TECNICA La guida definitiva all’antivegetativa per la tua barca
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Complice la pausa forzata invernale da Covid, e l’impossibilità di raggiungere la barca nelle zone rosse, alla riapertura i cantieri di rimessaggio sono stati letteralmente presi d’assalto: quante carene da ripulire dalle incrostazioni, quanta antivegetativa da stendere in vista della stagione estiva.
Se anche voi dovete ancora fare carena, vi sarà molto utile questa “intervista alle antivegetative” che abbiamo realizzato qualche tempo fa e che contiene tutto, ma proprio tutto, quello che dovete sapere sulle vernici che impediscono il cosiddetto “biofouling”.
INTERVISTA ALLE VERNICI ANTIVEGETATIVE
Antivegetativa. Quale usare, come e perché usarla, le quantità giuste, i costi, il mercato, la sua storia, le soluzioni alternative. Sotto forma di “intervista”, abbiamo sviscerato un tema di vitale importanza per i diportisti che non vogliano ritrovarsi lo scafo martoriato da alghe e incrostazioni come quello ritratto qui sopra.
Che cosa sono le antivegetative?
Semplificando al massimo, potremmo definire le vernici antivegetative come un rivestimento atto a inibire la crescita di organismi marini (biofouling) sulla superficie immersa (opera viva) delle barche mediante il rilascio controllato di sostanze biocide. Normalmente si compongono di una o più sostanze biocide (il più diffuso è l’ossido di rame, lo stagno è stato messo fuori legge per il suo alto potere inquinante), una resina legante (tiene insieme il prodotto creando la pellicola di pittura e controllando il rilascio del biocida), un solvente (che ne permette la stesura uniforme sulla barca) e un pigmento (che ne caratterizza il colore).
Perché è vantaggioso utilizzarle?
I vantaggi derivanti dall’utilizzo di questi prodotti sono evidenti: prevenire o ridurre il fouling provocato da animali o vegetazione, garantire il minimo attrito e massimizzando la velocità e le prestazioni della barca, ridurre il consumo di carburante e impedire la penetrazione di sporcizia sotto lo strato di pittura e migliorare la protezione della carena.
Quali sono i “nemici” contro cui combattono le vernici antivegetative?
Con la parola “biofouling” si indicano generalmente tutti gli organismi che si attaccano e crescono, in maniera più o meno visibile, sotto la vostra barca. Supponiamo che la barca sia varata senza strati di antivegetativa: già nei primi secondi di immersione in acqua si forma uno strato di glicoproteine e polisaccaridi, che alterano le proprietà chimico-fisiche della superficie. Subito dopo arrivano i batteri e formano il “biofilm”, che costituirà la “base” per l’attecchimento di organismi più complessi.
Dopo poche ore si insidiano anche alghe diatomee (unicellulari) e protozoi. Nelle prime settimane arrivano organismi quali spore algali e larve animali (tra cui i cirripedi, questi si attaccano anche se la barca sta navigando a 5 nodi di velocità). Nella fase finale (tra sei mesi e un anno dopo “l’incauto varo”) avrete lo scafo tempestato di cirripedi adulti (i cosiddetti “denti di cane”), cozze, vermi e alghe (solitamente verdi nelle zone più illuminate dell’opera viva, brune in quelle più buie come in prossimità della chiglia). Una curiosità: il grande naturalista Charles Darwin studiò così a lungo i cirripedi che finì per detestarli. “Odio i cirripedi più di qualsiasi altro essere umano, più di un marinaio a bordo di una barca che naviga lentissima”.
E se tengo la barca al lago, devo ugualmente applicare l’antivegetativa?
In acque dolci, generalmente, la formazione di alghe e incrostazioni è molto più “blanda” che in mare. Molti armatori tirano in secca la barca a fine stagione e notano un leggero strato di alghe verdi che viene molto facilmente, ma è accaduto anche di trovarsi di fronte a organismi più coriacei. In ogni caso, se tenete la barca in acqua, è consigliabile trattare la carena, magari con un’antivegetativa all’acqua.
Quali sono i fattori che influenzano la crescita di organismi e incrostazioni sull’opera viva?
