Claudio Demartis: “Fare per ricominciare a Trieste”
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Con un passato di regatante di successo su derive e classi d’altura, vincitore di tre titoli mondiali, di quattro giri d’Italia e vari titoli nazionali, fondatore della veleria Olympic Sails, Claudio Demartis nella sua lunga carriera ha avuto il merito di trasferire le proprie esperienze a molti giovani velisti che grazie a questo hanno vinto e continuano a vincere in tutti campi di regata più importanti al mondo; poi, come general manager, ha fatto grande la Barcolana e altri eventi di vela di assoluto successo.
L’ultima delle sue “creazioni” è YES (acronimo di Yachting Entertainment Show), di cui vi abbiamo parlato QUI: una grande festa della vela a Trieste che avrà il suo fulcro in quattro eventi (dalle regate dei maxi ai giovanissimi degli Optimist, dalla prova costiera per tutti alla regata combinata skipper e chef), dal 14 al 18 luglio.
INTERVISTA A CLAUDIO DEMARTIS
Claudio, da dove parte l’idea di YES?
Nasce dalla voglia di fare, di inventare, dalla voglia di creare qualcosa che ci regali un po’ di normalità. Abbiamo cominciato a pensarci poco prima che iniziasse la pandemia e durante il lockdown abbiamo rimodulato e cambiato l’idea iniziale fino a che non siamo arrivati al progetto attuale di quattro regate che toccano più, o meno, tutte le tipologie di velisti e appassionati di mare. Ma YES è in divenire per diventare sempre più ricco di eventi e di opportunità per generare sport ma anche indotto economico sul territorio, coinvolgendo tutto l’alto Adriatico.
Da quanto tempo ci lavori e in quanti?
Ho riunito attorno a me da più di un anno una squadra ristretta ma altamente professionale. Siamo divisi in tre gruppi con assegnazioni dei ruoli molto precisi sulla base di un’agenda dettagliata su chi fa cosa.
Quali sono gli obbiettivi?
L’obiettivo primario e tornare a vivere, anche attraverso le regate, ma pensando anche gli altri. Infatti, al netto di quanto spenderemo nella realizzazione, YES è nato per aiutare chi ne ha bisogno o chi è in difficoltà. Ci sono molte situazioni difficili che la pandemia ha accentuato, ma l’idea di organizzare qualcosa per beneficenza era già da un po’ di tempo che mi girava in testa.
Come sono i tuoi rapporti con Barcolana?
Da parte mia buoni. Nel senso che sono molto legato alla Barcolana e credo di aver contribuito in maniera importante a farla diventare quello che è adesso, cioè uno degli eventi di vela più importanti al mondo.
Insomma, vuoi fare concorrenza a Barcolana?
Assolutamente no. Non faccio mai niente “contro”, io “faccio” perché è nel mio DNA. La Barcolana esiste da più di cinquant’anni con una reputazione ormai consolidata. Credo ci sia posto per tutti e per le idee di tutti, anzi: ben vengano progetti innovativi che creino entusiasmo e voglia di fare.
Se posso chiederlo, perché nel 2018 sei uscito di scena?
Mi chiedi qualcosa di veramente personale ma posso risponderti. È stato un periodo molto duro e lungo, come se avessi vissuto un cortocircuito. Ma mi è servito a capire meglio molte cose e oggi posso dire che è stato necessario per rendere la mia vita migliore.
E per questo credo sia arrivato il momento, non solo di generare lavoro per gli altri, ma anche semplicemente un aiuto per chi non può lavorare ed ha bisogno di un sostegno. Già nel 2019, organizzando un equipaggio completamente femminile per un maxi di 90’, c’era l’embrione di quello che oggi è il mio pensiero. Oggi si dice che i 60 anni sono i nuovi 40 ed io ho lo stesso entusiasmo e la voglia di fare di quando avevo quarant’anni e pensavo di essere invincibile.
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