Tragedia in Sardegna. Come è potuto accadere che un fisherman (le barche da pesca in stile americano) di 12 metri (Argo 1), lanciato a tutta velocità, abbia speronato in pieno giorno davanti a Portisco una barca a vela di poco meno di 10 metri (il Sea Fever), scaraventando lo skipper Alberto Filosi (69 anni, imprenditore di Legnano residente a Milano) fuoribordo, poi dilaniato e ucciso dalle eliche del motoscafo? (fonte immagine: Olbia.it)
A chiarire le dinamiche dell’incidente, con l’Argo 1 che è salito completamente sopra il Sea Fever, contribuirà certamente l’autopsia sul corpo dello skipper, che era a bordo assieme alla moglie, salva ma sotto shock. Uno dei punti da chiarire è se Filosi fosse finito in acqua già privo di sensi a seguito dell’urto o sia stato colpito dalle eliche del natante e ferito a morte quando era ancora vivo.
A bordo dell’Argo 1, c’erano quattro persone: una è Luigi Zambaiti, un habitué (anch’egli lombardo) del Golfo di Cugnana, dove possiede anche una seconda casa. Dalle prime dichiarazioni pare che l’uomo non avesse visto l’imbarcazione sulla sua rotta: in realtà il Sea Fever stava navigando a vela e, pur non essendo di grandi dimensioni, l’alberatura e le vele si sarebbero dovute vedere.
Va anche detto che le barche tipo fisherman, progettate per l’oceano, quando navigano in planata tengono la prua molto alta: proprio per questo, l’attenzione quando si naviga in acque vicino alla costa dovrebbe essere massima.
Cosa potrebbe essere successo? Barca in velocità e pilota automatico unito a una distrazione fatale? Un’imprudenza, un atto di imperizia, una distrazione o un guasto? Non è da escludersi on alcuna ipotesi, neanche quella che porterebbe ad ipotizzare il reato di omicidio colposo.
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5 Comments
Qualcuno mi aiuta a capire perché è importante stabilire se è morto in acqua o no, se è stato dilaniato prima o dopo?
Forse se fosse persino morto per attacco cardiaco dovuto allo spavento, prima di essere colpito, ci sarebbe una minor responsabilità di chi guidava il motoscafo?!
Mi auguro di no.
Sembra che l’articolista voglia quasi giustificare la condotta dello scafista: velocità, pilota auto , prua alta e il timore che possa configurarsi l’omicidio colposo . Perché non lo è?
Cambia l’accusa ovviamente per responsabilità diretta ed indiretta.
Caso 1: L’imbarcazione urta la barca a vela, lo skipper cade in acqua e muore annegato o per infarto, inseguito (già morto) viene dilaniato dalle eliche;
Caso 2: L’imbarcazione urta la barca a vela, lo skipper cade in acqua e viene dilaniato dalle eliche e muore a causa delle ferite riportate;
L’accusa nel primo caso è più lieve, nel secondo è più grave perché materialmente l’imbarcazione a motore ha causato la morte del soggetto in questione. Rimane il fatto che la barca a motore abbia causato un incidente, ma la morte del malcapitato in un caso verrebbe trattata come tragica conseguenza e non come conseguenza diretta. Il resto dipende da quanto saranno in gamba gli avvocati.
Caso 1 motoscafo 12 metri a 30 nodi colpisce il malcapitato con la prua che cade in acqua e sicuramente viene colpito dalle eliche una frazione di secondo dopo, il tempo di affogare sicuramente il poveretto non lo ha avuto, mi sembra una argomentazione assolutamente non applicabile a questo caso di responsabilità sicuramente diretta e comunque anche in caso di morte per annegamento procurato dalla caduta sarebbe comunque responsabilità diretta.