Blue Economy: se non ora, quando?
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In una bella mattinata milanese, siamo stati invitati a un evento su un tema al quale noi velisti e amanti del mare teniamo particolarmente, la salvaguardia degli oceani. L’occasione è stato il primo One Ocean Summit, ospitato dalla Borsa Italiana.
Blue economy
One Ocean è una fondazione nata nel 2017 per celebrare il cinquantesimo anniversario dello Yacht Club Costa Smeralda. Se di primo avviso, la missione dei consociati poteva sembrare simile a decine di altri progetti presenti sul mercato, la realtà dei fatti potrebbe diventare quello che in gergo si chiama “game changer”.
Perché One Ocean non è la “solita” associazione di salvaguardia
Mi spiego. Accanto a una serie di progetti di salvaguardia marina (tra i quali attività legate al triangolo dei cetacei e di pulizia litorali) e di sensibilizzazione, molti dei grandi velisti italiani e non solo, sono ambassador di One Ocean e portano in giro per il mondo la Charta Smeralda, un patto da firmare per il buon comportamento da tenere nei confronti del mare.
L’associazione si è dotata di un serissimo comitato scientifico tra i quali spicca il presidente, Stefano Pogutz, Prof. Corporate Sustainability all’università Bocconi, il quale ha introdotto l’argomento più importante, la Blue Economy: “E’ importante parlare di Blue Economy: un concetto che amplia significativamente quello abitualmente usato di “economia dell’oceano, che invece si concentra unicamente sulle industrie che operano direttamente sul mare.
Per Blue Economy si intende un’economia che utilizza in maniera sostenibile e resiliente le risorse marine e i servizi ecosistemici generati dall’oceano e impiegati dall’uomo e che quindi può riguardare anche attività non direttamente connesse all’ecosistema marino”.
Blue Economy, cos’è il Blue Rating
Parafrasando il pensiero del presidente, la One Ocean Initiative è una metodologia concreta. Che ha l’obiettivo di portare le imprese ad essere più consapevoli e ad agire, a misurare e a essere più trasparenti, secondo un insieme di parametri, che vanno a stabilire un “punteggio” di buon comportamento ecologico.
Ecco entrare in campo un altro giocatore. E non certo una riserva. Leonardo Totaro di McKinsey (McKinsey è una società internazionale di consulenza manageriale che serve le principali aziende nel mondo, oltre a istituzioni del settore pubblico e sociale), che sostiene: “Le aziende rivestono un ruolo fondamentale nella salvaguardia dell’ecosistema marino. Con questa metodologia ci proponiamo di aiutarle a comprendere nel dettaglio il loro impatto sul mare e a migliorarlo, colmando il divario esistente con il tema della qualità dell’aria”; e aggiunge “Per incentivare l’adozione di questo modello da parte delle imprese, puntiamo a coinvolgere anche le istituzioni finanziarie, che hanno sempre più interesse ad avere clienti attenti alla sostenibilità ambientale”.
Si parla quindi di un rating, un Blue Rating, un punteggio da attribuire alla società che ampli il concetto di green economy in blu economy che riesca a spostare capitali (come già accade per molti fondi di investimento “sostenibili”) da aziende poco attente al mare e alla vita in essi presenti a società più virtuose.
Blue Economy, il focus di Ocean Disclosure Initiative
Chiosa Jan Pachner, Segretario Generale di One Ocean Foundation: “Ocean Disclosure Initiative punta ad affrontare quello che fino ad oggi è stato un vuoto: l’assenza di una metodologia strutturata in grado di aiutare le imprese di riconoscere e conseguentemente rendicontare con trasparenza le pressioni dirette e indirette delle proprie attività sugli ecosistemi marini. Finora nessun operatore del terzo settore aveva mai lavorato in questa direzione. La sfida è enorme ed è tra le più cruciali del nostro tempo”.
La conclusione è del vicepresidente della Fondazione One Ocean, Riccardo Bonadeo, perfetto nel suo abito come nelle parole usate: racconta di come lui, uomo di mare da più di ottant’anni abbia realmente visto cambiare sia il Mediterraneo che gli oceani, ed è da una voce pacata e ferma come la sua che risuona ancora più reale la preoccupante situazione che viviamo.
Il messaggio non è però negativo, è anzi di agire ora perché ce ne sono le possibilità, e se l’industria e i mercati finanziari lo capiranno, sarà li, la vera svolta per vivere in un mondo non solo più verde, ma anche più blu.
Per saperne di più: https://oceandisclosureinitiative.org/
Tommaso Oriani
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