Barca a vela, pesca grossa: i consigli (che funzionano) del supercampione

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Ci scrive un lettore: “Volevo ringraziare personalmente Antonello Salvi, per i suoi consigli sulla pesca alla traina dalla barca a vela da voi pubblicati sul GdV di qualche tempo fa. Li ho seguiti alla lettera e davanti a Sestri Levante ho preso una lampuga di un chilo e mezzo con la piumetta e un alletterato di 800 grammi con il rapala a pochi metri dalla barca. Mi sono stradivertito a tirarli a bordo del mio Sun Fast 37 aiutato dai miei due figli, e con mia moglie abbiamo provveduto a cucinarli in rada a Moneglia, una vera squisitezza. Un bel “vaffa” a chi dice che pescatori e velisti non vanno d’accordo, saluti a tutti,
Luciano”.

Non avevamo dubbi che le parole di Antonello, campione mondiale di pesca d’altura, fossero preziose. E allora eccovele: leggete e… canna in mano!

A PESCA CON IL CAMPIONE
Crociera significa anche lunghi periodi di navigazione mantenendo una rotta costante. E allora perché non calare le lenze e togliersi qualche soddisfazione praticando la traina? Mi sono messo nei panni di un neofita della pesca e ho chiesto ad Antonello Salvi, Campione Mondiale di Traina d’Altura, di svelarmi tutti i trucchi del mestiere per realizzare delle belle (e buone) catture.

atlas-reel 2CANNA E MULINELLO

Nella sua forma più grossolana, la traina viene eseguita con la classica “piumetta” montata su una lenza in nylon avvolta su una tavoletta di sughero: i pesci si prendono, ma issarli a bordo è sicuramente più difficile. Meglio affidarsi a una canna da inserire in un portacanna montato sul pulpito di poppa: “Per chi va in barca a vela, consiglio una canna dalla morbidezza di 30 libbre”, esordisce Antonello, “in grado di sostenere senza problemi, a secco (in acqua la resistenza è maggiore, ndr), pesci di 15 chili. Ad essa dovrete abbinare un classico mulinello rotante (non a bobina fissa, che causa la torsione del filo ed è in grado di ospitare meno lenza), sulla cui bobina monterete un filo di nylon da 0,70, capace di resistere a una trazione di 50 libbre”.


Schermata 2016-08-25 a 15.13.43IL TERMINALE GIUSTO

Alla fine della lenza appronterete il terminale. “Il terminale tipico da pesca alla traina inizia con una girella legata alla lenza con un nodo ‘clinch’ (inserite il filo nell’anello della girella, lo fate girare sei volte su se stesso poi lo fate passare nell’asola più vicina all’anello della girella e tirate). Si legano alla stessa girella, sull’altro anello (con clinch), 1,5 / 2 m di lenza (lo spessore varia a seconda di ciò che volete pescare… un 0,60 può andare bene per pesci di media taglia), in fondo alle quali dovrete approntare, sempre con un clinch, una microgirella con moschettone incorporato (richiedetele nei negozi di pesca). A quest’ultimo attaccherete l’esca artificiale”. Le girelle impediscono torsioni, il moschettone ha il vantaggio di consentirvi un rapido cambio di artificiale: “Solo se praticate la pesca a velocità particolarmente basse, dove il pesce ha il tempo di guardare l’esca nella sua interezza prima della mangiata, potrete legare l’artificiale direttamente alla lenza con un nodo, meno visibile del moschettone. Ma se state navigando tra i 3 e gli 8 nodi (il range di una barca a vela in crociera) non dovrete preoccuparvi di questo”.

Schermata 2016-08-25 a 15.13.52LA SCELTA DELL’ESCA MIGLIORE
“Non sbaglierete mai”, prosegue Salvi, “se utilizzerete un rapala come esca, il classico pesciolino con la paletta sotto la testa che ne causa l’affondamento. In sede d’acquisto, leggete attentamente sulla confezione per quale velocità sia stato realizzato il modello. Con il rapala potrete calare pochissimo filo perché il pesce può abboccare anche a 5-10 metri dalla barca: tonni e sottospecie hanno la caratteristica di attaccare proprio in scia dell’imbarcazione, dopo essere stati attirati dal rumore del motore, che hanno imparato ad associare alla presenza di cibo. Per capire se il vostro rapala sta funzionando bene, basterà vedere se galleggia o se rimane sott’acqua, causando un tremolio della cima della canna: nel primo caso non va bene, forse avete sbagliato qualcosa nella configurazione del terminale o c’è un problema di velocità. Le piumette, in tutte le loro declinazioni, hanno il vantaggio di essere economiche ed efficaci a qualsiasi velocità: se ogni tanto escono dall’acqua è meglio. Devono essere calate molto più lontano, da 30 a 70 metri dalla barca, e insidiano specie quali alalunga, lampughe, aguglie imperiali e persino pesci spada. Sono molto efficaci anche altri artificiali in gomma ma solo se non si raggiungono velocità eccessive”. Il consiglio di Antonello è quello di utilizzare due canne sugli angoli di poppa, sia che stiate andando a motore che a vela: “Su una appronterete un rapala vicino alla barca, sull’altra una piumetta più distante”. Le dimensioni dell’esca? “Potrete realizzare ottime catture con artificiale dai 10 ai 22 cm di lunghezza, e non è sempre detto che ad esca più grande corrisponda pesce più grande”. Per quanto riguarda la profondità a cui deve stare l’artificiale, il campione calabrese è tassativo: “Non dovete preoccuparvene. Montare un piombo su un armo da traina è complesso, l’affondante non serve a nulla alle alte velocità da crociera”.

