Cinque mosse per evitare le figuracce con gli ancoraggi estivi
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In cinque punti, vi riassumiamo le corrette operazioni da compiere e tutti i “trucchi” da sapere per un ancoraggio perfetto
1. Prima di arrivare in rada, controllate sulla carta la profondità, il tipo di fondale (sabbia, alga, roccia, ghiaia) sul quale andrete a calare l’ancora. La tenuta di un fondale con sabbia, fango compatto o creta è in generale molto buona; con ghiaia è discreta, mentre con alghe o fango troppo duro è quasi sempre cattiva per la difficoltà dell’ancora di penetrare nel terreno. Con fondali rocciosi l’ancora invece molto spesso si incastra così da non poter più essere recuperata, specie se la calata è avvenuta a profondità tale che essa non possa essere raggiunta con una semplice immersione in apnea (vi sconsigliamo la scelta di un fondale dove ancorare superiore ai 10-15 metri).
2. Una volta giunti in rada, valutate l’orografia della costa, per capire cosa potrebbe succedere alla vostra barca in caso di cambi di direzione del vento (magari indicati dalle previsioni meteo che avrete consultato), della corrente e se potrebbero svilupparsi fenomeni di risacca. Scegliete un posto più ridossato possibile da vento e dalle onde.
3. Valutate poi con attenzione che non ci siano boe e altre barche vicine: tenete conto che i venti e le correnti possono far ruotare la barca per un’intera circonferenza attorno al punto in cui l’ancora ha fatto presa, e che è buona norma dare il almeno il quadruplo della catena rispetto alla profondità per un ancoraggio affidabile. Tenendovi discosti dalle altre imbarcazioni, poi, ridurrete al minimo la possibilità di sovrapporre il vostro calumo a quello di altre barche.
4. Avvicinandosi al punto in cui si è deciso di ancorare, è bene preparare la catena, controllando che sia predisposta nel pozzetto della catena in larghe volute così da essere certi che filerà senza intoppi. Poi, a barca quasi ferma, iniziate a calare l’ancora da prua fino a che non tocca il fondo (se l’ecoscandaglio non funziona si dovrà determinare la profondità del fondale ad esempio predisponendo la catena in volte di circa un metro e poi contare durante la discesa, oppure con un segnale di facile riconoscimento come una verniciatura a colori vivaci ogni 5 metri di catena, in questo modo è poi facile anche contare quanti metri si sono calati complessivamente al termine della manovra). Attenzione che “calare l’ancora” non significa “buttare l’ancora in mare”, bensì farla scendere velocemente, ma sempre sotto il controllo dell’equipaggio.
5. Quando l’ancora ha toccato il fondo, se non c’è vento sufficiente per fare arretrare la barca, manovrate lentamente in retromarcia e continuate a calare catena e cavo fino alla lunghezza desiderata. Poi bloccate e procedete con maggiore forza in retromarcia affinché l’ancora affondi con le marre nel terreno e si fermi: verificherete così con certezza se l’ancora ha fatto presa (la barca cessa di arretrare e lo si osserva facilmente con un allineamento a terra). Se non siete sicuri della tenuta e vi sembra che l’ancora ari, un metodo per accertarvene è tenere una mano poggiata sulla catena in tensione: se vibra vuole dire che l’ancora è trascinata sul fondo senza nessuna presa.
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