15 gradi.

In caso contrario, il genoa spingerà, come la randa, ad orzare, perché aumenta lo sbandamento e non c’è più regolazione. Si tratta allora di ridurre lo sbandamento diminuendo la potenza della velatura: si dovrà arretrare il punto di scotta del genoa per chiuderlo nella parte alta o, se non fosse sufficiente, prendere una mano di terzaroli e soprattutto cominciare ad avvolgere il genoa. Si può benissimo procedere, di bolina larga, con la barra bloccata nel mezzo o, quando il vento rinforza un po’, con una randa terzarolata e un genoa ridotto, almeno fintanto che i colpi di sbandamento non sono troppo violenti.

Ad andature portanti
Ad andature portanti, le vele lavorano sotto spinta e non più in finezza; la forza velica subisce quindi poche variazioni al variare del rotta della barca: non si ha più l’effetto di regolazione che, di bolina larga, permetteva di bloccare la barra. In più, ad andature portanti, l’onda provoca contro-sbandamenti e non solo sbandamenti: la barra dovrà avere reazioni diverse (di bolina, la barca può avere troppo sbandamento, o non abbastanza, ma è sempre dallo stesso lato e l’onda interferisce meno sulla tenuta della rotta). Ad andature portanti, quindi, è impossibile trovare un equilibrio stabile e bloccare la barra. Non si può fare a meno del pilota e lo sbandamento o contro-sbandamento che capitano all’improvviso, senza segni premonitori, gli imporranno degli sforzi notevoli (così come accadrebbe al membro dell’equipaggio che si trovasse al timone nel caso della navigazione con equipaggio).

Per limitare il più possibile la mole di lavoro del pilota a quest’andatura bisognerà:
1. Evitare la sovrapotenza e, in caso di vento, ammainare la randa per continuare sotto il solo fiocco, così da avere una barca più docile alla barra e quindi più semplice per il pilota; in tal caso è come se la barca fosse tirata dalla prua.
2. In funzione del vento, dell’onda e della meta della navigazione, cercare la rotta che permetterà di mantenere l’imbarcazione piatta e la barra il più neutra possibile; spesso 10 gradi in più o in meno cambiano tutto.

Col vento al traverso
A quest’andatura, ci si trova in una situazione intermedia: è possibile raggiungere un equilibrio stabile che permetta di fare a meno del pilota, con vento largo e mare piatto. Ma più spesso le barche moderne con deriva non riescono a procedere con la barra bloccata: o rimontano il vento e si fermano con le vele che fileggiano, oppure poggiano sempre più, fino a strambare. Comunque, come per le andature portanti, si potrà alleggerire il lavoro del pilota automatico sfruttando solo il genoa.

In ogni caso, evitate di sovrapotenziare la vostra barca
L’imbarcazione è detta sovrapotente quando un aumento della spinta delle vele non fa più aumentare la velocità. In queste condizioni,
c’è uno sbandamento eccessivo e la barca risponde male alla barra: che sia manovrata a mano o dal pilota, la barra non è più sufficiente a far poggiare l’imbarcazione (occorrerà lascare la scotta della randa). Perché il pilota funzioni bene, che si sia ad andature portanti, al traverso o di bolina, bisogna assolutamente evitare la sovrapotenza. La velatura dev’essere regolata in modo che la barca risponda facilmente a qualunque comando dato dalla barra.

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4 commenti su “TECNICA A vela con l’autopilota: ecco come non sforzarlo”

  1. Buona sera, sono Luigi Apicella di Roma, ho ordinato e pagato il libro Navigare in equipaggio ridotto, ma purtroppo ad oggi non l’ho ancora ricevuto. Problemi? Grazie mille, Luigi

    1. Giornale della Vela

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      Buongiorno Luigi, segnaliamo la sua richiesta all’ufficio ordini domattina! Grazie mille per il messaggio

      La Redazione

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