Tutto su Guillermo Altadill: essere veloci sempre, in maniera green
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Abbiamo intervistato, al termine del Nastro Rosa Tour 2021 un grande velista e navigatore, Guillermo Altadill (skipper dell’imbarcazione Axpo/Pulsee), tra le varie, in curriculum vanta: 18 attraversate dell’Atlantico, 2 Volvo Ocean Race, 2 Whitbread Round the World Race, ha stampato il record del giro del mondo con il catamarano Cheyenne nel Trofeo Jules Verne’s. Nelle derive è stato campione spagnolo di classi tra le quali Soling e Tornado. Oltre grande velista è attivo anche nel campo della sostenibilità con svariati progetti, scopriamo meglio il personaggio.
Ciao Guillermo, grazie di esserti collegato con noi e grazie del tuo tempo, il Giro d’Italia (Nastro Rosa Tour) non si è concluso secondo le aspettative, raccontaci com’è andata.
Nella prima prova del Nastro Rosa (26 agosto-26 settembre) era andato tutto molto bene, abbiamo navigato bene e in fase e siamo arrivati secondi. Nella seconda tappa di Novembre (6-19 novembre) non potevo contare sullo stesso equipaggio ma ero comunque speranzoso di finire nei primi tre. Purtroppo non è andata così, ma, come si dice, chi suona stona, abbiamo sbagliato alcune decisioni e tutto si è complicato. Le prime barche sono scappate sin dall’inizio e non abbiamo potuto riprenderle. La regata è stata una via di mezzo tra una inshore (perchè sempre sottocosta) e offshore (perché è una lunga). Essendo nel Mediterraneo poi non è come in Atlantico, dove i giorni sono quasi tutti uguali e al massimo puoi stambare per cambiare rotta, le cose possono cambiare costantemente e non puoi mai distrarti, se lo fai, sei fregato.
Cosa cambia regatare in atlantico e in mediterraneo?
In Mediterraneo, che è come un grande lago, puoi trovare tantissime condizioni diverse, che cambiano in maniera repentina, in Atlantico, ci sono gli alisei o venti ben dichiarati e spesso non cambi neanche la rotta per giorni. Qua è tutta un’altra storia.
Quando hai cominciato ad andare in barca, chi ti ha ispirato e quando hai deciso di farne una professione?
Mio padre, che è stato anche un buon velista, fin da piccolo mi portava in barca, nel mediterraneo, a Barcellona. Sono cresciuto partendo dagli Optimist come tutti, sino alle classi olimpiche (Altardill è stato anche allenatore della squadra medaglia d’oro della Spagna nella classe Tornado nell’olimpiade del 1996), poi un giorno nel mio club velico, ho visto un video della “ Whitbread Race” dove tra l’altro si vedeva una barca italiana (1977/78 B&B Italia capitanata da Corrado di Majo) e li ho deciso di diventare un navigatore e girare il mondo con le regate offshore. Ho fatto la mia prima Whitbread nel 1989, e da li in poi ho preso “il largo” con tutti i tipi di barche; trimarani, catamarani, monoscafi, in equipaggi ridotti o regolare. Al giorno d’oggi, un velista si imbarca sia su derive sia per le regata offshore, una volta le tecniche erano molto diverse ma oggi un professionista può fare un giorno la Coppa America e l’altro la Volvo Ocean Race.
Cosa ti piace di più delle inshore race e delle offshore?
Le regate inshore sono più intense, le decisioni vanno prese in breve tempo e lo sforzo massimo si esaurisce in un lasso di tempo relativamente breve. Nelle regate offshore hai più tempo per studiare e preparare le mosse, ne vedi i risultati magare dopo molte ore o addirittura giorni. Per me è importate partecipare a entrambe per portare ciò che imparo su tutte e due le competizione, per me sono complementari!
Qual è stata la cosa più bella che ti ha dato la tua professione e qual è stato il momento più buio?
