SailGp: luci ed ombre di un weekend ad alta tensione

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La collisione tra Team Japan, al timone Nathan Outteridge, e gli americani con al timone James Spithill

Weekend di regate scoppiettante al Sail Gp, con la prima tappa della stagione che si è svolta a Bermuda. A tenere banco è ovviamente la bruttissima collisione tra Team Japan, in equipaggio anche Checco Bruni, e Team USA, occorsa nell’ultima giornata di regate che poteva costare molto caro ai velisti coinvolti. Non è l’unica criticità emersa dalla due giorni di regate, al netto di uno spettacolo sull’acqua che è stato interessante, soprattutto per il pubblico generalista.

Sul banco degli imputati probabilmente finiscono gli F50 con cui si corre il SailGp, i catamarani della Coppa America 2017 che soffrono obiettivamente il confronto con gli AC 75 della Coppa America 36. La manovrabilità di questi catamarani lascia un pò a desiderare nel contesto di una regata di flotta che si disputa in un campo stretto dai confini, e negli incroci ravvicinati questo problema viene amplificato. A ogni incrocio di bolina con vento forte c’è stata spesso la sensazione che qualcosa potesse andare storto, con gli F50 che hanno bisogno di un certo spazio di manovra per virare e ripartire. Sulla collisione tra Japan e Usa (nel video sotto a partire dal minuto 19), al timone Nathan Outteridge e James Spithill, pesa ovviamente molto anche l’errore umano, ma certo i tempi e gli spazi di virata del mezzo non aiutano e gestire con serenità queste situazioni tirate.

Errore che si ripete, quasi tragicomico, quando gli americani e Spithill, dopo avere disincastrato i catamarani dopo la collisione, scuffiano a bassa velocità dopo essere stati raggiunti da una raffica. Del resto per questi velisti, pur essendo alcuni tra i migliori al mondo, il SailGp è solo uno dei tanti circuiti professionistici a cui partecipano. Prima dell’inizio dell’evento svolgono pochi giorni di allenamento e poi subito a regatare, ma su mezzi foiling così complessi è tutt’altro che semplice. Poi trascorrono settimane o mesi di pausa magari prima di tornare nuovamente a bordo di questi mezzi per un altra immersione intensiva e due giorni di show in mare.

Tatticamente la partenza al traverso continua a essere qualcosa che somiglia più a una corsa di automobili che a una regata, e la tendenza a regatare da confine a confine, pur con delle eccezioni, conferma che la formula della regata di flotta per queste barche se da un lato è spettacolare per gli incroci ravvicinati e la possibilità dell’imprevisto dietro l’angolo, da un punto di vista velico non dice molto.

I lati d’ombra del SailGp continuano insomma a essere diversi ma in acqua lo spettacolo c’è stato e questo alla fine conta. Per la cronaca ha vinto Ben Ainslie con GBR, secondi gli australiani guidati da Tom Slingsby, terzi i francesi con Billie Besson. Tra medaglie olimpiche e mondiali, in svariate classi, sul podio si conferma la regola che alla fine vincono quelli forti comunque, qualsiasi siano i mezzi. E se i velisti sono forti lo spettacolo in acqua lo danno anche con la partenza al traverso, anche con le velocità espresse in chilometri orari invece che in nodi, anche con un mezzo che fatica a virare. C’è da chiedersi se è più uno spettacolo per il pubblico generalista alla ricerca del “numero da circo” o per quello dei velisti.

Mauro Giuffrè


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