Riccardo Ravagnan: “Pronto per Tokyo2020. Le mie analisi meteo al servizio della Spagna”

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Pronti, partenza, via. Sta per iniziare l’avventura di Riccardo Ravagnan, weather strategist della squadra olimpica spagnola che parteciperà agli imminenti Giochi di Tokyo2020 in Giappone, e amministratore unico di Meteomed, società specializzata in previsioni e servizi meteo per la nautica da diporto e professionale. Ravagnan, originario di Chioggia classe ’88, avrà il delicato compito di analizzare il clima del campo di regata ricostruendo le condizioni generali in cui l’atleta si ritroverà ad eseguire la sua performace. Una funzione preziosa per preparare la barca e l’equipaggiamento rispetto alle condizioni meteo marine che si incontreranno sul campo olimpico di Enoshima. Del resto, il servizio meteorologico nello sport sta diventando un supporto strategico. Un aspetto fondamentale che non viene più affidato al caso. La strategia di regata per la vela può essere determinante per conseguire un successo, soprattutto nell’alto livello, come alle Olimpiadi.

Ravagnan, quale è il suo ruolo nel team spagnolo e quale squadra seguirà?
“Il mio ruolo sarà quello del meteorologo che si interfaccerà direttamente con atleti ed allenatori della squadra spagnola. Sarò presente con loro durante le giornate dei Giochi Olimpici e seguirò tutte le classi. La Spagna si è qualificata in tutte le categorie quindi ci sarà molto lavoro. La Real Federación Española de Vela dal 2019 investe su Meteomed per assicurarsi i migliori modelli previsionali ad alta risoluzione ed un team di professionisti dedicati alla strategia: dai meteorologi ai modellisti, passando per gli sviluppatori”.

Quali sono gli obiettivi di un weather strategist?
“La comprensione delle dinamiche di gara avranno ritorno sulla tattica. Occorre conoscere le zone potenzialmente favorite e sfavorite del campo di gara. Poi non va sottovalutata la componente psicologica. Conoscere le condizioni meteo-marine che caratterizzeranno la regata riduce il bisogno di controllo dell’atleta e aumenta la sensazione di comfort nei confronti della prestazione. L’ultimo aspetto, non meno importante, è la sicurezza nella navigazione. Se conosco il comportamento del mare riesco ad abbassare il rischio di infortunio. La mia mente è consapevolmente e inconsapevolmente preparata a quello che accadrà durante la giornata”.
Si prevede un mese impegnativo per lei.
“Fortunatamente sono supportato da un team composto sia da Meteomed, per quanto riguarda i modelli matematici, sia da nPhysis, per gli strumenti di analisi utili per le fasi di briefing e debriefing”.
Come sarà organizzata a livello logistico la vostra spedizione?
“Saremo fisicamente tutti insieme dal 10 luglio e per due giorni non potremo allenarci, ma cercheremo di abituarci al jet leg. Continueremo il lavoro di acclimatazione e inizieremo a fare molti meeting tecnici con l’obiettivo di organizzare al meglio le giornate di allenamento che inizieranno il 15 luglio”.
La pandemia ha condizionato l’organizzazione. E’ così?

“Costantemente verremo aggiornati sull’evoluzione delle rigide regole relative alla riduzione del rischio di contagio da Covid-19. Oggettivamente è uno dei temi più complessi da gestire perché rende la logistica molto complessa”.
Come sta vivendo l’avvicinamento a questo appuntamento?
“Abbiamo lavorato molto in questi mesi. Gli atleti sono al top della loro preparazione e noi tecnici abbiamo raggiunto un livello di confidenza e di approfondimento che ci rende sereni nello svolgimento del nostro lavoro. Io avrò una responsabilità in questi primi giorni di allenamento: verificare che i modelli di previsione, i modelli di interpretazione e i protocolli di comunicazione siano realmente affidabili o se sarà necessario apportare modifiche in corsa”.

Quanto ha inciso la pandemia nel suo lavoro?

“Purtroppo l’anno di pandemia ha reso il mio lavoro molto complicato, dovendomi basare solo su dati e non sull’osservazione fisica. E’ pensiero comune che i dati siano oggettivi, mentre l’interpretazione no, ma la vera differenza nel risultato la fornisce la componente umana. Il mio contributo si basa sicuramente su dati, strumenti e modelli di qualità, ma soprattutto sulla capacità di interpretare quello che vedo, quello che percepisco e come riesco a comunicarlo agli atleti”.

Che cosa si aspetta dal campo di Enoshima?

“Il campo di Enoshima presenta tutte le caratteristiche per essere uno dei più difficili al mondo dal punto di vista dello stress fisico associato alle caratteristiche ambientali. Le alte temperature, l’alta percentuale di umidità e le tante variabili che influenzano l’evoluzione delle condizioni meteorologiche sono gli ostacoli principali per gli atleti. In questa baia ci aspettiamo che la corretta previsione del meteo rappresenti una percentuale fondamentale nella performance in mare, importanza superiore rispetto altri campi di gara nel mondo”.


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