Intervista ad Enrico Chieffi: “Ecco come sarà la mia Slam”

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Pochi riescono a fare della propria passione un lavoro. In pochissimi lo fanno raggiungendo risultati eccellenti. Enrico Chieffi è uno di questi. Grande velista, grande manager. Dopo aver collezionato un palmares di titoli velici incredibile, ha iniziato la sua carriera manageriale all’interno di un cantiere top come Nautor’s Swan, dove per 23 anni ha ricoperto ruoli dirigenziali di rilievo, e ora ha preso le redini di un marchio storico dell’abbigliamento da vela: Slam. Il caso di Enrico è speciale perché in realtà la vela, quella dei campi di regata, non l’ha abbandonata mai, ed è rimasto un fuoriclasse nel mondo della vela diventando anche un grande manager. A 58 anni è infatti capace di stupire e vincere ancora nella classe Star. Nel 2021 ha vinto il titolo Europeo e il Campionato Italiano Open. Della sua carriera di velista è rimasta nell’immaginario collettivo la sfida alla Coppa America del 1992, con l’epica spedizione del Moro di Venezia, di cui era tattico. Ma la carriera di Enrico inizia molto prima, assieme al fratello Tommaso con cui ottiene diversi successi nella classe 470, conquistando titoli italiani, europei e mondiali. Ci sono poi due bellissime parentesi olimpiche, nel 1984 e nel 1996, anno in cui si laurea anche campione mondiale della classe Star.

Enrico Chieffi (a destra) il con il fratello Tommaso posa per il Giornale della Vela. Era il 1985: dopo il quinto posto olimpico a Los Angeles nell’84, i due vinsero il mondiale 470.

VELISTI NATURALI E VELISTI DI METODO

In mezzo alle regate c’è anche l’Università, Enrico scelse Economia e Commercio al posto di Ingegneria per poter continuare ad andare in barca a vela (la facoltà di Ingegneria richiedeva la frequenza obbligatoria) e partecipare alle Olimpiadi di Los Angeles
’84 dove si classificò quinto. La laurea conseguita alla fine sarà quella in Economia, ma l’attitudine da ingegnere farà sempre parte del suo carattere, in ogni ambito. “Io divido velisti tra quelli a cui viene tutto naturale e quelli che applicano il metodo. Io di sicuro appartengo al secondo gruppo; ho sempre seguito il metodo per arrivare ai traguardi, e devo dire che alla lunga è la strada che paga. Il metodo che ho applicato per eccellere nella vela è stato una palestra per la mia successiva carriera manageriale, perché il processo decisionale, alla fine si riduce tutto a un binario in cui devi fare una scelta oppure un’altra”.

L’INGRESSO E LA “SCALATA” IN SWAN

Tutto è iniziato nel 1998 quando Enrico era il tattico della barca di Leonardo Ferragamo. L’imprenditore aveva acquisito il cantiere finlandese Nautor’s Swan e decise di lanciare Enrico Chieffi come manager all’interno dell’azienda. Ferragamo scelse Chieffi sicuro del suo successo come manager, paragonando la sua presenza nella Nautor con il ruolo che aveva in barca. “Ero un po’ timoroso ma Leonardo mi ha rassicurato fin da subito. Alla fine ha avuto ragione lui, un’azienda è una squadra proprio come un equipaggio. Ciascuno ha il suo ruolo e non bisogna per forza saper fare tutto, e poi c’è sempre da imparare. Certamente il mio modo di pormi, cercando sempre di ascoltare chi ne sa di più, mi ha aiutato molto nella mia seconda vita lavorativa. Io ero il tattico di Leonardo in barca e sono diventato il suo tattico anche in azienda”. Il primo ruolo di Enrico Chieffi fu quello di “direttore sportivo” con il compito di riportare in alto una regata che era in declino: la Swan Cup. Poi piano piano ha scalato le gerarchie diventando Direttore Marketing, Direttore Commerciale e AD della parte commerciale. Il momento più difficile da affrontare all’interno della Nautor è stata la grande crisi, che ha coinvolto buona parte delle aziende mondiali, avvenuta dopo il crollo delle Torri Gemelle. Al tempo Enrico si rese disponibile a diventare Amministratore Delegato di Nautor’s Swan, facendo per quattro anni il pendolare dalla Finlandia. In appena un anno Enrico riuscì a ristrutturare l’azienda riportandola in pari. Tornato in Italia, rimase all’interno dell’azienda con la carica di Vicepresidente, come punto di riferimento per la parte strategica e commerciale. Durante gli ultimi anni in Swan cresce in Enrico la voglia di misurarsi con una nuova sfida: quella imprenditoriale.


A metà degli anni ’90 Slam aveva associato il proprio marchio alla vela spettacolare e dinamica delle barche acrobatiche, come gli skiff
Gli atleti olimpici di Mosca ’80 vestono Slam: da sinistra, Carlo Massone, Dodo Gorla, Ciccio Gazzei, Alfio Peraboni, Roberto Ferrarese e Marco Savelli
Nel 1990, le cerate Stormy Gear sono testate al Giro del Mondo con il team Merit


LA CHIAMATA DI FRANCESCO TRAPANI

Dopo 23 anni trascorsi all’interno dell’azienda finlandese, l’opportunità nasce quasi per caso. Squilla il telefono, è l’imprenditore Francesco Trapani, ex CEO di Bulgari oggi presidente della holding VAM Investments. Conosce Enrico e vorrebbe da lui una mano per valutare una storica azienda dell’abbigliamento nautico: Slam. L’opportunità di investimento è ghiotta e viene valutata positivamente, così Francesco Trapani propone ad Enrico di avere un ruolo all’interno di Slam. “Francesco non mi ha proposto solo un ruolo, mi ha palesato l’opportunità di investire direttamente in Slam: io ho deciso di fare il salto diventare socio, con la carica di Amministratore Delegato”. Enrico vede la possibilità di avverare il suo sogno di
diventare imprenditore. Ne parla con il suo “capo” ma soprattutto amico Leonardo Ferragamo, che capisce l’opportunità per Enrico e lo incoraggia in questo salto, proponendo di mantenere all’interno di Swan un ruolo di consulenza, il Senior Advisor.