Sono cinque i fattori che, combinandosi, determinano la velocità di crescita del biofouling sotto la vostra barca: la temperatura dell’acqua (più è calda, più assisteremo a fenomeni di crescita), la profondità e la distanza dalla costa (all’aumentare di entrambi, gli organismi avranno più difficoltà a proliferare), la presenza di sostanze nutritive e l’esposizione alla luce del sole. A titolo esemplificativo, guardate il relitto del Titanic: si è “difeso” davvero bene in oltre 100 anni di permanenza sul fondale, nel buio e nel freddo più totali, a 3.800 metri di profondità!
Come funzionano le vernici antivegetative?
Come detto, le vernici antivegetative devono la loro efficacia alla presenza di biocidi che vengono rilasciati nell’ambiente in maniera “controllata”, in modo tale da risultare attivi solo in prossimità della barca limitando al massimo l’inquinamento. Esistono vernici “eco” (come le antivegetative all’acqua) o innovative: alcuni prodotti, ad esempio, contengono micro-particelle di carbonio in modo tale da creare una pellicola protettiva estremamente liscia, ideale per le barche da regata. Sulla base della loro composizione, le antivegetative si dividono in due grandi famiglie: autoleviganti e a matrice dura.
Inoltre possono essere monocomponenti o bicomponenti: le prime sono costituite da un unico componente e la formazione del film antivegetativo avviene per ossidazione o evaporazione del solvente: sono di facile applicazione, ma perdono di qualità nel tempo. Le bicomponenti invece sono costituite da due componenti miscibili secondo proporzioni prefissate (uno di loro in genere è il catalizzatore) La formazione della pellicola in questo caso è possibile grazie alla reazione chimica tra i due componenti, dando maggior resistenza e durata nel tempo al fattore “estetico”.
In cosa consistono sono le vernici autoleviganti e per che barche vanno bene?
Le antivegetative autoleviganti (definite anche idrosulubili o autopulenti), oltre a essere attive a livello chimico contano anche su un effetto “meccanico”: questa tipologia di pitture assorbe gradualmente l’acqua provocando una dissoluzione graduale della matrice. L’azione chimica dell’acqua e quella meccanica del movimento della barca, rigenerano ogni mano di antivegetativa stesa (la cosiddetta azione ablativa).
Il rinnovamento avviene nell’ordine dei micron, quindi non sussiste il rischio che la vernice si consumi completamente durante la stagione. Le autoleviganti non sono andate a scafi ultraveloci, ma vanno benissimo per le barche da crociera. Inoltre, proprio grazie al progressivo assottigliamento, a fine stagione, una volta alata la barca, rimuoverne gli strati avanzati con l’idropulitrice è molto più facile.
E quelle a matrice dura?
I prodotti a matrice dura, a differenza degli autoleviganti, agiscono solo chimicamente. Basate su un legante insolubile di tipo polimerico (spesso di natura acrilica o vinilica) sono molto resistenti all’abrasione, per cui rappresentano una soluzione ottimale per imbarcazioni che vengono alate e carrellate di frequente, oppure molto veloci. Generalmente, presentano costi inferiori rispetto alle vernici autoleviganti e soffrono meno le variazioni delle condizioni dell’acqua (temperatura, salinità, correnti), per cui sono adatte anche per gli amanti delle lunghe navigazioni.
Di contro il tasso di rilascio dei biocidi non è costante e le prestazioni del prodotto diminuiscono gradualmente durante la stagione. Esiste poi un terzo tipo di vernice, l’antifouling a matrice mista (o idrofila) che resiste bene ai raggi UV ed è in grado di offrire un’eccellente qualità di scorrimento, ed è indicata per gli scafi performanti.
Se avessi la barca in metallo quali antivegetative devo usare?
Gli scafi in alluminio, acciaio o ferro e in genere tutte le superfici metalliche richiedono una particolare attenzione, perché stendendo su di essi vernici contenenti biocidi metallici si potrebbero innescare processi di corrosione galvanica in grado di danneggiare seriamente lo scafo.
Proprio per questo tutti i produttori di antifouling propongono gamme di vernici espressamente dedicate alla protezione di scafi in metallo, sail drive, bulbi ed eliche: solitamente non sono a base di ossido di rame ma di materiali meno “nobili” in grado di generare minori correnti galvaniche (piritione di zinco, tiocianato di rame). Possono anche andare bene le antivegetative normali ma dovete essere sicuri che lo strato di primer (leggete qui sotto) applicato sullo scafo sia uniforme e realmente isolante.
Che cos’è il primer?
