Quel pezzo dei foil di New Zealand che disturba i sogni dei progettisti di Luna Rossa

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Uno degli ospiti più illustri de Il Giornale della Coppa, Luca Bassani, in una delle puntate del nostro programma ci aveva raccontato una cosa che ci aveva un po’ insospettito. Ci aveva riferito questo: “Ho parlato con Mario Caponnetto (il “mago” della fluidodinamica su Luna Rossa n.d.r.) e mi ha riferito di un componente nel piede del foil di Team New Zealand che sembra essere molto interessante perché sono riusciti a realizzare un profilo molto sottile”.

LA RISPOSTA NELLE FOTO

La cosa ci ha incuriosito, e allora siamo andati a farci un po’ di ingrandimenti delle foto che abbiamo a disposizione per cercare di capire quale fosse questo componente misterioso. Non sappiamo se la nostra ricerca ha individuato la parte corretta, ma in effetti esaminando con attenzione le foto di Team New Zealand e Luna Rossa qualcosa si scorge e non stiamo parlando della forma dei foil.

Le appendici sono composte dal braccio, che ha quella forma vagamente a S, e dalla parte finale, di colore diverso, che può essere a T o a Y. Il segreto dei kiwi, a parte i loro foil a T di cui parleremo prossimamente, potrebbe essere nella parte alta del pezzo finale dell’appendice, appena sopra le due ali. Andiamo a vedere nel dettaglio di cosa si tratta con una sequenza di foto.

I DETTAGLI

Il pezzo in oggetto è la parte colorata di nero dell’appendice che sta tra il braccio (in giallo) e le ali orizzontali. Nelle immagini successive il dettaglio e il confronto.
Sulla barca kiwi il corrispondente è anche qui di colore nero, tra il grigio del braccio e le alette finali.
Si nota come il foil di Team New Zealand abbia una rastrematura abbastanza evidente poco prima dell’attacco del bulbetto e delle ali, si vede il profilo che si assottiglia in maniera inequivocabile, parte con una determinata sezione e termina con una più stretta dove si vanno ad attaccare bulbo e ali.
La stessa cosa non si può osservare su Luna Rossa, dove il profilo della stessa porzione di appendice è nettamente più tozzo e non si assottiglia, sembra essere costante.

Si tratta di una differenza non da poco, considerato che questa è una parte immersa importante dell’appendice. Ovviamente avere realizzato un profilo rastremato fa si che in acqua venga generata meno resistenza idrodinamica, che unito a delle ali abbastanza più strette e magre di quelle di Luna Rossa spiega perché i rumors da Auckland descrivano Team New Zealand così veloce. Quanto più veloce e in che condizioni? Quantificare la differenza senza conoscere i dettagli delle misure è impossibile, possiamo ipotizzare che queste forme diventino molto efficaci nel vento forte quando la barca riesce a volare molto stabilmente e a quel punto meno attriti ci sono e più veloce sarà. Al contrario con vento debole, le forme molto magre possono essere sinonimo di instabilità, con le appendici che probabilmente faranno diventare la barca dei kiwi un po’ più ballerina. Le forme più piene delle appendici di Luna Rossa sotto i 12-13 nodi invece garantiscono quel controllo preciso e quella pulizia nel foiling che la barca italiana ha mostrato a lungo nella finale contro Ineos. Luna Rossa però dovrebbe scendere in acqua in questi giorni con alcuni componenti nuovi, si parla infatti di un nuovo setup della barca pensato apposta per la finale.

Quale delle due soluzioni si rivelerà più azzeccata? 

Mauro Giuffrè


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3 commenti su “Quel pezzo dei foil di New Zealand che disturba i sogni dei progettisti di Luna Rossa”

  1. Qui si sta parlando di piccole differenze, ma in fondo così non è. Quante volte a un campionato del mondo di sci, il secondo arriva tale per 5 centesimi di secondo….. e non è meno bravo del primo…. La tecnologia oggi è diventata pressappoco aliena. Scusate il blasfemo tentativo di parallelismo tra due cose così diverse, ma l’importanza di questa differenza nello spessore del supporto del T dei foil si potrebbe identificare con l’esempio che segue….. Trainiamo con una barca a motore due oggetti diversi seppur di pari peso ad una medesima velocità, diciamo 5 nodi. Prima trainiamo una cassapanca, poi trainiamo un comodino, ovviamente stiamo trascinando due zavorre, due paracadute, però, è indubbio che il comodino opporrà molta meno resistenza. Questa è la teoria del metodo empirico che uso quando progetto qualcosa di tecnico per enfatizzare le relative differenze che mi aiuta solitamente a capire meglio la potenza dei materiali da realizzare. Tornando alla radice del supporto del foil, i Neozelandesi hanno un comodino, Luna Rossa una cassapanca per cui speriamo che i nostri ingegneri nautici capiscano questo e corrano ai ripari sennò….. o avremo tanta fortuna o…. gnà famo…..

  2. Giuseppe De Marte

    La via maestra quando non si arriva con i conti o con le ipotesi e quella di sperimentare profili, flussi dinamici ed effetti sulle prestazioni delle vele, dello scafo, della distribuzione dei pesi, dei carichi e dei foil.
    Per questo sono utilizzate da anni le gallerie del vento e per questo in formula 1 vincono i progettisti inglesi.
    Comunque Luna Rossa ha dimostrato di non essere inferiore a nessuno.

  3. Ha ragione l’Ing. Caponnetto ad essere preoccupato.
    Possiamo solo sperare che a vincere siano gli uomini e non il mezzo tecnico, augurandoci che gli uomini migliori siano i nostri.
    Se così non sarà mi dispiace ma vorrà dire che in questo campo non abbiamo ancora idee e cultura sufficiente.
    Non lo considererei dequalificante.
    Noi restiamo imbattibili nel produrre il bello che piace e uno stile di vita che non ha uguali.
    Questo fa PIL sicuro, il resto chi sa se si, e chissà se dura.

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