Enrico Chieffi (a sinistra) esulta dopo la vittoria dell’Europeo Star a Spalato, ottenuta con un giorno d’anticipo a 58 anni d’età. A destra, Nando Colaninno.

IL FUTURO DI SLAM È NEL SUO PASSATO

Oltre 40 anni fa, alla nascita di Slam, la scelta vincente del marchio è stata posizionarsi con qualità, design Made in Italy e rapporto qualità/prezzo conveniente in un mercato di fatto dominato dal mondo anglosassone. La nuova Slam di Chieffi vuole riacquistare l’identità originaria del marchio. “La Slam è stata in passato molto innovativa, introducendo ad esempio il pile all’interno dell’abbigliamento velico al posto degli ingombranti maglioni di lana. Ci sono alcuni capi iconici di Slam che hanno segnato la storia della vela ed erano conosciutissimi al grande pubblico, non solo i completi di pile: come le giacche lunghe Gardner che tantissima gente usava per andare a lavorare in Vespa”. Con la nuova collezione che uscirà in primavera, Slam avrà un posizionamento alto. Il marchio è già al lavoro sul lato tecnico del prodotto, grazie alle partnership con il Politecnico di Milano e di Torino. Oltre alla linea tecnica ci saranno le altre linee “outdoor” che beneficeranno di tutto il lavoro di ricerca della fascia alta, declinandolo su proposte diverse che strizzano l’occhio anche all’utilizzo urbano. “I nostri punti di riferimento sono brand come Patagonia ed Arc’teryx, marchi che fanno capi altamente tecnici per condizioni estreme, dedicati agli appassionati di sport. Il mare e la barca sono, insieme alla montagna, gli ambienti più estremi in cui ci si può trovare facendo attività”.


Nel 2009 Slam realizza per il team di Coppa America Oracle BMW Racing delle cerate “stretch” ad alta tecnologia
Tra le spedizioni sponsorizzate dal marchio, quelle tra i ghiacci di Mike Horn
Presentata nel 1983, la giacca da vela corta di Slam fu un bestseller, utilizzato anche in ambito urbano
Due big della vela vestono Slam e scherzano tra loro. A sinistra Russell Coutts, mr. America’s Cup; a destra Valentin Mankin, quattro medaglie olimpiche e coach della nazionale italiana.

SI SOSTENIBILITÀ, NO GREEN WASHING

Sulla sostenibilità ambientale Enrico e Slam hanno un pensiero preciso. “Bisogna avere le idee chiare e non parlare di sostenibilità solo per riempirsi la bocca: ci sono (e ci saranno anche in Slam) capi sostenibili al 100% e capi con caratteristiche tecniche sempre maggiori, che ad oggi non possono essere sostenibili dal punto di vista della produzione. Performance e sostenibilità difficilmente vanno di pari passo. Quello su cui lavoriamo con attenzione è la sostenibilità aziendale, in termini di efficienza. Stiamo cercando di riportare la maggior parte della nostra produzione in Europa e in Italia, per avere maggiore qualità e più controllo sulla produzione. Oggi produrre nel Far East non consente di governare al 100% il processo produttivo e non è efficiente perché i tempi e i minimi richiesti per le linee di produzione non sono sostenibili per un’azienda come la nostra”. Un tratto distintivo di Slam, che ha contribuito a decretarne il successo, è quello di affiancare personaggi e testimonial importanti del mondo della vela. “La partnership siglata con la FIV è il primo passo che ho fatto in Slam. Vorrei che i nostri testimonial siano quelli che vivono il mare a 360°. La mia visione è che gli atleti della vela, anche attraverso Slam, possano arrivare al grande pubblico e alla gente comune. Se diventano popolari i campioni, ne beneficiamo noi, loro e tutto il mondo della vela, dagli appassionati ai circoli. Basta vedere l’impatto che ha avuto Alberto Tomba quando vinceva tutto: sciava Tomba allora sciavano tutti”. Gli investimenti per il rinnovamento del marchio Slam riguarderanno quindi sicuramente la comunicazione, ma soprattutto la strategia distributiva. Nei nuovi piani di Slam c’è un piano di investimenti molto importante che vede la ristrutturazione completa del sistema distributivo e-commerce, un progetto che parte dal sito web ma si articolerà in tante azioni diverse. Con la nuova Slam Enrico Chieffi realizza finalmente il suo sogno, quello di (ri)mettersi in gioco come imprenditore. A 58 anni ha deciso di abbandonare la “comoda” poltrona dirigenziale all’interno del cantiere Nautor’s Swan per buttarsi in una nuova sfida. E allora, come s1 dice tra marinai, “in c… alla Balena, Enrico!”.

A cura di Luca Oriani e Federico Rossi

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