Si definiscono primer i prodotti “ancoranti” per le antivegetative: hanno importanti funzioni protettive dello scafo, sia esso in vetroresina (per impedire fenomeni osmotici) che di metallo (per proteggerlo dalla corrosione). Anche su barche in legno è buona norma utilizzare primer dedicati prima della stesa della vernice. Il primer va applicato sulla barca nuova appena uscita dal cantiere ma anche (succede spessisimo per le barche usate) qualora non siate sicuri della “compatibilità” tra il primer o l’antivegetativa applicati in precedenza e l’antivegetativa che volete applicare. Di norma i produttori di vernici antifouling forniscono tabelle di compatibilità.
Come va applicata l’antivegetativa?
Se avete deciso di effettuare voi stessi le operazioni di stesura dell’antivegetativa, inizialmente dovrete pulire a fondo la carena e le appendici per eliminare qualsiasi traccia di sabbia, grassi, catrame e precedenti mani di antivegetativa, magari ricorrendo a un’idropulitrice e a prodotti sgrassanti (che dovremo ricordarci di risciacquare!). Per facilitare l’attecchirsi del prodotto, passerete poi una veloce mano di carta abrasiva piuttosto fine (come la P180), per poi rimuovere la polvere con l’aiuto di una spazzola a setole dure. Attenzione: se in precedenza era stata applicato un prodotto autolevigante non dovrebbero esserci problemi nella sua rimozione, ma qualora vi trovaste di fronte a una vernice a matrice dura esausta, in questo caso sarà più macchinoso rimuovere bolle e scaglie.
Se lo strato accumulato durante gli anni presenta segni di deterioramento, e quindi c’è il rischio di pregiudicare la tenuta delle nuova antivegetativa, sarà opportuno rimuoverlo completamente (meccanicamente o attraverso uno verniciatore chimico) e applicare un nuovo primer. Delimitate la zona da carteggiare con dello scotch per evitare di rovinare parti della barca che non saranno ricoperte dalla vernice.
Se utilizzate uno strumento elettrico, agite con passate “leggere” e veloci senza insistere troppo su una zona rischiando di rovinare il gelcoat (alla fine dell’operazione, passate la carena con carta abrasiva a grammatura fine per non lasciare lo scafo troppo “ruvido”). Lo scafo ora è pronto: delimitate l’area di verniciatura con lo scotch (oltre che altri punti che non andranno verniciati, come eventuali anodi sacrificali) e stendete due mani di prodotto, generalmente a 2-3 di distanza l’una dall’altra.
Una mano aggiuntiva, di consuetudine, va applicata nei punti “caldi” quali la linea di galleggiamento, la pala del timone e il piede poppiero. Per preservare le eliche, esistono prodotti specifici (come ad esempio alcune antivegetative spray). tutti i produttori di antifouling propongono gamme di vernici espressamente dedicate alla protezione di scafi in metallo, sail drive, bulbi ed eliche. Non dimenticate di utilizzare i guanti (obbligatori per legge) e una mascherina protettiva, inoltre sotto la barca in secca dovrete apporre un telo di nylon per preservare l’ambiente.
Evitate l’applicazione in condizioni avverse come vento forte, sotto la luce diretta o fonti di calore (specialmente a mezzogiorno in estate), a basse temperature, con elevata umidità o pioggia. Per l’applicazione, potete utilizzare un rullo a pelo medio-corto: per piccole aree o ritocchi, potrete usare un pennello ma deve essere resistente ai solventi. È importante utilizzare un pennello di buona qualità in modo tale che le sue fibre non vengano disperse sulla pellicola del prodotto applicato. L’applicazione mediante spray, invece, è un’operazione che solitamente compiono i professionisti.
Quanta bisogna applicarne?
Esiste una formula abbastanza precisa per calcolare la quantità di antivegetativa che vi servirà in base alle dimensioni dello scafo, ovvero superficie verniciabile diviso la resa. Per determinare la superficie verniciabile dovremo compiere una semplice operazione matematica: [A x (B+2C)] x 0,5 dove A è la lunghezza al galleggiamento, B il baglio massimo e C il pescaggio; 0,5 è il coefficiente di curvatura dello scafo generico per le barche a vela con chiglia standard (0,75 per barche a chiglia lunga). Ottenuto il valore della superficie verniciabile, dovremo calcolare l’effettiva quantità di antivegetativa in base alla resa della stessa. La resa, mediamente, è di 10 mq per ogni litro di prodotto (comunque è indicata su ogni confezione).
