
con qualsiasi mare: parte da questi concetti la definizione di una barca Blue Water.
Blue Water, questa definizione negli ultimi anni, da quando si è diffusa sempre più la tendenza a vivere a bordo o navigare lungo, è sempre più ricorrente. Oggi un po’ tutti i cantieri hanno nelle loro produzioni qualcosa che viene identificato come Blue Water. Se volessimo fare un parallelo con il mondo dell’automobilismo i Blue Water potrebbero essere dei super suv del mare, in stile Lamborghini Urus o Maserati Levante. Ma quali sono le barche che possono vantarsi di appartenere a questa categoria e che caratteristiche devono avere?
LE MITICHE ACQUE BLU
L’espressione in inglese letteralmente significa “acqua blu” e identifica simbolicamente la navigazione d’altura. In senso più esteso e compiuto, con Blue Water nel mondo della nautica si intendono quelle barche con un livello di attrezzatura e costruzione superiore alle media, customizzabili in qualche elemento, in grado di navigare intorno al mondo, o comunque per lungo tempo, in totale sicurezza, con un livello di comfort a bordo elevato.
LUNGHEZZA E SPAZI
Per ottenere questi obiettivi la prima discriminante per definire un vero Blue Water cruiser è la lunghezza: quando parliamo di queste barche raramente possiamo guardare sotto i 40 piedi, perché verrebbe a mancare una delle caratteristiche fondamentali, ovvero spazi e vivibilità XXL. Fare un giro del mondo o navigare a lungo, magari in famiglia, significa trascorrere mesi in barca, quindi lo spazio e la qualità degli interni sono due dei criteri principali per identificare questa categoria di barche.

COSTRUZIONE E ATTREZZATURA
L’altra caratteristica importante è la costruzione e l’attrezzatura. L’alluminio era il materiale dei primi veri blue water e ancora oggi è molto in voga, ma viene utilizzato anche il carbonio o le resine più classiche, sempre con l’obiettivo di ottenere barche estremamente robuste, rigide, capaci di resistere a urti importanti contro il mare.
La barca da navigazioni in acque blu in alcune sue declinazioni può essere anche molto performante, la costruzione quindi è cruciale per realizzare un mezzo tanto robusto e sicuro tanto abile a navigare in qualsiasi condizione di vento e mare, anche nelle brezze.
L’attrezzatura, scelta sempre nei top di gamma a disposizione sul mercato, viene più che sovradimensionata rispetto ai carichi della barca, proprio per far fronte a eventuali e prolungate sollecitazioni quando si naviga per giorni con mare duro e vento forte. La scelta di attrezzatura di coperta di prima qualità è quindi un tassello imprescindibile per capire se una barca può essere inserita nel mondo dei blue water o meno.

Il Mylius 76 (m 23,40 – 25,25 con delfiniera – x 5,92) nella versione DS (Deck Saloon) con il caratteristico pozzetto ospiti, separato dalla zona di manovra, può essere considerato un esempio italiano di blue water.
GLI INTERNI
Così come per la qualità dell’attrezzatura, dentro un Blue Water non possono esserci compromessi, ogni dettaglio deve essere curato con cura artigianale e la fallegnameria non può concedersi alcuna sbavatura. Gli spazi devono essere usati in modo razionale, con grande attenzione alle zone di stivaggio. Il tutto deve farci sentire come se fossimo a casa: sicuri, comodi, protetti.
UN UNIVERSO VARIO
Ci sono barche che nascono con l’obiettivo di appartenere a questa categoria. Ci riferiamo per esempio alla maggior parte degli Hallberg Rassy, agli Swan da crociera, o a molte delle barche francesi costruite in alluminio come i Garcia o Alubat. Tre esempi di come costruzione, attrezzatura di coperta di qualità, e capacità di navigare a vela si uniscano. Ci sono poi altre barche che magari non nascono dichiaratamente con questo obiettivo ma che possono diventare dei Blue Water con alcune modifiche e migliorie. La base di partenza deve essere però quella della comodità interna. Una moderno Dufour, o altre barche di serie con simili caratteristiche, per esempio, molto comode e godibili a livello di comfort, maggiorando l’attrezzatura di coperta e studiando delle soluzioni apposite per manovre e vele, potrebbe diventare una barca con cui dedicarsi alle lunghissime navigazioni e da vivere a bordo per mesi.
Insomma il criterio Blue Water può anche essere declinato in vari modi, ci sono barche più sbilanciate verso le performance e altre con una filosofia più classica, ma tutte vogliono fare una sola cosa: navigare, navigare, navigare.
Mauro Giuffrè
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1 commento su “Si fa presto a chiamarli Blue Water”
Bene la spiegazione della definizione di ‘blue water”.
Meno bene il riferimento alle automobili. Come fa una famiglia a vivere a lungo a bordo di una Maserati/Lamborghini?
L’articolo mi ha, anche, fatto venire in mente “Zentime Atlantico” e la realizzazione del blue water di Alex Carozzo.
Marco Pellanda – Venezia