Il nodo "clinch"
Il nodo “clinch”

L’IMPORTANZA DELLA FRIZIONE
Arriviamo al momento in cui bisogna calare la lenza: “Una volta che l’artificiale è in acqua alla distanza giusta e ci siamo assicurati che ‘cammini’ bene, non ci resta che settare la frizione a leva del mulinello rotante”. Le frizioni a leva dispongono di una regolazione, il cosiddetto preset, di cruciale importanza per tarare la frizione a un determinato libbraggio sulla posizione strike della leva, per evitare di eccedere durante i combattimenti. La leva ha tre posizioni: il free (in questo caso la frizione è totalmente lasca, e si utilizza per dare filo mentre si sta pescando), il succitato strike (la frizione pretarata per il combattimento) e il full (da usare con le prede più combattive per aumentare la frizione: occhio perché se esagerate nello stringere la frizione spaccate tutto). “Per non sbagliarvi, settate la frizione in modo tale che, tirando la lenza dal mulinello verso l’alto con una mano, facciate molta fatica a far scorrere il filo. Così sarete sicuri che l’amo rimarrà ben conficcato nella bocca del pesce durante la mangiata e nel contempo gli darete la possibilità di prendersi del filo”.

STRIKE! E MO’ CHE FACCIO?
La canna si curva, parte la lenza. Ha abboccato! E adesso? “Innanzitutto, se avete due canne in acqua, aspettate 20 secondi prima di iniziare il recupero della preda: potreste essere sopra un banco di pesci, chissà che non avvenga un’abboccata anche sull’altra esca. Dopodiché, mentre un membro dell’equipaggio recupera l’altra canna, riducete la velocità della barca. Mai fermarla, il pesce va tenuto costantemente in trazione. Per il recupero, alzate la canna e recuperate lenza mentre la abbassate: è un continuo alza-recupera abbassando. Il momento critico è quando la preda si avvicina alla barca. Non state al centro dello specchio poppa, ma ai lati, contrastando la direzione del pesce in modo tale da tenergli la testa sempre girata verso di voi. Non dovete lasciare che il pesce vada sotto la barca, altrimenti nel 90% dei casi lo perderete: è un attimo che la lenza sfreghi contro timoni e chiglia dando la possibilità alla preda di far leva e liberarsi. La cosa migliore da fare, se avete un tender pronto all’uso, è di calarlo in acqua e salirvi a bordo con tanto di canna per il recupero lontani dalla barca. Non dimenticate il salaio per l’issata del pesce a bordo”.

I VIDEOCONSIGLI DI ANTONELLO SALVI

LE CONDIZIONI TIPO
Infine, pongo ad Antonello una domanda che mi sono sempre fatto: quali sono le condizioni meteomarine ideali per la pesca alla traina? “Quando c’è vento e il mare è increspato i pesci mangiano di più”, risponde Salvi. “Anche con maltempo è possibile effettuare belle catture: il momento di maggior ‘mangianza’ è nel periodo antecedente alla pioggia, poiché i pesci sentono l’arrivo della bassa pressione e solitamente vanno in frenesia”. Eugenio Ruocco

Antonello Salvi - VelaCHI E’ ANTONELLO SALVI
Antonello Salvi è nato a Belvedere Marittimo (Cosenza) l’8 maggio del 1976. Dal 2009 entra nel mondo della pesca agonistica ottenendo da subito ottimi risultati: nel 2010 è Campione Italiano di Drifting, nel 2011 vince il titolo nazionale di Pesca d’Altura e nel 2012 il Campionato del Mondo a Palma de Maiorca, trionfando con la Nazionale italiana e aggiudicandosi la Coppa delle Nazioni. Attualmente è testimonial di Garmin. Questo è il suo sito.


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