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Pazza, calda, magica estate italiana dello sport. Forse era destino che questo 2021 dovesse essere l’anno del riscatto per lo sport italiano, e a questo risultato un po’ ha contribuito anche la vela, che è tornata dalle Olimpiadi di Tokyo con la medaglia d’oro di Ruggero Tita e Caterina Banti nel Nacra 17. Diciamo anche però che la Baia di Enoshima, dove si sono disputate le regate olimpiche, 80 km a sud di Tokyo, ci ha fatto sorridere ma anche piangere.
L’ULTIMA MALEDETTA REGATA
La nostra squadra olimpica ha centrato con Tita-Banti uno storico risultato, 21 anni dopo l’oro di Alessandra Sensini, 13 dalle medaglie del 2008, ma ha anche mostrato alcune ataviche debolezze. L’ultima regata, la maledetta medal race, ci ha fatto ancora male. Sentivamo il cuore a pezzi, nel vedere Mattia Camboni singhiozzare dopo essere stato squalificato per un OCS quando la medaglia sembrava a pochi passi. Stessa sorte è toccata a Silvia Zennaro, autrice di un’Olimpiade molto positiva, ma tradita dalla foga e dalla tensione della medal. Cose su cui varrà la pena riflettere, perché Parigi 2024 è dietro l’angolo, e migliorare deve essere sempre l’obiettivo. Positiva invece la prestazione della giovane Marta Maggetti, quarta alla sua prima Olimpiade, ha dimostrato di avere carattere e testa, una risorsa per il futuro.
L’EQUIPAGGIO PIU’ ATTESO
Alla fine, dopo giornate difficili da digerire, il tricolore ha sventolato nelle acque giapponesi. Lo ha fatto con l’equipaggio più atteso, quello su cui puntavamo molto perché veniva da un quadriennio quasi impeccabile. Ruggero Tita e Caterina Banti il “problema” medal race lo hanno neutralizzato, dato che si sono presentati alla regata finale già con l’argento matematicamente al collo (scartando come peggiore risultato un 8, con tre regate vinte) e con un cospicuo vantaggio sull’equipaggio inglese in seconda posizione. La medal race così è diventata quasi una formalità, una regata solo da controllare con calma, fino all’ultimo metro, fino a un oro che vale la storia per la vela italiana.
DELUSIONE 470
Opaca invece l’Olimpiade del 470 italiano, con Ferrari-Calabro che sono entrati in medal race dopo una discreta settimana di regate, ma ben lontani dal podio. Sono giovani, hanno tempo per crescere, era il loro esordio olimpico, ma forse da loro qualcosina di più era lecito aspettarsi. Avranno nuove opportunità in futuro, se vorranno. Peggio hanno fatto le ragazze, Berta-Caruso, arrivate a Enoshima sull’entusiasmo del bronzo mondiale, ma evaporate al sole giapponese e finite addirittura fuori dalla medal race. Per Elena Berta era la seconda chance olimpica, per Bianca Caruso la prima: l’obiettivo medal sembrava ovvio, e si sognava addirittura la top 5, la prestazione finale è sembrata lontana dalle attese. Sarà forse l’ultima volta che vedremo il 470 in questa formula, a Parigi dovrebbe andare in scena, salvo clamorose sorprese, il 470 misto uomo/donna, nella speranza che non sia l’antipasto di una futura esclusione di una delle derive più gloriose nella storia della vela.
I NOSTRI VOTI
Ferrari-Calabrò – 470M (sesto posto):
Olimpiade interlocutoria per la coppia azzurra che bene ha fatto durante il quadriennio. Non sono riusciti quasi mai a trovare l’acuto che potesse avvicinarli al podio, finendo per disputare un’Olimpiade che è sembrata sotto tono. VOTO: 5,5
Berta-Caruso – 470F (tredicesimo posto):
Le aspettative erano decisamente più alte dopo il bronzo mondiale di Villamoura e l’ingresso in medal race non sembrava un problema. Non trovano il feeling con il campo di Enoshima, finiscono invischiate nella lotta senza quartiere lontanissime dal podio. VOTO: 4
Mattia Camboni – RS:X (quinto posto):
Partito fortissimo, Camboni è calato nella seconda parte della settimana, in medal ha pagato oltremodo la tensione. L’OCS costa la medaglia, dopo un ottimo quadriennio. Ma resta la stella del windsurf italiano e l’uomo su cui potere costruire il futuro. VOTO: 7
Marta Maggetti – RS:X F (quarto posto):
Non trema all’esordio olimpico, regata ad alto livello per tutta la settimana. Ha ampi margini di miglioramento, può diventare un punto di riferimento. Serve solo crescere ancora, la direzione è quella giusta. VOTO: 8
Silvia Zennaro – Laser Radial (settimo posto):
Un’Olimpiade sopra le aspettative per la laserista, che è entrata in medal race con chance di medaglia, ma è rimasta vittima della tensione che ha procurato un OCS. Ha dichiarato di volere puntare a Parigi 2024 per rifarsi. VOTO: 7
Tita-Banti – Nacra 17 (medaglia d’oro)
Fa strano sentire la voce di Ruggero dire dopo il traguardo “sembra che abbiamo vinto l’oro” quasi con distacco. E’ la fotografia di un equipaggio che ha fatto del controllo delle emozioni, del sangue freddo, della strategia ragionata il suo punto di forza. L’ingranaggio complessivamente ha funzionato alla perfezione, e non era affatto scontato, raggiungendo l’obiettivo più alto al termine di un quadriennio che ha rasentato il sublime. VOTO: 10
BILANCIO POSITIVO, MA…
Complessivamente la spedizione azzurra in terra giapponese ha raggiunto l’obiettivo medaglia, ma date le premesse la sensazione era che potesse arrivare qualcosa in più. Brucia soprattutto la medaglia sfumata di Camboni. Dispiace per il ragazzo che è certamente uno dei migliori windsurfer al mondo, ed uno dei profili su cui puntare in ottica Parigi 2024, ma va da se che nel sistema squadra olimpica qualcosa potrà essere fatto meglio. Il miglioramento degli atleti passa infatti dai progressi di un’intera federazione, dei suoi dirigenti e dei suoi allenatori. Le medaglie spesso si vincono, o si perdono, insieme.
DOV’ERA LA RAI?
Infine un pensiero va speso per la vela olimpica. Lo spettacolo che abbiamo visto in acqua a Enoshima è stato probabilmente uno dei migliori tra gli sport dell’intera olimpiade. Peccato che la Rai abbia deciso di ignorarlo quasi in toto, collegandosi, a stento, solo a ridosso delle medal degli azzurri, quando questi avevano speranza di medaglia.
Il resto del programma olimpico è stato completamente ignorato dalla televisione pubblica, mentre veniva trasmesso, tutti i giorni, da Discovery Plus. Troviamo sia stata una scelta quanto meno opinabile, sia per la collocazione geografica dell’Italia, circondata dal mare, sia per quanto detto sopra, ovvero per lo spettacolo maestoso che si è visto in acqua, nonché per le tante storie umane di questa Olimpiade.
Se la vela fatica a diventare uno sport popolare, anche in un paese come il nostro circondato da coste, è anche forse un po’ per la miopia in un’occasione come queste. Le immagini delle planate sulle onde di Enoshima, degli atleti che al trapezio o schienando producevano il loro massimo sforzo fisico, con immagini aeree alternate con quelle a bordo, è stato qualcosa da stropicciarsi gli occhi. Viva la vela olimpica, la massima e indiscussa espressione del nostro sport.
Mauro Giuffrè