Affondamento del Le Pelican alla Tre Golfi. Cosa dice l’armatore
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Oggetto: affondamento della mia imbarcazione Le Pelican
Egregio Direttore,
ritengo doveroso intervenire personalmente nella vicenda che ha riguardato la mia imbarcazione affondata nella notte di quattro giorni or sono a causa della collisione subita da una bettolina al largo di Ventotene.
E ritengo di farlo innanzitutto per ridimensionare i contenuti di quanto pubblicato a seguito delle dichiarazioni di un membro dell’equipaggio che l’ha vissuta, e di cui ho chiesto la rimozione per due ragioni.
La prima perché contiene profonde inesattezze nella ricostruzione dei fatti, (come sulla provenienza della nave, sulle manovre eseguite ecc.) che non ritengo di elencare in questa sede stante la delicatezza della situazione ed il fatto che gli accertamenti sono tuttora in corso, ma che, voglio sottolinearlo, sono irrilevanti rispetto agli unici dati certi, e cioè che nel cuore della notte del 16 maggio scorso, al largo di Ventotene, una nave perfettamente in grado di governare, di individuare (come è accertato che effettivamente abbia individuato) per tempo mediante il radar qualunque ostacolo sulla sua rotta, e tra l’altro preventivamente avvisata dello svolgimento della regata in quelle acque mediante l’avviso del la capitaneria, ha speronato una imbarcazione di 37 piedi che stava procedendo sulla sua rotta col solo ausilio della vela.
Questi sono gli unici fatti rilevanti e incontrovertibili. Ogni altra considerazione appartiene alle comprensibili speculazioni che ingolosiscono il lettore su ciò che andava fatto, come andava fatto e sui presunti errori dell’equipaggio dell’imbarcazione (e chissà perché non della nave….).
La seconda ragione è il non appropriato tono romanzesco che ne emerge e che non rende giustizia né dei rischi all’ incolumità dell’equipaggio né della tragedia che ho vissuto io personalmente con la definitiva perdita della mia imbarcazione, come può capire qualunque lettore di questa rivista dedicata a velisti e marinai.
La ringrazio di pubblicare queste considerazioni
e Le invio cordiali saluti.
Filippo Gazzerro
L’AFFONDAMENTO: CHE COSA ERA SUCCESSO NELLA NOTTE DEL 16 MAGGIO DURANTE LA REGATA DEI TRE GOLFI
LA DICHIARAZIONE: LEGGI QUI LE DICHIARAZIONI DEL MEMBRO DELL’EQUIPAGGIO DI LE PELICAN
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5 commenti su “Affondamento del Le Pelican alla Tre Golfi. Cosa dice l’armatore”
Premesso che è giusto sia sempre lo skipper e/o l’armatore a fornire qualsiasi informazione relativa e che la doverosa inchiesta fornirà la giusta interpretazione di quanto dolorosamente (ma, per fortuna, non tragicamente) è accaduto allo yacht Le Pelican, faccio sommessamente notare che la parte 2 del Regolamento di Regata 2020-24 stabilisce chiaramente che:
“Quando una barca che naviga in base a queste regole incontra una imbarcazione che non lo sta facendo, essa dovrà rispettare le Norme Internazionali per Prevenire gli Abbordi in Mare (NIPAM) o le norme governative sul diritto di rotta. Se il bando di regata così stabilisce, le regole della Parte 2 sono sostituite dalle regole sul diritto di rotta delle NIPAM o dalle norme governative sul diritto di rotta”.
E’ la stessa fondamentale regola 14 che indica come una barca che è in regata deve comportarsi nei confronti di un’altra (anch’essa in regata) oppure nei confronti di una che in regata, recita inequivocabilmente che:
“Una barca deve evitare il contatto con un’altra barca se ragionevolmente possibile. Tuttavia, una barca con diritto di rotta, o una che naviga entro lo spazio o lo spazio alla boa cui ha diritto, non è necessario che agisca per evitare il contatto finché non è chiaro che l’altra barca non si stia tenendo discosta o dando spazio o spazio alla boa”.
E’ evidente e chiarissimo che la bettolina in questione non era in regata e non aveva mostrato alcuna intenzione di tenersi discosta rispetto allo yacht Le Pelican che, a quel punto, avrebbe dovuto esser lui a manovrare tempestivamente per evitare la collisione (anche perché sicuramente, quantunque a vela, aveva una capacità di manovra superiore a quella della bettolina) e il non averlo fatto, malgrado lo sfortunato esito della vicenda, potrebbe esporlo ad ulteriori responsabilità che è verosimile l’inchiesta farà emergere.
Le regole? Se applicate al codice stradale sarebbe come dire che i Tir hanno il diritto di investire chiunque, Le auto possono investire le moto, le moto possono investire le bici e così via. Il concetto è che le navi non danno mai la precedenza e non prendono nemmeno in considerazione che devono manovrare per impedire collisioni con barche minori che per questo avranno sempre torto. E’ la rinuncia delle barche minori al diritto di rotta nonostante le navi abbiano apparecchiature per evitarle ma non la volontà di manovrare. Quando navigo anche se ho diritto di rotta la concedo sempre alle navi, buonsenso? No mi sono arreso dinanzi al fatto che non vale la pena di cavillare poi, dopo un affondamento. Preferisco navigare. Penso che al Capitano della bettolina vadano ritirati i titoli per navigare e la società armatrice paghi la barca all’armatore della barca a vela.
Parlando ancora di Norme antiabbordaggio, non si capisce con certezza se le rotte erano convergenti nè chi provenisse da destra.
Ma, come accennava anche il Sig. Salvatore, credo anch’io sia dimostrabile che la manovrabilità di una bettolina è inferiore a quella di una barca a vela, e ciò potrebbe configurare un diritto di precedenza della nave anche a prescindere dalla sua direzione di provenienza.
Infine una cosa sull'”Avviso ai naviganti” che purtroppo non ho avuto modo di leggere. Se fosse stato del tipo “prestare attenzione” (come credo) non credo ciò avrebbe cambiato le precedenze in mare.
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Faccio tanti auguri all’armatore e al suo equipaggio, e spero di leggere presto i loro nomi collegati ai successi di una nuova imbarcazione.
La dichiarazione dell’armatore è totalemente condivisibile. Appare però prevalentemente orientata a gestire le conseguenze legali della collisione. Quello che mi risulta più difficile da comprendere è perchè l’imbarcazione a vela, una volta resasi conto del pericolo di collisione, non abbia accostato per dare comunque acqua. Il diritto di rotta infatti è sempre da subordinare alla effettuazione delle opportune manovre per evitare comunque una collisione, a prescindere dai diritti di rotta. Non appare chiaro inoltre se l’imbarcazione a vela abbia tentato di chiamare col VHF la bettolina quando si è resa conto del pericolo di collisione.