Meglio fare un esempio: prendiamo un cruiser di 12 metri diffuso sul mercato, come l’Oceanis 40 (10,35 m al galleggiamento, largo 4,37 e con 1,90 di pescaggio). Calcoliamo la superficie verniciabile: [10,35 x (4,37+3,80)] x 0,5 = 42,27 mq. Ora dividiamo per la resa e otterremo i litri necessari, 4,22. Moltiplichiamo infine il risultato per due dato che, generalmente, vanno applicate sullo scafo due mani di vernice e sapremo che un Oceanis 40 avrà bisogno di 8,44 litri di antivegetativa.
Se mi rivolgo a un professionista per l’applicazione dell’antivegetativa (scelta consigliata), quanto mi costa il lavoro completo?
Generalmente, per una barca di 12 metri, i prezzi (solamente relativi al rifacimento della carena) oscillano a seconda delle zone, ma indicativamente saremo tra i 1.400 e i 2.000 euro per alaggio, varo, movimentazioni, posa delle tacche, lavaggio, abrasivatura, applicazione di due mani di antivegetativa, sosta a terra per la durata dei lavori.
Qual è la storia delle antivegetative?
Le prime soluzioni per proteggere l’opera viva delle imbarcazioni affondano le loro radici nella storia: già nel 412 a.C., in un papiro in aramaico riguardante la riparazione delle barche, si accenna a una “mistura di zolfo e arsenico” che, se applicata sul fondo della barca, la fa scivolare veloce sull’acqua.
Nel terzo secolo a.C. i greci utilizzavano catrame e cerca per ricoprire le carene delle loro navi, ma è tra il 1200 e il ’400 che si diffonde l’utilizzo di oli, resine e grasso animale. L’ammiraglio cinese Zheng He (1371 – 1434) aveva fatto rivestire le sue giunche di calce mescolata a oli velenosi per impedire il proliferare di vermi. Anche Cristoforo Colombo aveva fatto ricoprire gli scafi con un mix di catrame e grasso animale per scongiurare la formazione di incrostazioni: il navigatore raccomandava che i velieri fossero poi inclinati su una spiaggia comoda periodicamente per la nuova stesa del composto.
Nel XVI° secolo, la principale forma di protezione per le navi in legno era una guaina rame o una miscela contenente zolfo e arsenico. La copertura con il rame venne abbandonata poi con la comparsa degli scafi in ferro. Nel 1625 William Beale fu il primo a presentare un brevetto per una vernice contenente polvere di ferro, rame e cemento, mentre 45 anni più tardi Philip Howard e Frances Watson brevettarono una vernice di catrame, resina e cera d’api. Verso la fine del XVIII° secolo fu la volta di William Murdock, che brevettò una vernice miscelata con solfuro di ferro e zinco in polvere, utilizzando l’arsenico come antivegetativo.
Ma è l’800 il vero “secolo delle antivegetative”, con oltre 300 brevetti registrati al 1870: allora come oggi, il principio di base della maggior parte delle vernici antivegetative era utilizzare uno o più biocidi per scoraggiare l’insediamento di organismi incrostanti attraverso un meccanismo di rilascio (che poi diventerà “a contatto” nella seconda metà del ’900).
Esistono alternative alle antivegetative?
Specialmente negli ultimi anni, si è assistito a un proliferare di soluzioni alternative alle vernici antivegetative tradizionali, “accusate” (spesso a torto) di essere inquinanti e costose (visto che, in media, vanno stese una volta all’anno). Una consiste nel wrapping dell’opera viva: una serie di film adesivi e antivegetativi. I vantaggi, in teoria sono molteplici: rispetto alla vernice, i cui effetti vengono meno con il tempo, la pellicola autoadesiva è più efficace, causa meno attrito e non inquina. Certo non è un lavoro che potrete eseguire da soli, ci vuole un professionista e i costi non sono bassi.
Poi esiste la possibilità (dopo aver carteggiato lo scafo fino al guscio), di dare più mani di resina mischiata con della polvere di rame, biocida per eccellenza. In teoria la longevità del trattamento e la scorrevolezza dello scafo sono garantite: lo svantaggio consiste nell’estrema difficoltà di carteggiare e ritornare al guscio originale se si dovesse ripetere l’operazione. Se non volete utilizzare prodotti antivegetativi, potete affidarvi alla pulizia su rulli in stile autolavaggio: un sistema per ora non molto diffuso, che peraltro non può funzionare per le imbarcazioni con doppio timone o bichiglia.