La cosa migliore che mi è successa è stato riuscire a trasmettere la passione per il nostro mondo a mio figlio che ora è un velista oceanico e nel giro della Coppa America. Il più buio per non dire nero è stato nel 2015 quando con Hugo Boss ci cappottammo, non sappiamo ancora perché, dovemmo uscire dalla barca nuotando; io e Alex Thomson fummo salvati dall’elicottero. Li credevo veramente che fosse finita, per fortuna quando rivedo Alex, ne possiamo ridere, oggi.
Ti piace andare in crociera, hai posti dove ti piace ormeggiare?
Andavo in crociera con mio padre, sono però molto competitivo e mi piace regatare, sempre, se non lo faccio, mi alleno per migliorare le performance mie e quelle della barca. Non ho una barca da crociera le ho solo da regata. Nel tempo libero mi piace andare in montagna e in bicicletta. Per mia sfortuna non riesco tanto a rilassarmi in barca, se vedo davanti a me una vela, anche se sono in trasferimento, cerco sempre di superarla per arrivare primo..
Sostenibilità: come sono cambiati gli oceani durante la tua pluriennale carriera?
Nel ‘89 quando ho partecipato alla mia prima Whitbread, non c’erano limiti di rotta intorno all’antartico e andavamo fino al 61esimo parallelo. Ora hanno messo il limite dei ghiacci al 47esmo ed è pieno di iceberg, questo vuol dire che è successo qualcosa alle banchise di ghiaccio. Durante un’altra regata nel pacifico nei pressi delle Hawaii, era impressionante quanta spazzatura c’era in mare. La cosa che mi stupisce di più è la quantità di plastica, è sconfortante quanta ce ne sia. In tutto il pacifico, dalle coste americane, fino alle giapponesi e cinesi. Anche l’Oceano Indiano non versa in condizioni migliori, anche vicino ai poli. Quello che penso, e mi se assumo la responsabilità di quello che dico, è che i governi dovrebbero bandire la plastica, semplicemente perchè possiamo fare a meno, non devono reciclarla, ripeto, devono bandirla. Molte popolazioni ne fanno a meno; perchè non lo possiamo fare tutti!? Le compagnie energetiche e le società private in generale cercano ci trovare sostituti al carbone e al petrolio per avere energia da fonti rinnovabili, non vedo lo stesso impegno da parte dei governanti per quanto riguarda la plastica. Penso che il più grande impatto dell’uomo sul pianeta sia negli oceani e quindi dobbiamo muoverci in fretta.
Da quando hai cominciato a navigare, di quanto sono aumentati i rifiuti in mare che incontri nelle tue regate?
Da quando ho cominciato la mia carriera, negli oceani e nei mare che ho percorso, ho trovato un aumento della plastiche e dei rifiuti esponenziale, direi più di 10 volte rispetto al 1989. Come metro di misura si possono considerare gli oggetti che urti in mare (UFO). Si trova qualsiasi cosa, reti e nasse da pesca, bombole, boe, e tantissima plastica e microplastica. Prima ci imbattevamo in UFO consistenti ogni 15 giorni, ora più o meno tutti i giorni.
Quali sono i tuoi prossimi progetti futuri?
Come tutti i velisti moderni ne ho tanti, poi non tutti si realizzano, ad oggi so che la prossima regata sarà la Caribbean 600. Il velista moderno deve sempre creare progetti nuovi che facciano sognare, fa parte del professionismo, proporre e pensare nuove idee. Quello a cui mi dedico maggiormente è progettare una barca da regata che sia il 100% sostenibile, con motore elettrico e idrogeneratori per cominciare. Non solo per impattare meno sull’ambiente ma anche per essere più veloci, pensate solo alla riduzione del peso dello scafo non imbarcando gasolio. Penso che la sostenibilità non debba essere solo marketing, voglio far andare più veloce la barca, rispettando l’ambiente.
In fin dei conti anche la sostenibilità è una corsa e Guillermo, competitivo com’è, non vuole arrivare secondo.
T.O
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