
Ci eravamo tanto odiati. Oppure: ancora tu, ma non dovevamo vederci più? Parafrasando Ettore Scola e Lucio Battisti, potrebbero essere questi i “titoli” per raccontare il ritorno di Alinghi in Coppa America e le inevitabili paure di Team New Zealand nel sapere che al tavolo della Vecchia Brocca adesso siede un commensale piuttosto ingombrante. Pare proprio infatti che il sindacato guidato da Ernesto Bertarelli abbia versato il primo gettone di ingresso, abbondanti 1,5 milioni di dollari, per partecipare alla 37ma Coppa America che si disputerà, in località ancora segreta, nel 2024. E alla fine tutto torna: le tensioni dei neozelandesi degli ultimi mesi, le loro comunicazioni al dir poco indispettite, il complesso di accerchiamento che sembrava trasparire dai loro comunicati. Tutto adesso si spiega. Alinghi in Nuova Zelanda è un nome che rievoca foschi ricordi.
RITORNO AL PASSATO

Per raccontarvi di queste paure serve un flashback di 20 anni e più. Siamo a marzo del 2000, da poche settimane si è conclusa la Coppa con la vittoria schiacciante di Team New Zealand su Luna Rossa. I kiwi vivono un momento magico, Peter Blake è ancora in vita, hanno vinto la Coppa nel 96 a San Diego e l’hanno difesa 4 anni dopo nelle acque di casa. Tutto sembra perfetto. Ma l’incubo è dietro l’angolo. Ernesto Bertarelli, ricco imprenditore svizzero e appassionato velista, ha deciso di tentare la scalata alla Coppa e non vuole badare a spese per farlo: vuole i top velisti in circolazione.
Viene a sapere che alcuni dei migliori uomini di Team New Zealand, a cominciare da Russel Coutts, timoniere e leader tecnico di quell’equipaggio, avrebbero intenzione di lasciare il team e stiano valutando di aggregarsi a un sindacato straniero. Il dramma nazionale neozelandese si consuma, nessuno in patria infatti poteva immaginare che gli idoli di casa avessero un prezzo. E arriviamo così al 2003, ancora ad Auckland.

Alinghi è ormai realtà, e per i neozelandesi è un vero incubo vedere a bordo della barca con bandiera svizzera Russel Coutts, Brad Butterworth, Simon Daubney e diversi altri, insomma tutta la vecchia guardia del team. Anche perché nel frattempo New Zealand naviga nelle sabbie mobili: l’equipaggio per la Coppa nel 2003 è giovanissimo, al timone c’è un acerbo Dean Barker, ma soprattutto i kiwi sono prigionieri di una barca che, letteralmente, fa acqua da tutte le parti. La finale contro Alinghi è un massacro: Team New Zealand imbarca acqua paurosamente nelle giornate di vento forte, disalbera, non riesce mai a essere in regata veramente. L’inevitabile 0-5 segna il momento peggiore della storia sportiva e velica del paese.

Se tutto ciò non bastasse succede anche di peggio. Nel 2007 a Valencia i kiwi vanno a caccia della rivincita e si presentano con un team solido, con l’innesto alla tattica di Terry Hutchinson, e una buona barca. Si sbarazzano ancora con un 5-0 di Luna Rossa in finale sfidanti, e si preparano alla resa dei conti contro Alinghi. L’odiato Coutts ha lasciato il timone ad Ed Baird per uscire da Alinghi, ma alla tattica c’è sempre il mai troppo simpatico Butterworth e nel sailing team anche degli italiani come Lorenzo Mazza, Ciccio Celon e Cicco Rapetti. La finale è tirata, New Zealand se la gioca quasi alla pari, il punto decisivo del 5-2 per gli “elvetici” si consuma in una giornata “drammatica” con Alinghi che vince per un solo secondo il match decisivo. Le lacrime disperate di Dean Barker sono il simbolo di una sconfitta che fa ancora malissimo.
Come in una storia dove i protagonisti sembrano girare attraverso delle porte scorrevoli che non si sa dove portino, paradossalmente da quel giorno inizia il declino, in Coppa, di Alinghi, e il ritorno al vertice di Team New Zealand. Bertarelli resta invischiato nel match 1vs1, dopo lunghe contese legali, contro Larry Ellison ed Oracle. Alinghi perde la Coppa e, fino all’annuncio di queste ore, non comparirà più nella storia dell’antico Trofeo.
I kiwi invece portano a compimento il loro personale, e faticoso, riscatto. Passano ancora dal “suicidio sportivo” della sconfitta per 9-8 di San Francisco 2013 contro Oracle, ma ormai i tempi per riportare la Brocca in patria sono maturi. Nell’edizione del 2017 a Bermuda la nuova generazione kiwi, guidata da Peter Burling e Blair Tuke, detta legge. La Coppa torna in Nuova Zelanda e il resto è storia con la difesa per 7-3 del 2021 contro Luna Rossa.
LA NORMA ANTI ALINGHI
Basta ripercorrere velocemente questa storia per capire quanto il nome di Alinghi sia indigesto al defender. Ed è per questo che è stata inserita nel Protocollo una stringente norma sulla nazionalità. L’idea che Burling e Tuke possano percorrere la stessa strada di Coutts e gli altri è stata per mesi molto più di una paura.
Sarà quindi interessante capire come Alinghi intenderà impostare la sua sfida. Il 100% del sailing team infatti dovrà avere la nazionalità dello Yacht Club della sfida, o essere stato residente per 18 mesi in quel Paese prima del 17 marzo 2021. In pratica viene impedito il vela mercato, ma gli stranieri della precedente edizione (Spithill per esempio) potrebbero essere riconfermati. Unica eccezione, per due membri del team, può essere fatta per nazioni considerate “emergenti” sul palcoscenico della Coppa: non sappiamo se questo criterio possa essere applicato alla sfida di Alinghi, ma sembrerebbe di no.
Molto dipenderà dalla nazione dello Yacht Club. Non è infatti scontato che sarà un Club svizzero. Bertarelli, per esigenze d’equipaggio, potrebbe infatti guardare anche altrove. Una sfida per esempio dalla Spagna o dalla Francia sarebbe possibile. L’imprenditore ha comunque un sailing team svizzero, con il quale negli ultimi anni ha partecipato con successo a diversi circuiti professionali di regate d’alto livello. Presto scopriremo quindi di più sulle sue mosse.
LUNA ROSSA DICE PRESENTE
La sfida di Luna Rossa non è una notizia. Patrizio Bertelli fin dai giorni immediatamente successivi alla finale del 2021 ha reso ampiamente chiaro che il team italiano ci sarà anche per la 37ma. Detto ciò poi ci sono le mosse ufficiali da fare, ed è stato lo stesso Max Sirena a confermare che gli atti formali sono già in corso. Lo ha fatto in occasione del libro sulla sfida di Luna Rossa presentato a Milano: “Abbiamo depositato la Notice of Race (l’intenzione scritta di partecipare alla 37ma edizione della America’s Cup) e attendiamo conferma dai neozelandesi. Non sappiamo ancora dove andremo, ma a far le valigie ci metti un attimo”. La Coppa del 2024 è ancora lontana, ma agita già i sogni notturni dei suoi protagonisti.
Mauro Giuffrè
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