Oppure potete, quando la barca è all’ormeggio (se avete un sistema di chiglia sollevabile), installare una superficie protettiva che, tenendo l’opera viva al buio, limita la colonizzazione di organismi. Come si può facilmente intuire, si tratta di soluzioni non “universali”: le tradizionali antivegetative hanno la forza di essere efficaci su qualsiasi genere di scafo.
Poi c’è una soluzione interessante che sta venendo testata proprio in questo periodo da Boero: un sistema “ibrido” fatto di vernice senza biocidi unita a sessioni di robot pulisci-carena periodiche
Infine, ricordiamo i sistemi agli ultrasuoni, che emettono frequenze da un trasduttore direttamente immerso in acqua impedendo lo svilupparsi di incrostazioni e alghe quando la barca è all’ormeggio.
Quali sono i principali produttori di antivegetative?
Qua sotto trovate un elenco dei principali produttori internazionali di vernici antivegetative.
JOTUN
Tra i tanti prodotti il colosso norvegese propone la vernice autolevigante NonStop Supreme, antivegetativa autolevigante di alta qualità basata sulla tecnologia Hydractive (TM) che fornisce un’eccellente protezione dal fouling, riducendo l’attrito dello scafo e la perdita di velocità. La vernice Racing invece è a matrice dura e conferisce una superficie dura, liscia e lucidabile. Interessante soluzione anche Aqualine Optima, vernice spray per proteggere motori e componenti metalliche immerse. www.jotun.it
VENEZIANI
Tanti sono i prodotti offerti da Veneziani, tra antivegetative a matrice dura, autolevigante e bicomponente Famosissima la Raffaello, molto particolare ed ecologica è la Seventy, una vernice all’acqua per soddisfare le più recenti e severe normative in maniera ambientale. Protegge lo scafo dalle alghe e da tutti i tipi di fauna marina di acqua dolce e salata. www.venezianiyachting.com
BOERO YACHTCOATINGS
Boero YachtCoatings realizza prodotti vernicianti di alta qualità per qualsiasi impiego in ambito nautico ed è, da decenni, un riferimento per il mercato italiano ed internazionale, soddisfacendo al meglio le richieste del diportista appassionato così come quelle del professionista coinvolto nella realizzazione di ambiziosi yachts e superyacht.
Tra i suoi prodotti di punta offre Magellan 630, antivegetativa con innovativa tecnologia SPC che garantisce un film estremamente scorrevole e completamente autolevigante con rilascio costante, performance di altissima qualità e una protezione ottimale fino a 36 mesi. Questa antivegetativa utilizza biocidi già in linea con il futuro regolamento BPR (European Biocide Product Regulation) ed è stata scelta da Giovanni Soldini e il team Maserati per il multiscafo Multi 70. www.boeroyachtcoatings.com
INTERNATIONAL PAINT
International è leader europeo nella fornitura di pitture per per la nautica che aiutano a proteggere, abbellire e migliorare le prestazioni di tutti i tipi di barche. Tra i suoi prodotti di punta c’è l’antivegetativa premium multistagionale con innovativa tecnologia brevettata Micron “Water Activated Matrix” per un minimo impatto ambientale. Ultra 300 prevede invece una formulazione a matrice dura per aree ad alta densità biologica. http://www.yachtpaint.com/ita/diy/default.aspx
STOPPANI
Dal 2007 il marchio storico Stoppani fa parte del gruppo Lechler: tra le sue antivegetative autoleviganti particolarmente indicata per le barche a vela è la Sibelius Active. Tra quelle a matrice dura, Sibelius Light Endurance è la vernice antivegetativa universale, estremamente duttile ed efficace. www.lechler.eu
CECCHI
Tra le vernici autoleviganti, Cecchi propone la Nautilus Self Polishing ideale per chi desideri sempre superfici più che scorrevoli. Esente da sali metallici, va bene anche per scafi in alluminio e leghe leggere. La vernice riduce il proprio spessore durante la stagione e una volta che si tira la barca in secco sarà sufficiente un leggero lavaggio e una nuova applicazione. www.cecchi.it
Gli altri produttori principali
HEMPEL – www.hempel.it
MARLIN – www.marlinpaint.com
SEAJET ITALIA – www.seajetitalia.it
SEALINE – www.sea-line.eu
a cura di Eugenio Ruocco
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