Quando il T-Top diventa cult: a ogni pozzetto la sua copertura

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A bordo dell’Hanse 675

La barca, per una parte del pubblico appassionato di turismo nautico, è sempre più l’alternativa alla casa e per questo motivo molti cantieri rispondono a questa esigenza con soluzioni “smart” per aumentare il comfort di bordo. Uno degli spazi la cui concezione negli ultimi anni è cambiata, almeno su un certo tipo di barche, è il pozzetto, dove è comparso il T-top, con tutte le sue varianti.

Un tempo il pozzetto era il luogo delle manovre, oggi non è più solo quello, o almeno lo è solo in parte. Proprio per far si che questa zona living sia sempre più comoda e riparata dalle intemperie,  la copertura parziale del pozzetto sulle barche a vela non è più un taboo. I puristi della vela avrebbero storto il naso, preferendo magari degli spray hood (le tipiche “cappottine”), dall’aria più “nordica”, oggi grazie anche a soluzioni estetiche e funzionali più razionali il fenomeno T-top, ovvero la copertura tramite una sovrastruttura rigida, e tutti i suoi derivati, è una realtà.

Quali barche adottano scelte simili per il pozzetto? Partiamo col premettere che parliamo di imbarcazioni dai 48-50 piedi in su, soprattuto se destinate alla crociere a lungo raggio, con dimensioni del pozzetto importanti. La copertura, parziale o totale, viene realizzata con strutture di composito o in carbonio, solitamente estremamente resistenti ma anche leggere, che come vedremo non hanno solo la funzione di copertura.

La soluzione del classico T-top è quella che possiamo notare per esempio sull’Hanse 675, dove la copertura del pozzetto è pressoché totale e la sovrastruttura è realizzata con due “travi portanti” centrali, sulle quali viene rinviata anche la scotta della randa. Il tetto del T Top dell’Hanse è apribile con un sistema simile a quello delle tende, essendo composto da una parte rigida e da una morbida regolabile. A seconda delle condizioni meteo, del tipo di navigazione, e dell’orario della giornata, si può decidere quindi se tenere il pozzetto all’ombra o meno, come se fosse la copertura della terrazza di una villa al mare.

Una soluzione simile è stata realizzata su una delle versioni a disposizione dell’X-6.5 di X-Yachts, uno dei modelli della moderna generazione “Pure X”. Qui oltre alla staffa a U su cui lavora il trasto randa, a poppa ci sono due puntali per sorreggere la parte posteriore della copertura, e il tetto ha un sistema di pannelli mobili per lasciare entrare il sole quando serve.

A bordo dell’X 6.5

Queste due soluzioni le potremmo definire, se vogliamo, come più “Mediterranee”, ovvero maggiormente adatte a barche che viaggiano a lungo e soprattutto nei periodi caldi, dove la copertura dall’ombra può essere importante, se vogliamo trascorrere numerose settimane di fila in barca.

LE VARIANTI OCEANICHE

C’è poi un’altra via per quanto riguarda le protezioni del pozzetto, ovvero quelle soluzioni che potremmo definire in stile “Oceanico”. Si tratta di qualcosa di diverso del T-top, ma di scelte di design che spesso prendono spunto dal mondo degli Open da regata oceanici, come gli Imoca 60 o i Class 40. Su queste barche da regata gradualmente è stata sviluppata una prosecuzione della tuga che ha finito per coprire l’intero pozzetto, con l’obiettivo di tenere gli skipper sempre al riparo dagli agenti atmosferici. Con le dovute differenze, questo tipo di soluzione è stata adattata anche su alcune barche da crociera.

La copertura del pozzetto dell’Imoca 60 Charal.

Il Surfari 48, progetto custom di Ted Fountaine per il Fountaine Design Group, per il pozzetto mostra una soluzione che si ispira proprio a questa filosofia. La tuga, di stile deck saloon, si prolunga fino quasi all’estrema poppa, con la possibilità di un’ulteriore tendina morbida che si allunga nelle giornate più assolate. Qui anche il timoniere è perennemente al coperto, riparato dalla tuga, una scelta pensata per una barca che deve poter navigare con ogni tempo, la vedremo con alcune varianti anche su altri modelli.

Il Surfari 48

Uno di questi è l’Amel 60, che mostra ancora un’altra variante sul tema. Potremmo quasi dire che questa barca ha due tughe: la prima bassa sul ponte, che prosegue fino a davanti l’albero. La seconda è quella sovrastante, ovvero la struttura superiore che protegge la postazione del timoniere e la zona delle manovre. Essendo una barca a pozzetto centrale, a poppa si allargano ampie zone prendisole completamente illuminate, la copertura in questo caso è infatti su una porzione più ridotta della barca.

L’Amel 60

Scelta simile, ma con nuove differenze, fatta da Garcia Yachts sulla sua serie Exploration, come per esempio sul 52’. Qui la distinzione tra quelle che potremmo definire come le “due tughe” è ancora più netta.

Il pozzetto del Garcia Exploration 52

Sulla classica tuga a poppa è stata realizzata una copertura del pozzetto che ricorda perfettamente quella di un Class 40 o un’Imoca 60. Qui abbiamo un classico caso di soluzioni sviluppate su barche da regata oceaniche adattate a una da crociera pensata per girare il mondo.

Il pozzetto quindi potremmo dire che, almeno su un certo tipo di barche da crociera, ha nuova vita. Può essere una terrazza all’ombra sul mare, o un riparo protetto in caso di maltempo e navigazioni dure, e coprirlo non è più un taboo. Lo dicono anche i regatanti.

Mauro Giuffrè


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